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Crisi di Governo, fra lo stop di Napolitano e le minacce del Pdl

Il Capo dello Stato “confida non sia aperta una rischiosa crisi e conserva fiducia nelle ripetute dichiarazioni di Silvio Berlusconi a sostegno del governo Letta” – Schifani: “Vedo l’avvicinarsi di un momento di crisi. Impossibile stare con chi ti vota contro” – Ma il Pd non cede: “La legge Severino è costituzionale, voteremo per la decadenza di Berlusconi”

Crisi di Governo, fra lo stop di Napolitano e le minacce del Pdl

Non esiste un piano b. O, almeno, Giorgio Napolitano non lo sta preparando. Dal Quirinale hanno fatto sapere ieri sera che il Capo dello Stato “confida non sia aperta una rischiosa crisi e conserva fiducia nelle ripetute dichiarazioni di Silvio Berlusconi a sostegno del governo Letta”. Per questa ragione “non sta studiando o meditando cosa fare” in caso di ribaltone. 

Il Pdl però non raccoglie l’invito alla moderazione e continua a premere sul Colle e sul Pd nel disperato tentativo di evitare la decadenza dal Senato del Cavaliere. La reazione del partito è affidata a una nota di Sandro Bondi: “Il Pdl confida da tempo che il Capo dello Stato non ignori la drammaticità della situazione – si legge – e prenda seriamente in esame un provvedimento esaustivo che le sue prerogative gli consentono di assumere nell’ interesse dell’Italia, un provvedimento che scongiuri gli effetti di una sentenza allucinante e il tentativo della sinistra di approfittare di questa sentenza per portare a compimento il disegno perseguito da 20 anni di eliminare il leader dello schieramento dei moderati dalla vita politica”. 

Nonostante la fiducia di Napolitano, dal Pdl hanno confermato ieri che Berlusconi ha già registrato un videomessaggio per annunciare la rottura delle larghe intese, ma al momento preferisce conservarlo in un cassetto. Deve valutare con cura tutti gli scenari possibili. Con il ritorno alle urne, ad esempio, il Pdl si renderebbe responsabile del ritorno dell’Imu, visto che la “service tax” è ancora tutta da scrivere e le coperture per cancellare la seconda rata andranno indicate nella legge di stabilità, in agenda per metà ottobre. Non solo: a ben vedere un eventuale scioglimento delle Camere comporterebbe l’immediata decadenza di Berlusconi, che a differenza dei colleghi non potrebbe ricandidarsi, come stabilito dalla legge Severino per chi riceve una condanna superiore ai due anni. Senza contare che, se Napolitano mantenesse la promessa di dimettersi in caso di nuove elezioni prima della riforma elettorale, il Pdl rischierebbe di ritorvarsi con Rodotà o Prodi al Quirinale.

Mentre il Cavaliere riflette su tutto questo, a Renato Schifani è affidato il compito di reiterare le minacce: “Vedo l’avvicinarsi di un momento di crisi – ha detto il numero uno dei senatori pidiellini –. Quando si convive in un’alleanza devono vigere le regole del reciproco rispetto”, e dal Pd “non riscontriamo questo atteggiamento. Impossibile stare con chi ti vota contro”. Insomma, si profila “un countdown che determinerà irreversibilmente scelte politiche. Tutto il gruppo del Pdl è compatto, ieri ci siamo trovati tutti nella volontà di mantenere l’unità, pronti anche a battaglie da opposizione, contro un esecutivo raccogliticcio”, ovvero un eventuale Letta-bis, anche se “sarebbe meglio tornare alle urne”. 

Dal Partito democratico, tuttavia, continuano a ribadire l’intenzione di votare a favore della decadenza di Berlusconi, in applicazione della legge Severino, peraltro approvata l’anno scorso con i voti decisivi del Pdl. “La linea del nostro partito espressa da Epifani è che per noi la legge Severino è costituzionale”, ha detto Davide Zoggia, responsabile organizzazione del partito.

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