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Basket, al via la finale del campionato italiano: Roma sfida i campioni di Siena

Per i capitolini inizia la rincorsa al sogno di conquistare il secondo scudetto della loro storia, esattamente 30 anni dopo quello del 1983 (a cui, quella grande squadra, l’anno successivo aggiunse anche una Coppa Campioni e una Coppa Intercontinentale), mentre per la Mens Sana si tratta della settima finale consecutiva.

Basket, al via la finale del campionato italiano: Roma sfida i campioni di Siena

Prende il via stasera, alle 20.15, l’ultimo atto del campionato italiano di basket, con gara 1 tra Roma e Siena. Per i capitolini inizia la rincorsa al sogno di conquistare il secondo scudetto della loro storia, esattamente 30 anni dopo quello del 1983 (a cui, quella grande squadra, l’anno successivo aggiunse anche una Coppa Campioni e una Coppa Intercontinentale), mentre per la Mens Sana si tratta della settima finale consecutiva e la possibilità di mettere in bacheca l’ottavo tricolore.

L’Acea Roma, che ha dalla sua il fattore campo, anche se abbiamo visto in questi playoff che spesso non è risultato determinante, torna a giocarsi la finale, per la terza volta nella sua storia, cinque anni dopo l’ultima apparizione, quando nel 2008 la squadra allenata allora da Jasmine Repesa venne sconfitta 4-1 proprio dalla solita Siena. In mezzo, a cercare di contrastare il dominio dei toscani, ci hanno provato tre volte Milano e un anno Cantù, con risultati minimi, ora tocca di nuovo ai giallorossi provare a fermare l’egemonia senese. Roma è stata protagonista contro Cantù di una semifinale equilibratissima, ma nella decisiva gara 7 giocata in casa il gruppo di Calvani si è imposto nettamente sui ragazzi di Trinchieri, a cui comunque va dato merito di aver giocato dei bellissimi playoff.

L’impresa dell’Acea, vera grande sorpresa del campionato e unica formazione ad aver fatto valere nei primi due turni la posizione (terza) ottenuta nella stagione regolare, sta nel fatto che lo scorso agosto non si sapeva nemmeno se la società si sarebbe iscritta al torneo. Infatti al termine della passata stagione, terminata con un deludente 12esimo posto, il presidente Claudio Toti, proprietario della Virtus dal 2000, aveva annunciato il suo disimpegno dalla pallacanestro. I tifosi avevano passato così un’estate bollente, con la seria possibilità per Roma di non avere una squadra di basket, poi l’imprenditore romano aveva deciso di iscrivere lo stesso la società nell’ultimo giorno disponibile, con la conferma del main sponsor Acea e un rinnovato assetto societario, con Nicola Alberani chiamato come General Manager.

La Virtus, in seguito alla riduzione degli investimenti da parte del presidente Toti annunciata in estate (già da due anni la squadra è tornata a giocare i suoi incontri casalinghi al Palazzetto dello Sport, meno costoso del PalaLottomatica), ha deciso di svolgere un mercato incentrato sulla valorizzazione di giovani promesse dei college americani, come Jordan Taylor, trovato nell’Università del Wisconsin-Madison, scommettendo su Gani Lawal, giovane centro americano naturalizzato nigeriano, e Bobby Jones, l’ultima annata in A2 a Pistoia, e puntando sulle certezza Phil Goss, arrivato da Varese. Oltre a questi il coach Calvani ha voluto un suo pupillo, il giovane Lorenzo D’Ercole, che con la maglia di Siena ha vinto due scudetti (2007 e 2010) seppur da comparsa, e poi c’è stata l’autentica consacrazione di Gigi Datome, divenuto capitano della squadra (con la fascia lasciatagli dal veterano Tonolli), in attesa di un possibile futuro in Nba, e anche lui da giovanissimo con un passato nella Mens Sana, lasciata nel 2006 prima dell’inizio della serie di successi.

Con questa base per Roma durante l’anno sono arrivate soddisfazioni importanti, come essere stata la prima squadra a battere Varese, interrompendone la striscia di nove gare vincenti a inizio stagione, o aver violato il PalaEstra di Siena con un roboante 70-94, oltre ad aver centrato la partecipazione alla Coppa Italia dopo tre edizioni saltate (venendo eliminata da Varese in una combattuta semifinale) e soprattutto aver conquistato il terzo posto finale con conseguente accesso ai playoff, mancati nelle ultime due annate. Poi è storia recente, con l’altra sorpresa Reggio Emilia superata ai quarti in gara 7 al termine di una serie avvincente e l’ostacolo Cantù, eliminato sempre nell’ultima gara decisiva, che è valsa l’accesso a questa finalissima e la qualificazione alla prossima Eurolega, un traguardo difficilmente pensabile viste le aspettative di inizio stagione. Concetto ribadito dallo stesso tecnico di Roma alla vigilia di questa gara 1, che ha parlato di come a inizio stagione l’obiettivo doveva essere solamente una salvezza tranquilla, ma ora la possibilità di cambiare la storia è concreta e, gli fa eco Datome, c’è la consapevolezza di potercela fare.

