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Fondi azionari, sorpresa italiana nella sfida con i benchmark

Un report di S&P Dow Jones Indices analizza l’andamento dei fondi a gestione attiva in confronto a quello dei rispettivi benchmark. Nella categoria Europe Equity solo su un orizzonte temporale di un anno la maggioranza dei fondi batte l’indice che invece fa meglio a tre, cinque e dieci anni. Ma la categoria Italy Equity riserva sorprese.

Gestori versus Etf. Gestione attiva versus gestione passiva. La disfida, mai finita, è ancora più attuale in momenti di volatilità dei mercati dove i gestori hanno più che mai l’opportunità di mettere in mostra la propria abilità. E battere l’indice. Un report appena pubblicato dal colosso degli indici S&P Dow Jones Indices (gruppo McGraw Hill Financial), che dal 2002 pubblica l’indice Spiva (S&P Indices Versus Active Funds), fa il punto sullo stato dell’arte sui fondi azionari Europa e prova ad analizzare in quali segmenti di mercato una strategia potrebbe funzionare meglio dell’altra. La prima sorpresa è che i fondi di equity Italia fanno meglio del resto d’Europa. 

EQUITY EUROPA, SUL LUNGO PERIODO INDICE BATTE FONDI

L’indice Spiva Europe Scorecard, l’indice focalizzato sul mercato europeo, misura la performance dei fondi azionari europei a gestione attiva denominati in euro, in sterline britanniche e in altre valute locali confrontandola con la performance dei rispettivi indici su un orizzonte di 1, 3, 5 e 10 anni. E da poco include anche la fotografia sulla categoria Italy Equity Il range delle categorie di fondi coperti dall’indice è stato infatti recentemente ampliato includendo i fondi azionari domestici Italia, Olanda, Polonia, Spagna, Svizzera e Nord Europa.

La prima indicazione che arriva dal report è che la maggioranza dei fondi Europe Equity gestiti attivamente (il 68%) ha fatto meglio dell’indice di riferimento (S&P Europe 350) nell’orizzonte temporale di un anno, quindi il 2015 (l’analisi si ferma a fine 2015). Per S&P non si tratta, però, di un dato soddisfacente alla luce dell’alta volatilità sperimentata dai mercati nell’ultimo anno, legata soprattutto alle deboli prospettive della crescita cinese, al declino dei prezzi dell’energia e alle politiche divergenti delle banche centrali. Tutte situazioni che in genere rappresentano, spiega S&P, le condizioni ideali in cui i manager attivi possono fare meglio del benchmark. L’analisi poi prosegue ampliando l’orizzonte temporale di riferimento. In questo caso la situazione cambia: ad aver fatto meglio dell’indice è la minoranza dei fondi. In particolare, negli ultimi tre anni è meno del 40%, in cinque anni meno del 20% e in dieci anni meno del 15%. Il focus sui fondi di categoria Italy Equity riserva però una sorpresa. 

EQUITY ITALIA MEGLIO DI EUROPA
MA ANCHE DI USA E CINA

La prima informazione che emerge è che il dato annuale dei fondi Italy Equity è allineato a quello Europe Equity (il 68% circa dei fondi attivi ha fatto meglio dell’indice). Confrontandolo con il dettaglio delle altre aree su un orizzonte temporale di un anno, si scopre poi che i fondi Italy Equity (vedi tabella) fanno meglio di quasi tutti gli altri, eccezion fatta per la Spagna dove a battere l’indice sono circa il 76% dei fondi. Analizzando le percentuali esposte in tabella, ossia la percentuale di fondi che non è riuscita a battere l’indice, si vede che, tra i fondi denominati in euro, la Spagna registra il dato più basso in assoluto al 24,05%, seguita dall’Italia (31,91%), poi dall’Europe Equity (31,94%) e dai Paesi Bassi (36,36%).

Non solo. Quando l’attenzione si sposta sul bilancio degli ultimi tre anni e cinque, i fondi categoria Italy Equity non solo si difendono bene nei confronti dell’indice ma sono i migliori di tutti gli altri. 

Su tre anni, infatti, a fare meglio dell’indice (per l’Italia è l’S&P Italy Bmi) è ancora la maggioranza dei fondi, il 60%. La tabella indica infatti che il 40% dei fondi è stato “superato” dal benchmark, percentuale più bassa tra quelle dei vari Paesi. In questo caso la Spagna registra un 67,07% (quindi la maggioranza dei fondi ha fatto peggio del benchmark) e il Paesi Bassi addirittura il 93,33%. 

Per chiudere il match sulla sostanziale parità tra gestione attiva e passiva bisogna invece spostarsi a cinque anni quando il 48% circa dei fondi Italy Equity ha fatto meglio dell’indice a fronte di un 52% circa che è stato “surclassato”. Ma anche qui si tratta, come anticipato, del dato migliore di tutto lo spaccato per categorie di fondi denominati in euro.

Solo a dieci anni, infine, il rapporto di forza tra gestione attiva e passiva si inverte: il 72,5% dei fondi Italy Equity fa peggio del benchmark di riferimento. Ciò significa che solo il 27,5% circa dei fondi a gestione attiva è riuscita a fare meglio della gestione passiva. Ma anche qui il dato è il migliore nel confronto fra categorie.

Non c’è partita, infine, se si guarda ai valori delle categorie Emerging Markets Equity e U.S Equity. Su tutto l’orizzonte temporale considerato da S&P (1,3,5 e 10 anni) entrambe sono stati sempre largamente “superati” dai benchmark (rispettivamente S&P/IFCI e S&P500). Nel primo caso, Emerging Markets Equity, su un orizzonte temporale di un anno il 74% circa dei fondi è stato battuto dall’indice, per poi salire a 82% (a tre anni ), 89% (a cinque anni) e a 97% (a dieci anni). Nel secondo caso, U.S Equity, a un anno l’83% dei fondi è stato battuto dal benchmark, per poi salire costantemente anche in questo caso al 93% (a tre anni), al 97% (a cinque anni) e a quasi il 99% (a dieci anni).

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