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Dal contratto unico al sussidio di disoccupazione, ecco il job-act di Renzi

Tra le proposte contenute nella bozza figurano anche la creazione di un’agenzia unica federale che coordini i centri per l’impiego, la riduzione delle forme contrattuali, la presenza di rappresentanti sindacali eletti dai lavoratori nei Cda delle grandi aziende e l’abolizione delle camere di commercio.

Dal contratto unico al sussidio di disoccupazione, ecco il job-act di Renzi

Contratto d’inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti, assegno universale per chi perde il lavoro (ma con l’obbligo di seguire un corso di formazione e di non rifiutare una nuova proposta), agenzia unica federale che coordini i centri per l’impiego, riduzione delle forme contrattuali, rappresentanti sindacali eletti dai lavoratori nei Cda delle grandi aziende, abolizione delle camere di commercio. Il tutto racchiuso in un nuovo codice del lavoro, da realizzare entro otto mesi, che racchiuda e semplifichi tutte le regole. Questi i punti fondamentali del “Job-act” firmato Matteo Renzi.

Il documento – anticipato ieri sera dal segretario del Partito Democratico – non è ancora definitivo. La bozza sarà inviata entro breve “ai parlamentari, ai circoli e agli addetti ai lavori per chiedere osservazioni, critiche e integrazioni”, ha  spiegato Renzi, precisando che la direzione del Pd discuterà il piano il prossimo  16 gennaio. Oggi il segretario ne parlerà faccia a faccia con il premier Enrico Letta, ma dai compagni di partito arrivano già i primi malumori: Cuperlo è disposto a discutere di contratto unico a tutele progressive a patto che si mantenga l’articolo 18 anche nella fase d’inserimento. 

Nel “Job-act”, inoltre, saranno inclusi dei veri e propri piani industriali per sette comparti: cultura, turismo, agricoltura e cibo, made in Italy, Ict, green economy, nuovo welfare ed edilizia. Renzi propone poi l’adozione  di un principio generale: “Chi produce lavoro paga meno tasse, chi si muove in ambito finanziario paga di più , consentendo una riduzione del 10% dell’Irap per le aziende”: l’obiettivo “è creare posti di lavoro rendendo semplice il sistema, incentivando gli investimenti dei nostri imprenditori, attraendo capitali stranieri. Il dislivello tra aziende italiane e europee è insostenibile e pesa sulla produttività. Il primo segnale è ridurre del 10% il costo per le aziende, soprattutto per le piccole imprese, che sono quelle che soffrono di più”. 

Il piano prevede anche “l’eliminazione dell’obbligo di iscrizione alle Camere di Commercio”, le cui funzioni saranno “assegnate a Enti territoriali pubblici”, e “la cancellazione della figura del dirigente a tempo indeterminato nel settore pubblico. Un dipendente pubblico è a tempo indeterminato se vince concorso. Un dirigente no – ha concluso Renzi –. Stop allo strapotere delle burocrazie ministeriali”.

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