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Chi è il più verde del reame? Guerra aperta tra gli ambientalisti divisi tra radicalismo e realpolitik

In un contesto di ambientalismo diviso, emerge una contrapposizione tra le anime più estreme, che perseguono politiche ambientali radicali, e coloro che adottano una visione più pragmatica. La ricetta energetica del futuro? Nucleare, gas e realismo

Chi è il più verde del reame? Guerra aperta tra gli ambientalisti divisi tra radicalismo e realpolitik

Tempi duri per gli ambientalisti più estremisti e ideologici. Ora che gli eccessi del Green Deal europeo vengono messi a nudo dagli agricoltori, in primo luogo, ma via via anche dagli imprenditori, dagli esperti che con più coraggio osano contestare le affermazioni fallaci dei fanatici dell’energia pulita, fino a Mario Draghi che ha recentemente affermato che con i prezzi dell’energia superiori del 20-30% rispetto al resto del mondo la competitività europea può andare a farsi benedire, ecco che spuntano i contrasti tra le varie anime dei Verdi.

Ambientalisti divisi tra ideali e realpolitik ambientale

Per andare dalle questioni più modeste alle più grandi, si può segnalare una forte lettera inviata da un gruppo di dipendenti a tutti i soci di Elettricità Futura, nella quale si accusa il presidente Agostino Re Rebaudengo, di agire sempre di testa sua senza consultare nessuno, portando l’associazione su posizioni estremiste ed in fin dei conti verso l’irrilevanza.

Poi c’è una dura presa di posizione contro Lega Ambiente da parte di numerose associazioni anch’esse verdi, come Italia Nostra, Amici della terra, Asso Tuscania ecc. La ragione della lite sta nel fatto che Lega Ambiente ha criticato duramente il ministro della Cultura Sangiuliano, per ottenere ulteriori semplificazioni nell’iter di approvazione delle installazioni di impianti fotovoltaici ed eolici, evitando gli intralci di tutti gli enti che operano per la salvaguardia del paesaggio e la conservazione delle diversità territoriali. Intendiamoci le rinnovabili possono dare una mano notevole al processo di decarbonizzazione che la maggior parte degli scienziati ritengono ormai indispensabile per mantenere entro livelli accettabili il riscaldamento del pianeta. Ma la soluzione del problema non può essere affidata in esclusiva alle rinnovabili che hanno molti difetti: consumano molto territorio, non sono stabili perché dipendono dagli eventi atmosferici e quindi da sole non possono sostenere fabbisogni di energia continui, anche dal punto di vista ambientale non si capisce bene quanta Co2 viene emessa durante il loro ciclo di vita e nella fase finale della rottamazione. Infine, tutti dicono che oggi le rinnovabili forniscono l’energia a prezzi più convenienti rispetto a tutti le altre fonti (idroelettrico a parte).

Ma anche quest’ultima affermazione sembra smentita da un grande operatore del settore, Alessandro Garrone, che recentemente ha dichiarato che i prezzi base dell’asta con la quale si assegnano le concessioni, sono troppo bassi. Ma da calcoli fatti da alcuni esperti, le basi delle aste italiane sono del 40% circa superiori a quelle delle aste tedesche. E poi se le rinnovabili sono veramente competitive come dicono quelli che operano nel settore, perché c’è ancora bisogno di incentivi pubblici che poi finiscono in un modo o nell’altro nella bolletta pagata da famiglie e imprese?

La ricetta energetica del futuro: nucleare, gas e realismo

In realtà è ora di prendere in considerazione un mix di fonti energetiche capace di soddisfare diverse esigenze: ridurre le emissioni di Co2, dare stabilità ed affidabilità al sistema, ridurre veramente i costi dell’energia per gli utenti. In questo caso è del tutto evidente che occorre una quota di produzione di energia elettrica affidata al nucleare che non emette Co2 e produce in maniera stabile e controllata. E non del nucleare di quarta generazione come va affermando il pavido Pichetto Frattin, ma quello esistente oggi, cioè quello di terza generazione modificato dalle esperienze della centrale costruite o in costruzione in tutto il resto del mondo. Bisognerà poi usare ancora il gas che dovrà sostituire il più inquinante carbone, sviluppando sistemi di cattura della Co2 che al momento vengono ostacolati da certi gruppi di verdi. 

Una cosa è chiara: se in Occidente vogliamo proseguire lo sviluppo, assicurando anche buoni livelli di crescita per i paesi più poveri ed affamati di energia, dovremo cominciare a ragionare senza paraventi ideologici esaminando i dati con occhio critico, ma aperto al nuovo. Sicuramente le persone non vogliono tornare indietro dall’attuale livello di benessere (mentre i paesi arretrati vogliono crescere) per cui le chiacchiere sul ritorno alla vita frugale e a contatto con la natura, non fanno più presa. Ai politici la responsabilità di dire la verità e di proporre piani realistici.

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