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Export italiano, Sace: il rimbalzo del 2021 arriva al +11,3%

Sace conferma per il terziario un recupero solo parziale (+5,1%) – La vera e propria ripresa avverrà nel 2022, quando l’export di servizi tornerà ai livelli del 2019, grazie a un aumento del 35,1%

Export italiano, Sace: il rimbalzo del 2021 arriva al +11,3%

Il Rapporto Export 2021 di SACE presentato nei giorni scorsi conferma l’importante ruolo economico dell’export italiano e disegna le opportunità globali nella ripresa post-pandemica. Il titolo “Ritorno al futuro: anatomia di una ripresa post-pandemica” è evocativo e ritrae uno scenario con il Made in Italy tornato in carreggiata dopo la crisi. Tuttavia, l’ambiente è estremamente complesso e disomogeneo. Il 2021 dimostra di essere un anno di transizione, con un forte rimbalzo dell’economia mondiale, dopo la recessione dello scorso anno, grazie ai programmi di vaccinazione e alla progressiva rimozione delle misure restrittive. Rimangono, tuttavia, potenziali divergenze nel ritorno alle dinamiche di crescita ante-crisi, con diversi paesi che dovranno attendere almeno il 2022 per un pieno recupero del Pil.

L’eterogeneità va condotta a una molteplicità di fattori, tra cui la capacità di gestione della pandemia, l’efficacia delle politiche adottate, oltre che alle caratteristiche strutturali delle singole economie. A livello globale, da un lato le politiche monetarie sono attese rimanere ancora espansive, nonostante le pressioni inflazionistiche negli USA e, in misura minore, nell’Eurozona. Dall’altro, le politiche di bilancio continueranno a includere ingenti piani di stimolo orientati non solo verso il sostegno immediato alle imprese e famiglie maggiormente colpite dalla crisi, ma soprattutto verso una ripresa di medio-lungo periodo inclusiva e sostenibile.

Gli scambi commerciali internazionali sono in decisa ripresa ed entro la fine dell’anno cresceranno di circa il 10%. Di questo clima favorevole beneficerà anche l’Italia, che nel 2021 farà registrare una crescita dell’11,3% dell’export di beni, a quota 482 miliardi. Dal 2022 è previsto stabilizzarsi su ritmi più contenuti: le vendite di beni Made in Italy aumenteranno del 5,4% per poi assestarsi su una crescita media del 4% nel biennio successivo. Questo ritmo, superiore di quasi un punto percentuale al tasso medio precrisi (+3,1%, in media annua, tra 2012 e 2019), consentirà di raggiungere nel 2024 il valore di 550 mld di esportazioni di beni. Quanto all’export di servizi, maggiormente colpito dalle misure restrittive con impatto negativo soprattutto sul turismo, nel corso di quest’anno è atteso un recupero solo parziale (+5,1%). La vera e propria ripresa avverrà nel 2022 quando l’export di servizi tornerà ai livelli del 2019, grazie a un aumento del 35,1%. La crescita proseguirà anche nel biennio successivo a un ritmo medio del 5%, toccando i 120 mld.

I beni di consumo, in calo più profondo a causa del minor reddito disponibile e dell’elevata incertezza che ha spinto le famiglie a un maggiore risparmio, quest’anno non riusciranno a recuperare pienamente, complici le difficoltà di tessile e abbigliamento. I beni di investimento supereranno i valori del 2019, sulla spinta di apparecchi elettrici e meccanica strumentale, beneficiati dai piani di rilancio varati da diversi partner commerciali, e delle automobili, grazie alle innovazioni green. La ripresa del ciclo degli investimenti globali favorirà alcuni beni intermedi come metalli, gomma e plastica. Proseguirà la crescita della chimica, dopo aver chiuso il 2020 in positivo con il forte traino della farmaceutica. Continuerà a confermarsi positiva anche la performance dell’agroalimentare, sostenuto lo scorso anno dai prodotti legati al consumo domestico e quest’anno dalla ripartenza dell’alberghiero.

Nell’anno delle Olimpiadi, in occasione del Rapporto Export, SACE ha classificato le principali destinazioni del Made in Italy sotto forma di medagliere, tenendo conto della capacità di recupero delle esportazioni di beni e della dinamica prevista negli anni successivi. L’eterogeneità dipende da una molteplicità di fattori: la capacità di gestione della pandemia, l’efficacia delle politiche adottate, le caratteristiche strutturali delle singole economie. SACE ha assegnato la medaglia d’oro ai Paesi dove l’export ha recuperato prontamente e rimarrà dinamico negli anni successivi: tra questi, oltre ad alcuni importanti partner come USA, Germania e Svizzera, troviamo la Cina e diversi mercati ASEAN, nonché Polonia ed Emirati Arabi.

L’argento va ad alcuni mercati di sbocco dipendenti dai corsi delle materie prime (Brasile, Arabia Saudita, Malesia e Ghana), nonché altre destinazioni europee (Francia, Paesi Bassi) ed africane (Senegal), dove il recupero sarà completo già quest’anno, ma seguirà una dinamica più contenuta in quelli successivi. La medaglia di bronzo, infine, va a quei mercati accumunati da un recupero dei valori precrisi ancora incompiuto, ma che allo stesso tempo mostrano buone prospettive di crescita in un orizzonte temporale più ampio. Tra questi vi sono Regno Unito, Spagna, Turchia, Messico, India, Sudafrica e Thailandia.

SACE ha infine stimato il possibile impatto degli investimenti pubblici previsti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Le riforme strutturali previste incrementerebbero la competitività delle imprese italiane attive sui mercati esteri: il livello delle esportazioni di beni, in valore, nel 2025 aumenterebbe infatti del 3,5% rispetto a quanto previsto nello scenario base, rappresentando un ulteriore stimolo alla crescita dell’economia italiana.

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