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Crescita Pil 2020 inferiore alle stime: pesa l’Iva

L’ufficio parlamentare di bilancio fa le pulci alla recente manovra di assestamento varata dal governo il 2 luglio. Riviste le stime anche per il 2019

Crescita Pil 2020 inferiore alle stime: pesa l’Iva

L’ufficio parlamentare di Bilancio (UpB) ha rivisto al ribasso la crescita del Pil italiano nel 2020. “Rispetto alle previsioni fornite in occasione della validazione dei quadri macroeconomici programmatici del DEF 2019, il quadro aggiornato UPB rivede al ribasso di due decimi di punto la crescita attesa per il 2020, portandola allo 0,4 per cento. Influisce su tale andamento principalmente la dinamica della domanda finale interna, con i consumi privati che risentono dell’attivazione delle clausole di salvaguardia sulle imposte indirette”. Questa è la previsione presentata dal presidente dell’Upb Giuseppe Pisauro, ascoltato in audizione in Parlamento.

Per l’ufficio parlamentare indipendente che vigila sui conti pubblici presentati dai governi (da quando il pareggio di bilancio è stato introdotto nella Costituzione) “sulla base di una prima valutazione di larga massima si può ritenere che il profilo discendente del deficit tendenziale possa confermarsi anche nel 2020: gli effetti positivi di trascinamento delle variazioni di bilancio per il 2019 e il permanere dell’attuale livello dei tassi d’interesse compenserebbero l’impatto negativo dovuto al peggioramento macroeconomico, consentendo di mantenere un profilo discendente del deficit a legislazione vigente anche nel 2020″, con un deficit a legislazione vigente per il prossimo anno intorno “all’1,7%”. Nella stima, sottolinea però l’Upb, è incluso l’aumento delle aliquote Iva – dal 10 al 13% quella agevolata e dal 22% al 25,2% quella ordinaria – previsto nella legislazione attuale ma che il governo ha più volte detto (con sfumature diverse tra Lega e M5S) di volere rimuovere.

Anche per il 2019 la crescita del Pil è vista al ribasso allo 0,1%. In positivo l’Ufficio di Bilancio osserva che l’assestamento di bilancio deciso dal governo insieme al decreto del 2 luglio scorso, “dovrebbero determinare un miglioramento dell’indebitamento netto della P.A. di circa 7,6 miliardi, derivante per 6,2 miliardi da maggiori entrate nette e per 1,4 miliardi da minori spese nette”

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