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Euro più forte, Europa a due velocità

Passi avanti per l’unione fiscale, ma Londra non ci sta – L’accordo uscito da Bruxelles approvato da 26 Paesi membri – Toccherà alla Bce gestire il Fondo salva-Stati – Monti: “Accordo di vasta portata, presto vertice di Francia e Germania a Roma – I mercati festeggiano.

Euro più forte, Europa a due velocità

Unione fiscale, Fondo salva-Stati rafforzato con 500 miliardi di euro e gestito direttamente dalla Banca centrale europea, ruolo di controllo della Commissione europea sui bilanci degli stati membri, fine della partecipazione dei privati alla ristrutturazione del debito. Doveva essere revisione, e revisione è stata. Al termine di lunghe ed estenuanti trattative – contraddistinte da strappi interni ai 27 paesi – il Consiglio europeo vara le misure salva-euro. Previste sanzioni ‘semi automatiche’ per chi viola gli accordi (l’eventuale punizione sarà inflitta a meno che tre quarti dei Paesi votino contro) e per chi supera del 3% il rapporto deficit/Pil (previste infatti sanzioni salvo voto contrario di una maggioranza qualificata), regole di bilancio in Costituzione con la Commissione europea chiamata a vigilare sul loro rispetto.

Ancora, il fondo di stabilità (Efsf) continuerà a finanziare i programmi avviati fino a metà 2013, quando l’Efsf verrà sostituito dall’Esm (European stability mechanism, il meccanismo di stabilità europeo), che arriverà ad avere una capacità di prestito effettiva di 500 miliardi di euro. A proposito di risorse economiche, c’è la disponibilità a valutare la possibilità di garantire prestiti al Fondo monetario internazionale per 150 miliardi di euro, estendibili eventualmente fino a 200. Finisce inoltre l’era del cosiddetto Psi, il coinvolgimento dei privati nella ristrutturazione dei debiti sovrano.

Nel documento finale nessuna traccia degli stability bonds, opzione su cui però si continuerà a ragionare. Non sono quindi al momento definitivamente tramontati, e restano come strumento eventualmente futuro da sviluppare e discutere. L’unione fiscale, il nodo più difficile da sciogliere ed eliminato dopo lunghe trattative e mille difficoltà, alla fine sarà adottato a marzo tramite accordo intergovernativo. L’appuntamento è infatti per “l’inizio di marzo”, quando il trattato “sarà firmato” in modo da far sì che “per metà 2012 venga ratificato”, ha spiegato in conferenza stampa il presidente del Parlamento europeo, Jerzy Buzek.

“Il nuovo trattato sull’unione di bilancio sarà come l’accordo di Schengen”, ha quindi detto. L’accordo che ha sancito la libera circolazione delle merci e delle persone, ha ricordato, “è stato prima adottato a livello intergovernativo e poi integrato nel trattato dell’Ue”. Resta da capire come verrà adottato, perché la riunione del Consiglio europeo se ha ridisegnano i meccanismi dell’Ue ne ha soprattutto riscritto ‘la formula’. Alla fine, infatti, non esce una Ue a 27 ma a 17+6 con altri tre paesi in forse.

A dire ‘sì’ alle misure, infatti, tutti i paesi dell’Eurogruppo più Bulgaria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Danimarca, con le incognite per Repubblica Ceca, Svezia e Ungheria che hanno affidato ai rispettivi parlamenti l’ultima parola. Fuori solo la Gran Bretagna, che – parole del premier David Cameron – “non intende rinunciare alla sovranità come stanno facendo questi Paesi”. Londra vuole mantenere propri tassi di interesse e una propria politica monetaria, e per questo di fatto ‘esce’ dall’Unione. “Abbiamo perso un’occasione per prendere una decisione a 27”, ha riconosciuto Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo, al termine dei lavori.

“Avremmo voluto un accordo a 27, ma in assenza di unanimità abbiamo dovuto prendere altre decisioni”, ha aggiunto. “non va dimenticato qual era l’obiettivo”, ha quindi rimarcato il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso. “occorreva rafforzare la disciplina e il controllo delle governance”, ha ricordato. Non solo: “Se il messaggio che si voleva mandare era di volere una governance comune dell’Eurozona credo che l’accordo raggiunto vada nella direzione giusta”. Vittoria, dunque, ma a metà, perché resta il fatto che l’Europa abbia perso dei pezzi.

“E’ difficile dire come si evolverà il ruolo della Gran Bretagna nel processo decisionale europeo, ma credo che un certo isolamento ci sarà”, non ha nascosto il presidente del Consiglio, Mario Monti, a fine vertice, annunciando per metà gennaio un vertice a tre con Francia e Germania a Roma. Al termine dei lavori Monti non a caso ha parlato di un’Europa “quasi comunitaria, quasi a 27”, a sottolineare la deriva britannica dal progetto comune.

Europa a due velocità, dunque, che trova un’intesa ma perde un partner strategico. Ma la situazione di crisi sembra improvvisamente di migliore gestione: non ci sarà – a meno di sorprese – alcun Consiglio europeo straordinario prima di Natale, come qualcuno aveva paventato. L’appuntamento è per marzo 2012, quando ci sarà un aggiornamento sulla situazione e si stabilirà più nel dettaglio cosa fare.

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