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Crollano le Borse: pesano il rischio sovrano Ue e il deficit Usa – Spread Btp-Bund in netta ascesa

Partenza in rosso per Milano, che a un’ora dall’apertura lascia sul campo quasi il 3% – Si prevede un’apertura negativa anche a Wall Street su cui pesa la mancanza di accordo sul deficit Usa – Terremoto ai vertici di Finmeccanica – Bpm atto secondo: dossier ad – Intesa: Morelli in pole position

Crollano le Borse: pesano il rischio sovrano Ue e il deficit Usa – Spread Btp-Bund in netta ascesa

Apertura in crollo per Milano. Ad appena un’ora dall’avvio degli scambi, Piazza Affari è il peggior listino europeo, in caduta del 2,82%. Negative anche le altre principali piazze del Vecchio Continente: Francoforte cede il 2,28%, Parigi l’1,84%, Londra l’1,70%. Intanto arrivano cattive notizie per il nostro Paese anche sul fronte obbligazionario: lo spread è risalito a 486 punti, mentre i rendimenti sui Btp decennali hanno superato nuovamente il 6,7%. 

GOVERNO MONTI AL DECOLLO, PARTE LA SPAGNA DI RAJOY
TEST PER LA NUOVA EUROPA. ESPLODE IL CASO FINMECCANICA

Primo consiglio dei ministri del governo guidato da Mario Monti, alla vigilia delle missioni europee del premier, ammesso di diritto e di fatto nella cabina di regìa franco-tedesca bisognosa di idee nuove per fronteggiare la crisi. Nella riunione di palazzo Chigi potrebbe veder la luce la prima mossa anti-crisi: aumento dell’aliquota Iva e riduzione in parallelo dei primi due scaglioni di Irpef al 22 e al 26 per cento.

Nelle stesse ore, a Madrid i popolari festeggiano la prevedibile vittoria del neo premier Mariano Rajoy. Quali effetti avranno i due eventi sul duello a distanza sullo spread con il Bund? Ci srà l’operazione sorpasso di credibilità del Btp rispetto al bono spagnolo? In realtà, di qui al 9 dicembre, quando l’ennesimo vertice europeo dovrebbe dare il via alle regole per la sorveglianza sui bilanci, tutti i titoli di Stato rischiano nuove turbolenze, alternate da brevi ed effimere schiarite, sul fronte dei debiti sovrani. Intanto mercoledì la Commissione vara il six pack, una serie di proposte sulla vigilanza sui bilanci statali che potrebbe anche rappresentare il primo passo verso gli eurobond (o la sua formula più ridotta, gli stability bond).

PREVISIONE. Il fronte dei problemi resta compatto. L’incontro tra Angela Merkel e il piemie inglese David Cameron ha confermato la distanza che separa Londra e Washington, che chiedono interventi robusti per fermare la crisi, e Berlino. Gli Usa, paralizzati dal budget, hanno poco margine di manovra. I futures lasciano prevedere una partenza negativa per le Borse europee e Wall Street. Intanto sono in rosso i listini asiatici: il Nikkei 225 perde lo 0,29%, l’Hang Seng l’1,94%.

IL CASO. Aria di burrasca sul fronte Finmeccanica. Dopo la severa accoglienza del mercato ai conti della società tocca ora all’emergenza giudiziaria che lascia prevedere un avvio molto difficile della settimana in Piazza Affari

TERREMOTO AI VERTICI FINMECCANICA: BORGOGNI LASCIA
GUARGUAGLINI CONVOCA IL CDA “NEI TEMPI PIU’ BREVI”

Il Presidente di Finmeccanica, Pier Francesco Guarguaglini, recita una nota della holding “dichiara di aver incaricato la segreteria del Consiglio di Amministrazione di procedere alla convocazione del medesimo nei più brevi tempi compatibili”. E’ questo l’epilogo di una giornata drammatica, scandita dall’evoluzione dell’inchiesta sulle tangenti Enav transitate attraverso la Selex : anche qui, in mattinata, ci sarà un consiglio straordinario dedicato alle “necessarie determinazioni nei confronti di dipendenti e fornitori”. La sorte di Pier Francesco Guarguaglini e di Marina Grossi, a d di Selex, è appesa ad un filo.

Nel primo pomeriggio era uscito di scena Lorenzo Borgogni, l’alter ego del presidente coinvolto in prima persona nelle indagini. “In riferimento alle notizie riportate dagli organi di stampa – recitava il comunicato – il dottor Lorenzo Borgogni, Direttore Centrale Relazioni Esterne di Finmeccanica, pur nella certezza di aver operato legalmente, nel maggior interesse e a tutela dell’immagine dell’Azienda e del suo Presidente, nonché nel rispetto dell’operato della magistratura, ha comunicato la propria decisione di autosospendersi dall’incarico in attesa che sia fatta piena luce”.

