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Ciclismo, al via la Vuelta senza Nibali: Quintana sfida Froome e Contador

L’edizione che parte questo sabato vede ai nastri di partenza il meglio del ciclismo mondiale ad eccezione di Nibali, assente giustificato dopo il trionfo al Tour. Ad Aru sono affidate le speranze italiane per la classifica.

Ciclismo, al via la Vuelta senza Nibali: Quintana sfida Froome e Contador

La Vuelta non è mai stato il primo obiettivo di un big, nemmeno di quelli spagnoli. E’ stata piuttosto spesso una sorta di esame di riparazione per chi ha fallito nella stagione. Tant’è che anche un grande del ciclismo iberico come Miguel Indurain l’ha quasi sempre snobbata impegnato com’era a vincere i suoi cinque Tour. Contador è stato costretto a metterla in cima ai suoi programmi solo nel 2012, quando la vinse mettendosi alle spalle il periodo buio della squalifica per doping. Da  quando poi è stata collocata a cavallo di agosto e settembre la Vuelta è diventata anche per molti – soprattutto per passisti e velocisti – l’ideale allenamento per prepararsi in vista del mondiale,  il più delle volte a metà gara abbandonata per non affaticare oltre gambe e muscoli. Con queste premesse, malgrado gli sforzi degli organizzatori bravi a trovare un percorso sempre più intrigante tra Sierre e Pirenei, la Vuelta non è mai riuscita a scrollarsi di dosso il complesso di inferiorità rispetto al Tour e al Giro. Ma come succede negli eventi astrofisici,  con fenomeni rari ed eccezionali come la grande luna di questo agosto, anche la Vuelta che parte sabato da Jerez de la Frontera con una crono a squadre di 12,5 km, ha tutte le premesse per essere memorabile perché, tranne che per Nibali che si sta ancora godendo a casa il trionfo del Tour, per tutti gli altri campioni del ciclismo d’oggi  è rimasta l’ultimo appuntamento per salvare una stagione fin qui sfortunata e deludente.

L’elenco dei partenti è davvero un parterre de roi: ci sono Chris Froome e Alberto Contador, i due grandissimi jellati del Tour obbligati al ritiro a furia di cadute, l’uno con i polsi malandati, l’altro con una microfrattura alla tibia da cui è guarito in tempi record;  c’è Nairo Quintana, il colombiano vincitore del Giro, il più forte grimpeur in circolazione, che sogna la doppietta della maglia rosa e di quella rossa che in questo millennio è riuscita solo a Contador nel 2008; c’è Joaquim Rodriguez, sempre alla ricerca di una vittoria in una grande corsa a tappe, che quest’anno dopo il ritiro dal Giro che lo vedeva favorito con Quintana, ha addirittura trasformato il Tour – cosa abbastanza insolita – in un rodaggio per essere al meglio alla Vuelta. Un poker d’assi che tutti gli organizzatori di giri vorrebbero avere ai nastri di partenza, da cui dovrebbe scaturire il trionfatore della Vuelta di quest’anno. In cima ai favori dei bookmaker, è Quintana superfavorito per le tante salite che costellano i 3.240 km della Vuelta di quest’anno. Il condor delle Ande è dato a 2,10. Lo segue a 2,75 Froome, che dopo lo strabiliante 2013, ha davvero raccolto poco in questa stagione, se non un Tour dell’Oman e un Giro della Svizzera Romanda. Il britannico, detto il keniota bianco per le sue origini africane, sfortuna a parte, all’ultimo Tour è parso in preda a una sindrome da caduta che ricorda quella che paralizzò Bradley Wiggins al Giro vinto da Nibali dell’anno scorso. Da allora Wiggins è stato ai margini del grande ciclismo. Froome alla Vuelta si presenta carico di propositi di rivincita dando già appuntamento anche al Tour 2015 per tornare il marziano che è stato nel 2013. Contador, dato a 9, è il favorito n. 3: anche lui, come Froome, puntava a vincere il Tour dopo un avvio di stagione al fulmicotone come nelle annate migliori. Gli è andata malissimo in Francia, altrimenti il Pistolero, come del resto Froome, non avrebbe corso la Vuelta a tutti i costi anche con una condizione tutta da verificare dopo il brutto infortunio.

Quattro nomi che basterebbero a incendiare la corsa. Ma non basta. La Vuelta di quest’anno, che finirà dopo 21 tappe a Santiago de Compostela rompendo la tradizione della passerella finale nel cuore di Madrid, presenta al via anche un pool di personagg, vecchi e nuovi, che potrebbero rompere le uova ai grandi favoriti, come fece l’anno scorso il vecchio Chris Horner che batté tra lo stupore di tutti un Nibali che pareva aver già la maglia rossa in tasca. Gia vincitore nel 2009, tra i grandi vecchi, non manca mai Alejandro Valverde, irriducibile terza forza del ciclismo spagnolo, un palmarés più ricco di piazzamenti che di vittorie, che alla Vuelta sarà una importante spalla di Quintana nella strategia della Movistar, sempre pronto però a cogliere la sua occasione. C’è anche Cadel Evans che si riaffaccia al grande ciclismo dopo un deludente Giro d’Italia che l’aveva visto protagonista solo nella prima parte della corsa rosa.

Sul fronte dei giovani, non mancano gli atleti da tenere d’occhio. Tra questi c’è Fabio Aru che dopo lo splendido terzo posto al Giro d’Italia è atteso alla Vuelta per una conferma: senza Nibali sarà lui il capitano dell’Astana e il portabandiera della speranza italiane di vittoria. Il sardo ritroverà in Spagna oltre a Quintana anche l’altro colombiano che l’ha preceduto al Giro, quel Rigoberto Uran che al contrario di Aru ha vissuto il secondo posto al Giro con una punta di amarezza e delusione avendo sperato dopo la crono di Barolo di portare la maglia rosa a Trieste. Aru e Uran sono quotati 25, molto meglio dello stesso Valverde dato a 40.  Per entrambi, vista la concorrenza, non sarebbe male centrare l’obiettivo della top five al quale potrebbero puntare anche Kelderman, il miglior prodotto del ciclismo olandese d’oggi, il francese Thibaut Pinot, terzo al recente Tour,  il canadese Hesjedal, sempre alla ricerca di un acuto dopo il trionfo al Giro 2013.

Come si vede manca solo, assenza più che mai giustificata, Nibali, in questa super Vuelta che oltre a tanti uomini di classifica ha richiamato – complice anche il campionato del mondo che si correrà il 28 settembre a Ponteferrada sempre in Spagna – anche tanti bei nomi tra passisti, velocisti e finisseur: da Cancellara a Peter Sagan (che l’anno venturo correrà per la Tinkoff-Saxo di Contador), da Philippe Gilbert a Tony e Daniel Martin, da Nacer Bouhanni a John Degenkolb. Avrebbe voluto esserci anche Mark Cavendish, ma le condizioni fisiche del fuoriclasse britannico, caduto nelle prima tappa del Tour con rottura della clavicola, hanno consigliato un programma alternativo dopo la sofferta rentrée al Tour de l’Ain. Per Cannonball, che aveva rinunciato al Giro per il Tour, è il primo anno dal 2007 in cui non riesce a completare almeno una delle tre più importanti corse a tappe.

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