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Fondi pensione, Senato: “Niente aumento tasse nel 2014, va applicato dal 2015”

Secondo la commissione Finanze di Palazzo Madama la misura “rischia di essere penalizzante” per chi ha già aderito a questi strumenti di previdenza complementare – Inoltre, partendo dal 2014, il rincaro “è effettuato in deroga al principio di irretroattività delle norme tributarie”.

L’aumento delle tasse sui fondi pensione previsto dalla legge di Stabilità “rischia di essere penalizzante” per chi ha già aderito a questi strumenti di previdenza complementare. Inoltre, partendo dal 2014, “è effettuato in deroga al principio di irretroattività delle norme tributarie”, perciò sarebbe consigliabile “applicare l’incremento alla sottoscrizione dei fondi previdenziali a partire dall’anno di imposta 2015”. E’ quanto scrive la commissione Finanze del Senato nel parere sulla manovra, che è favorevole ma contiene alcune osservazioni. 

Nel rapporto, la Commissione invita anche a sopprimere la previsione che decurta la quota di utili percepiti dagli enti non profit che non è soggetta a tassazione, perché “rischia di erodere fortemente le risorse a disposizione di tali enti, con particolare riferimento alle fondazioni bancarie”. In alternativa allo stop si chiede di applicare la misura agli utili messi in distribuzione dal 1 gennaio 2015.

Ad oggi il Ddl Stabilità prevede di alzare l’imposta sostitutiva sui redditi dei fondi pensione dall’11,5 al 20%. L’incremento sarà considerato valido dal primo gennaio 2014, anche se per i riscatti avvenuti quest’anno basterà quanto già versato. Si tratta di una delle misure più controverse dell’intera finanziaria, al punto che ormai da settimane il Governo è alla ricerca delle coperture per modificarla o stralciarla dal testo. Intanto, le voci di protesta si moltiplicano. 

Assofondipensione, l’associazione, che riunisce Confindustria, Confcommercio, Confservizi, Confcooperative, Legacoop, Agci, Cgil, Cisl, Uil e Ugl e che rappresenta oltre due milioni di lavoratori iscritti ai fondi di categoria, ha già fatto sapere di voler portare “la questione al vaglio dei giudici nazionali e delle Corti comunitarie, anche per contrastare la retroattività dell’aumento della tassazione sui fondi pensione. Un’imposizione ritenuta uno sfregio alla tutela dell’affidamento del cittadino perché in deroga all’articolo 3 dello Statuto del contribuente e ai principi generali dell’ordinamento giuridico”.

In generale, la misura “dà luogo a un’evidente penalizzazione della scelta previdenziale”, aveva detto a inizio novembre in audizione alla Camera Aldo Minucci, presidente dell’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici, sottolineando che in questo modo il Governo sconfessa “il patto all’epoca stipulato dallo Stato con i lavoratori e i cittadini che hanno scelto di aderire a tali forme pensionistiche anche sulla base delle campagne istituzionali di sensibilizzazione e delle incentivazioni fiscali riconosciute che verrebbero ora ridimensionate in maniera significativa”.

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