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Conti correnti, Antitrust: “Possibili risparmi fino a 180 euro”

Secondo l’Autority sono necessari interventi normativi che favoriscano la conoscenza dei risparmiatori – I prezzi più alti sono praticati dalle banche dove si concentra il 70% dei conti correnti – Confermata la convenienza dei conti on line, i cui costi sono scesi in misura maggiore rispetto ai conti allo sportello.

Conti correnti, Antitrust: “Possibili risparmi fino a 180 euro”

E’ possibile ridurre il costo dei conti correnti italiani fino a 180 euro. Lo sostiene l’Antitrust, sottolineando che i consumatori non sono ancora in grado di sfruttare le opportunità di risparmio “perché privi delle informazioni necessarie”. 

Informazioni che secondo l’Autority “vanno rese disponibili da parte delle banche, anche introducendo vincoli normativi e regolatori” e intervenendo “sulle lentezze nella chiusura di un conto per aprirne un altro: per quanto i tempi si siano ridotti, è sufficiente avere una carta di credito o la Viacard per vederli dilatare anche fino a 37 giorni. Vanno infine scissi i legami tra conti correnti e altri prodotti”.

Dall’indagine dell’Antitrust, avviata nel marzo del 2011, emerge che “una sostanziale riduzione dei prezzi mediani, relativamente ai conti allo sportello, si è verificata esclusivamente per i giovani (-19%), mentre una discesa meno rilevante si è registrata per le famiglie e i pensionati con operatività minore (rispettivamente -2,8% -3,6%). Per le restanti tipologie di consumatori i prezzi mediani risultano invariati, con variazioni rispetto al 2007 inferiori all’1%”.

Al contrario i costi salgono, soprattutto per alcuni profili, “nelle banche di maggiori dimensioni, dove si concentra il 70% dei conti correnti – prosegue l’Autorità –. I prezzi di tenuta e movimentazione di un c/c sono compresi, a seconda del suo utilizzo (quindi in funzione del profilo di correntista) tra un minimo di 53 ad un massimo di 111 euro”.

I risultati dell’indagine mostrano infine che la diffusione del Conto di Base, nato da un’iniziativa del Governo nel 2011 per favorire la lotta al contante e l’inclusione finanziaria, è del tutto trascurabile: largamente inferiore all’1% sul totale di correntisti di ogni banca.

Riportiamo di seguito gli interventi suggeriti dall’Antitrust: 

1) Migliorare il grado di trasparenza delle informazioni. Vanno in particolare ripensate le forme di comunicazione dell’ISC, indicatore sintetico di costo. L’indagine propone di utilizzare gli sportelli bancomat dove il cliente deve potere trovare le migliore offerte proposte dalla sua banca. La stessa informazione dovrebbe essere trovata presso gli sportelli bancomat delle banche concorrenti con l’obiettivo di rendere semplice e rapida la ricerca delle migliori condizioni. 

2) Tagliare il legame esistente tra conto corrente ed altri servizi bancari. In particolare, secondo l’Autorità, occorre garantire l’eliminazione di tutti i vincoli, contrattuali o di fatto, non necessari tra conto corrente e altri servizi, quali mutuo, risparmio amministrato e polizze assicurative. Sui fogli informativi e sulle comunicazioni periodiche le banche dovranno chiarire che per avere i servizi bancari accessori non occorre avere obbligatoriamente il conto corrente presso la banca.

3) Ridurre i tempi di chiusura del conto corrente. L’Antitrust propone di rendere obbligatoria la chiusura del conto entro 15 giorni, in linea con quanto previsto dalla proposta di direttiva comunitaria attualmente in discussione. Per agevolare la chiusura del conto anche in presenza di strumenti che comportano addebiti (carte di credito e Viacard), si potrebbe prevedere che la nuova banca si sostituisca alla vecchia nell’assunzione di tutti gli eventuali rischi.

LA REPLICA DELL’ABI:

L’associazione delle banche ha replicato all’Antitrust sottolineando che “il prezzo dei c/c è già sceso, in media a 100 euro. Mentre sull’economia nazionale pesa ancora il ciclo recessivo e sulle banche un quadro di redditività ai minimi storici, le banche offrono servizi sempre più efficienti a costi sempre più limitati”. 

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