BPM ATTO SECONDO. DOPO L’AUMENTO ALL’81,7%
SI RIAPRE IL DOSSIER DEL NUOVO AMMINISTRATORE

Bpm si presenta con un nuovo assetto tra i recinti virtuali di Piazza Affari. L’aumento di capitale i è chiuso con la sottoscrizione dell’81,7 per cento dell’offerta di 800 milioni. La raccolta si è fermata a 655 milioni, grosso modo attorno alla metà di quanto Banca d’Italia aveva calcolato come valore ottimale per rimettere in carreggiata l’istituto di Piazza Meda (1,2 miliardi). Un risultato comunque non disprezzabile se si pensa all’iter tribolato dell’operazione, cui mancano ora due tasselli rilevanti. Primo, l’offerta dei diritti inoptati che consentirà ad Andrea Bonomi di acquisire un altro 3 per cento della banca per fermarsi al 9,9%, il tetto previsto dalla legge. IN quell’occasione potrebbe arrivare sul palcoscenico di Bpm altri soci privati rilevanti, come la famiglia Ricci (Tre Marie) e i Bracco. Secondo, resta da definire il ruolo del consigliere delegato: il tempo concesso al direttore generale Enzo Chiesa da Banca d’Italia è scaduto.

GIORNI DECISIVI PER IL DOPO PASSERA
MORELLI FAVORITO, I DUBBI DI BAZOLI

Settimana rovente per Banca Intesa in attesa dle successore di Corrado Passera. Il toto nomine ora punta verso una scelta interna, cosa che favorirebbe il direttore generale Marco Morelli. In alternativa è pronta la candidatura di Gaetano Micciché, l’altro dg. A Torino si vocifera di una possibile operazione vintage: il rientro in banca di un ex come Pietro Modiano o di Alfonso Iozzo. Ma resta la sensazione che Giovanni Bazoli preferisca una nomina dall’esterno di alto profilo, per rafforzare la banca in vista di un anno che si annuncia, se possibile, ancor più complicato anche se sia Vittorio Colao che Andrea Guerra hanno preferito restar fuori dalla mischia. Una questione complessa, insomma, che agli occhi dei mercati richiede però soluzione in tempi brevi.

EDISON. OGGI EDF CHIEDE LA DISPENSA DALL’OPA
ACCORDO SUL POTERE DI VETO A FAVORE DI DELMI

Oggi arriva in Consob la richiesta Edf di esenzione dall’Opa per l’operazione Edison, Intanto fervono i lavori per chiudere l’accordo tra Edf e A2A entro fine mese, come previsto. In particolare A2A avrebbe chiesto ed ottenuto un diritto di veto sulle operazioni tra parti correlate, ovvero tra Edf ed Edison, una clausola che garantisce Delmi che resterà nel capitale con una quota del 30%. Ancora discussioni, invece, sulla ripartizione del debito Edipower (1,1 miliardi in scadenza a dicembre ) e su quello della Transalpina di Energia (1,2 miliardi, scadenza nel prossimo settembre).

BUDGET USA, NON C’E’ L’ACCORDO AL CONGRESSO
E LE AGENZIE DI RATING AFFILANO LE ARMI

Sui cieli della finanza globale si profila intanto un’altra tempesta, oltre a quella del debito sovrano europeo. Ieri i leader del Congresso Usa hanno ammesso che, a tre giorni dalla scadenza del tempo massimo, non si intravvede un accordo sul nuovo budget federale tra democratici, intenzionati ad approvare un mix di tagli e di tasse per i ricchi, e repubblicani, fermi sulla frontiera del no a nuove tasse. In caso di mancata intesa si procederà ad un taglio automatico del deficit con l’obiettivo di una riduzione di 1.200 miliardi in dieci anni.

In realtà, l’impatto immediato sarà assai modesto sul piano finanziario visto che gli effetti concreti si vedranno solo nel 2013. Ma le conseguenze politiche saranno ben più marcate: ci sarà infatti la conferma che la politica Usa ad un anno dal voto è in pratica paralizzata da veti reciproci. In sintesi: non ci sono elemento per un nuovo downgrade da parte di S&P, ma l’empasse potrebbe convincere Moody’s e Fitch a mettere in discussione la tripla A dei bond, comunque un “porto sicuro” vista la concorrenza

L’UNIONE EUROPEA TAGLIA IL BILANCIO
GRAZIE AL PRESSING DEL REGNO UNITO

Nell’attesa dei sospirati tagli al costo della politica in Italia, si può festeggiare il nuovo look all’insegna dell’austerità della commissione europea. Il bilancio 2012 prevede che i costo dell’Unione Europea salgano solo del 2,02%, in linea con il tasso di inflazione. In un primo momento era previsto un aumento nell’ordine del 5,23%, ma la proposta è stata osteggiata dal Regno Unito che ha raccolto in seguito l’adesione della Germania e di sei altri Paesi tra cui, manco a dirlo, non figura l’Italia.

NOMURA DA’ I CONSIGLI AGLI OBBLIGAZIONISTI
IN VISA DELL’USCITA DALL’EURO DELLA GRECIA

Il rischio della fine dell’euro è preso così sul serio da Nomura che la banca ha distribuito una serie di istruzioni per l’uso ai suoi clienti. Fate attenzione, è il consiglio, al regolamento dei vari prestiti. Occorre sapere, innanzitutto, se le controversie saranno competenza di un foro ocale o della legge inglese. Ancor più utile verificare se è prevista la conversione del prestito dall’euro ad altra valuta per evitare la sorpresa di venir liquidati in dracme sotto costo. La stessa Nomura rileva che solo il 6% delle emissioni greche, per un importo di 16 miliardi di euro, prevede la competenza della common law inglese. Gli altri creditori se la vedranno con un tribunale ateniese. Auguri.

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