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Finanziamenti, dopo gli scandali i partiti accelerano sulla riforma

Entra nel vivo, dopo gli scandali di Lega e Margherita, il tema caldo dei finanziamenti ai partiti – Nella giornata di ieri Alfano, Bersani e Casini si sono accordati per presentare le norme più urgenti, da presentare agli altri gruppi – La nuova legge dovrebbe assicurare una maggiore trasparenza.

Finanziamenti, dopo gli scandali i partiti accelerano sulla riforma

Si direbbe che non tutti gli scandali vengano per nuocere. Da alcuni si può anche imparare e, in qualche modo, ripartire. I casi di Lusi e della Lega erano una domanda aperta rimasta a mezz’aria, sul tema dei finanziamenti pubblici, che non attendeva altro che la sua doverosa risposta, dalla viva voce dei partiti.

E la risposta è arrivata, abbastanza prontamente, con l’accelerata decisa dai leader di Pdl, Pd e Udc. Alfano, Bersani e Casini, infatti, si sarebbero sentiti nella giornata di ieri, in quella che per la stampa è già diventata la “telefonata di pasquetta”, giungendo alla decisione di allertare i propri rappresentanti al fine di predisporre, già domani, la prime norme sui finanziamenti da presentare, poi, nella giornata di giovedì agli altri partiti.

Stando al comunicato diffuso dal Pdl ci sarebbe anche l’intenzione di dare la massima priorità a questi procedimenti, assicurandosi di valutare e conseguentemente selezionare l’iter più adatto per giungere ad una rapida conclusione.

I principali punti della nuova legge dovrebbero essere: certificazione dei bilanci da parte di un revisore esterno, un maggiore controllo da parte della corte dei Conti, l’obbligo della pubblicazione sul web dei resoconti finanziari dei partiti e l’abbassamento della soglia per le donazioni anonime.

Ad essere toccata, dunque, non sarebbe l’entità dei finanziamenti, né men che meno la loro legittima esistenza (altrimenti la politica rischierebbe di ridursi ad un gioco populista tra miliardari e, visti i recenti risultati, non sembrerebbe il caso) quanto la loro trasparenza, implementando e irrigidendo le forme di controllo sulla spesa.

È auspicabile, inoltre, che la dicitura “rimborsi elettorali”, un vizio di forma ipocrita o disonesto a seconda dei giorni, venga sostituita al più presto, e resa anch’essa più trasparente.

La politica, dunque, travolta dai suoi stessi scandali e schiacciata tra un incudine e un martello antipolitici (le spinte diverse ma convergenti di chi vorrebbe cancellare i partiti e di chi vorrebbe lasciare tutto in mano ai tecnici) ha reagito in maniera tempestiva, compattandosi prima che “la gente”, secondo la colorita espressione di Frattini, “arrivi sotto al Palazzo coi forconi”.

Di fronte a questa duplice minaccia e ai sempre più numerosi moniti sulla loro imminente fine, i partiti hanno trovato, quindi, un’insolita comunione d’intenti, come si può leggere nelle dichiarazioni, magari un tantinello troppo virginali vista la situazione e la paternità della legge corrente, dei loro leader che hanno auspicato in blocco una rapida e felice risoluzione della questione. Le uniche voci che non si sono unite al coro sono state quelle della Lega e della Margherita, rimaste pudicamente silenti.

Non tutti gli scandali vengono per nuocere, verrebbe da dire. Prima di dirlo a voce alta, però, bisogna stare a guardare quello che succederà nei prossimi giorni, e sperare che la riforma non sia solo una riformetta, ma qualcosa di più profondo e duraturo di un brodino caldo dato in pasto all’opinione pubblica, un passo deciso in una direzione differente.

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