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Crisi dell’euro? Niente Metallica e RHCP: anticipati i tour 2013 per timori di svalutazione

Le due band californiane, tramite le parole del loro manager Cliff Burnstein al Wsj, probabilmente rinunceranno alla loro tournée europea in programma nel 2013, anticipandola al 2012 a causa della svalutazione della moneta europea rispetto al dollaro. E per il futuro si guarda a nuovi Paesi, come l’Indonesia

Crisi dell’euro? Niente Metallica e RHCP: anticipati i tour 2013 per timori di svalutazione

La crisi dell’euro colpisce proprio tutto. Anche il mercato della musica. E a farne le spese saranno i fan, europei ovviamente, delle famose rockband statunitensi Metallica e Red Hot Chili Peppers. La doccia fredda arriva proprio alla vigilia del tour italiano di questi ultimi, che hanno già fatto registrare il sold out a Milano e Torino. Ma forse nel 2013 non si vedranno più in Europa. Perchè? Proprio per la crisi della moneta unica europea.

La notizia arriva direttamente da Cliff Burnstein, manager di entrambi i gruppi, che al Wall Street Journal ha dichiarato senza peli sulla lingua: “Non sono un economista, ma ho un diploma e la cosa può aiutare. Bisogna chiedersi qual è il momento migliore per fare cosa, quando e dove. Siamo un’esportazione degli Stati Uniti come la  Coca-Cola. Cerchiamo il miglior mercato dove andare”.

Burnstein ha dunque annunciato che le due band californiane sarebbero intenzionate ad anticipare la tranche europea del loro tour mondiale al prossimo anno, invece che nel 2013 come originariamente previsto, anteponendola a quella americana, proprio per il timore di una più che presunta svalutazione della moneta unica europea, per i noti problemi del debito pubblico.

In altre parole gli organizzatori delle tappe in giro per il vecchio continente di Metallica e RHCP sarebbero quantomeno in difficoltà nel pagare i ricchi cachet che le due band richiedono per i loro concerti.

Il ragionamento di Burnstein non è tuttavia del tutto sbagliato. Al giorno d’oggi i maggiori guadagni (circa il 75%) delle band internazionali risultano dalle attività dal vivo, dato il crollo delle vendite dei dischi. Per cui, anche considerando lo stile di vita dei proprio assistiti (“case e auto lussuose, famiglie allargate da mantenere”), gli appuntamenti sui palco diventano il pane quotidiano.

Ma Burnstein non si ferma qui, e quasi da navigato economista prosegue nell’analisi: “Nei prossimi anni, il dollaro diventerà più forte e l’euro più debole. E perciò voglio che i ragazzi facciano il tour ora, perché saranno più redditizi per noi“. E non è tutto: già che c’era, il manager si è messo a studiare anche altri Paesi con altre valute monetarie, il che potrebbe ulteriormente cambiare le strategie per i futuri concerti: “Sto dando un’occhiata all’Indonesia”, dove la rupia nel 2012 sarà probabilmente in rialzo.

Leggi la notizia sul Wall Street Journal

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