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Francia, disoccupazione al record dal 1999: superata la soglia del 10%

Secondo i dati trimestrali pubblicati dall’Insee, considerando i territori d’Oltremare il tasso di disoccupazione transalpino tocca il 10,2%, al primato da 13 anni – Sono oltre 3 milioni i francesi senza lavoro – I più colpiti? I giovani maschi: quasi uno su quattro non ha un impiego.

Francia, disoccupazione al record dal 1999: superata la soglia del 10%

Ritorno indietro di 13 anni per la Francia. A Parigi e dintorni infatti il tasso di disoccupazione è tornato alto come lo era stato solo nel 1999, raggiungendo nel secondo trimestre del 2012 il 9,7% della popolazione attiva, in ulteriore crescita di 0,1 punti percentuali rispetto ai mesi precedenti e di 0,6 su base annua.

La soglia del 10% è ormai vicinissima, e anzi considerando i territori d’Oltremare è già raggiunta e superata: 10,2%. In ogni caso, qualsiasi dei due dati si prenda in considerazione, secondo l’Insee (l’istituto di statistica francese) è il record assoluto da 13 anni a questa parte. Dopo quel picco del ‘99, la disoccupazione in Francia precipitò all’8% nel 2002, salvo poi tornare a crescere progressivamente fino al 9,5% del 2006. Poco prima dell’inizio della crisi internazionale, nel 2008, il tasso viaggiava però ai minini storici, intorno al 7,5%. Da due anni a questa parte è invece vicinissimo, se non oltre, a quota 10%.

Secondo l’Insee nel secondo trimestre di quest’anno sono dunque 2,8 milioni i francesi che hanno ufficialmente fatto richiesta per un lavoro, anche se lo stesso istituto riconosce che in tutto i cittadini senza impiego dovrebbero aggirarsi intorno ai 3,5 milioni.

A preoccupare è soprattutto la disoccupazione giovanile, cresciuta nel periodo in esame di 0,3 punti percentuali per salire così al 22,7%, mentre la fascia di età 25-49 anni ha registrato un aumento più lieve (0,1%) per attestarsi al 9%. In particolare sono i giovani maschi i più toccati dalla crisi del mercato del lavoro: il loro tasso cresce del 2% su base annua e arriva a toccare il 23,5%. La spiegazione sta nel fatto che gli uomini lavorano maggiormente nel settore industriale, uno dei più toccati dalla recessione.

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