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ELEZIONI A ROMA E NEL LAZIO – Zingaretti e Alemanno: che succederà dopo la rinuncia di Riccardi?

Battaglia aperta per la Regione dove per ora il centrosinistra ha indicato un candidato in Zingaretti che però non avrà l’appoggio dell’Udc: nel centrodestra sono in corsa Meloni, Tajani e Cusani – Per il Campidoglio la rinuncia del ministro Riccardi che non piaceva alla sinistra riapre i giochi, mentre quella di Alemanno è una sfida che può spaccare il Pdl.

ELEZIONI A ROMA E NEL LAZIO – Zingaretti e Alemanno: che succederà dopo la rinuncia di Riccardi?

A essere buoni potremmo chiamarlo un laboratorio politico, ma non sarebbe un errore definirlo semplicemente un caos. Stiamo parlando della situazione alla regione Lazio e al comune di Roma. Di certo conosciamo ora i nomi di due candidati: Nicola Zingaretti alla Regione, indicato dal centrosinistra, e Gianni Alemanno che si ripresenterà al Comune. Ma le certezze (sempre tenendo conto che c’è anche l’ipotesi primarie) finiscono qui. Incerte le date del voto, le alleanze. E la rinuncia a candidarsi a sindaco del ministro Andrea Riccardi, bandiera di Sant’Egidio che però non piaceva alla sinistra, la dice lunga.

Partiamo dalla Regione Lazio. Non si sa quando si voterà e questo non ha solo un valore formale. Potrebbe infatti partire una lunga campagna elettorale che finirebbe per intrecciarsi con quella delle politiche. Il Pd ha subito mandato in pista l’attuale presidente della provincia Nicola Zingaretti. Un nome spendibile e soprattutto da impegnare subito approfittando della situazione caotica nel fronte opposto. Il Pdl non sa chi candidare. Ci sono lotte tra correnti. C’è chi pensa all’ex ministro Giorgia Meloni, oppure a Antonio Tajani. Chi vorrebbe lanciare il presidente della provincia di Latina Armando Cusani. Oltre ai candidati presidenti la battaglia sarà sui consiglieri. Nel Pd la spinta è verso un ricambio generale, ma naturalmente c’è l’opposizione di parte degli uscenti. Discorso analogo nel Pdl. 

C’è poi il tema delle alleanze. Con Zingaretti il Pd ha scelto di correre con Nicki Vendola e Antonio Di Pietro. L’Udc presenterà un proprio candidato, anche se a elezioni avvenute potrebbe garantire un appoggio esterno. Comunque è un po’ in crisi il rapporto con il partito di Casini, che vede riproporre in sede locale la foto di Vasto. E’ questo il problema del Pd che non vuole rinunciare alla sinistra e nello stesso tempo, anche in vista delle elezioni politiche, marciare con l’Udc. Per questo il partito di Bersani sarebbe stato pronto a sostenere il ministro della Cooperazione Andrea Riccardi, gradito ai cattolici, per la candidatura a sindaco di Roma. Ma Di Pietro e Vendola non avrebbero mai appoggiato Riccardi, che alla fine ha rinunciato. Anche perchè pure quella parte del Pd che tra Vendola e Pierferdinando Casini preferisce il primo era pronta a mettersi di traverso. La carta di riserva potrebbe essere rappresentata dal segretario regionale Enrico Gasbarra, cattolico, moderato. Ma lui si è per ora tolto dalla competizione, dicendo e ribadendo che vuole solo ritagliarsi il ruolo di regista. Così le scelte ipotizzate, Zingaretti e il sostituto di Riccardi, dovranno passare prima l’esame delle alleanze. E la vicenda assumerà un rilievo nazionale. Perchè lo stesso problema il Pd lo avrà alle elezioni politiche.

Sul fronte del centrodestra, se possibile la situazione è ancora più caotica. E sarà molto duro il lavoro dei tre saggi indicati da Angelino Alfano per trovare una soluzione. Anche perché le correnti interne si stanno organizzando. Tutto da decidere in Regione dove alle correnti interne, e alle divisioni tra ex An e FI, si sono anche gelosie provinciali.

Al Comune è Alemanno a gettare il sasso nello stagno. Si vociferava di sue dimissioni da sindaco per poter candidarsi anche elezioni politiche. Una carta di riserva nel caso di sconfitta nella corsa al Campidoglio. Ma è stato lo stesso Alemanno in modo perentorio a smentire. Lui chiederà ai romani di essere confermato come sindaco. E se battuto non avrà una poltrona di riserva. Ma non starà fermo. Vuole partecipare attivamente alla formazione di un nuovo partito di centrodestra. Non solo ma intende presentarsi alle elezioni comunali senza il simbolo Pdl, ma con una lista civica. L’operazione sarà indolore? E se ci dovessero essere spaccature? Ci sono già pronti candidati alternativi. Anche qui si parla dell’ex ministro Meloni e di un politico di lungo corso che ha sempre aspirato al Campidoglio come Mauro Cutrufo.

C’è confusione. Ma forse non siamo che all’inizio.

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