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Famiglie Usa, i conti finanziari iniziano a tornare

A giugno scorso le attività finanziarie erano pari a 61,8 trilioni di dollari (il livello più alto mai registrato), il valore delle proprietà immobiliari ammontava a 18,6 trilioni (+12% a/a), mentre da due anni le passività sono ferme intorno ai 13,5 trilioni – Ma l’evoluzione dei redditi è debole e il tasso di disoccupazione scende molto lentamente.

Famiglie Usa, i conti finanziari iniziano a tornare

Gli ultimi indicatori relativi alla situazione patrimoniale delle famiglie statunitensi segnalano un’evoluzione favorevole, con valori che in alcuni casi risultano migliori rispetto al periodo pre-crisi. A giugno scorso le attività finanziarie erano pari a $61,8 trilioni (il livello più alto mai registrato), il valore delle proprietà immobiliari ammontava a $18,6 tr. (+12% a/a), mentre da due anni le passività sono ferme intorno ai $13,5 tr. La ricchezza netta delle famiglie americane sfiora i $75 tr. segnando un record in valore assoluto; se misurato rispetto al reddito disponibile il livello attuale è ancora distante dal picco massimo di fine 2006 ma gli andamenti delle singole componenti suggeriscono comunque che il recupero sarà piuttosto rapido.

Il buon andamento dei mercati finanziari negli Stati Uniti (l’indice Nasdaq è ai massimi dal 2001) si accompagna a una ripresa dei prezzi delle abitazioni (variazioni a doppia cifra negli ultimi 7 mesi terminanti ad agosto) e delle transazioni (+15% a/a a luglio). Inoltre, nel secondo trimestre di quest’anno, grazie alla crescita delle quotazioni, il valore di 2,5 milioni di abitazioni è tornato al di sopra del mutuo residuo (positive equity), in tal modo la quota di quelle in situazione inversa arriva al 14,5%, 5 punti percentuali in meno del trimestre precedente. A luglio scorso le case pignorate erano 949mila, in diminuzione del 32% rispetto a un anno prima.

L’andamento positivo di molte voci dello stato patrimoniale delle famiglie statunitensi si confronta con un’evoluzione dei redditi piuttosto debole e con un tasso di disoccupazione che scende molto lentamente. Sulla strada della ripresa statunitense pesa inoltre la posizione delle famiglie a reddito medio-basso che più delle altre hanno sofferto per gli effetti della crisi e per le quali risulta più difficile ricostituire i propri asset. Le famiglie appartenenti alle fasce di reddito meno abbienti hanno visto calare le proprie entrate in misura più intensa rispetto alle classi di reddito più elevate così come più marcata è risultata la perdita di valore delle loro abitazioni, spesso gravate da mutui insostenibili.

Pil: verso un rafforzamento della crescita

Anche se riviste al ribasso nei mesi più recenti, le previsioni di crescita degli Stati Uniti formulate dai principali istituti di ricerca per l’anno in corso e per il prossimo indicano un miglioramento della condizione economica del paese, anche se la crescita rimarrà ben al di sotto del potenziale di lungo periodo. Secondo le indicazioni più recenti del Fmi (ottobre), nel 2013 l’aumento del Pil dovrebbe essere pari all’1,6% a/a per accelerare al +2,6% nel 2014 grazie soprattutto al sostegno della domanda interna. I consumi privati sono previsti in crescita ad un ritmo annuo inferiore al 2% per il prossimo biennio. Nel complesso si tratta di un’attenuazione della crescita della spesa delle famiglie statunitensi rispetto alla variazione registrata negli anni precedenti (+2,2% nel periodo 2010-12), ma compatibile con l’attuale situazione economica e finanziaria dei nuclei familiari che, pur in miglioramento, presenta alcuni elementi di attenzione che potrebbero pesare negativamente sull’evoluzione futura dei consumi privati che negli Stati Uniti rappresentano circa il 70% del prodotto (57% nell’area euro).

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