Passando sulla sponda senese, c’è da parlare di una squadra che va a caccia del suo settimo scudetto consecutivo, dopo che con il sesto di dodici mesi fa aveva già stabilito il record italiano, superando i cinque titoli consecutivi di Milano tra il 1950 e il 1954. Siena arriva a questa serie finale dopo aver superato i primi due turni entrambi nelle decisiva gara 7 in trasferta, grazie a due grandissime prestazioni d’autorità, prima contro la rivale e favorita di quest’anno Milano, poi in semifinale contro Varese, prima classificata nella stagione regolare e che, per quello che ha fatto vedere durante tutto l’anno, avrebbe meritato di giocarsi la finale.

Per Varese, costruita con un budget inferiore alle altre grandi, ha influito forse il fatto di essere già andata oltre i propri limiti e l’assenza per infortunio di Dunston nella sfida decisiva ha pesato enormemente sull’esito finale, mentre Siena, trascinata ancora una volta dalla coppia Hackett-Moss in versione super, ha dimostrato di essere, nonostante un gruppo nuovo, più abituata e pronta ad affrontare questo tipo di partite. Soprattutto la gara che sembra aver dato ai biancoverdi la consapevolezza di essere i più forti anche a questo giro è stata quella della bella disputata al Forum, una volta usciti vittoriosi anche quella sera, i favoriti al successo finale sono tornati a essere loro.

Ma quest’anno, in partenza, non doveva essere così, e se arriverà l’ennesimo titolo questa sarà probabilmente il successo più bello, sicuramente il meno atteso, ma non meno meritato. Per la Mens Sana questa doveva essere la prima stagione di un progetto nuovo, con l’obiettivo di cercare di dare continuità alle vittorie ma cambiando i protagonisti, e soprattutto diminuendo il budget, praticamente dimezzato, giocando d’anticipo nella battaglia per la sopravvivenza del club, diventata solo nei mesi successivi di dominio pubblico per le vicende che hanno coinvolto il suo sponsor e più tardi la società stessa per un’inchiesta della Finanza, che si porta dietro ancora molte ombre (e per la quale a inizio 2013 il presidente Ferdinando Minucci ha deciso di rimettere la sua carica, così da dedicarsi esclusivamente alla parte sportiva, consentendo alla società di essere il più possibile libera di muoversi in una situazione molto delicata).

Doveva aver chiuso il ciclo dei record, sembravano essere cambiate le prospettive, la scorsa estate il primo a lasciare era stato il coach Simone Pianigiani, poi erano partiti i vari McCalebb, Andersen, Kaukenas, Lavrinovic e Zisis, e anche il capitano Stonerook aveva deciso di ritirarsi. Del vecchio gruppo di cannibali erano rimasti solo David Moss e i due italiani Tomas Ress e Marco Carraretto, eletto nuovo capitano, con Luca Banchi promosso allenatore della squadra, dopo sei anni da assistente. Ma invece la società toscana si è dimostrata anche stavolta abilissima nel ricostruire da zero un roster con intelligenza, scegliendo i giocatori giusti, con le giuste caratteristiche e che insieme formassero un bel gruppo. Hanno formato un gruppo con molte scommesse : alcune sono state perse, come Kemp, Kasun e in parte Rasic, Ortner e l’ultimo arrivato Chrtistmas, altri hanno fatto il loro, come Sanikidze, Janning ed Eze (tornato dopo due stagioni a dare una mano sotto canestro), alcune sono state centrate in pieno, come l’ex Varese Kangur, il top scorer Brown, la conferma di David Moss (diventato vero leader) e Daniel Hackett, che merita un discorso a parte.

L’ex play di Pesaro è cresciuto a dismisura nel corso di questa stagione, diventando a 25 anni uno dei giocatori più decisivi del nostro campionato, se non uno dei primi in Europa, con delle medie da capogiro in questi playoff, come i 25 punti in gara 7 a Milano e i 23 nell’ultima a Varese. A proposito di Hackett, sarà interessante vedere il duello tra lui e Datome, ovvero tra i due migliori italiani del campionato, sicuri protagonisti anche in maglia azzurra ai prossimi Europei a settembre in Slovenia, in un gruppo in cui Pianigiani dovrebbe avere anche i due Nba Bargnani e Belinelli (purtroppo dovrà fare a meno di Gallinari, operato di recente per la seconda volta al ginocchio) e gente come Alessandro Gentile e Travis Diener (fresco di passaporto italiano), tutti ingredienti per sperare in un’Italia nuovamente ai primi posti dopo molto tempo.

Tornando a Siena, oggi la Mens Sana può già dire di essere soddisfatta del lavoro svolto e di avere, a differenza di altre, un piano per il futuro, anche se all’inizio i problemi ci sono stati. I primi mesi sono stati molto complicati, con la sconfitta in Supercoppa contro Cantù (il primo trofeo italiano sfuggito dopo 13 consecutivi), alcuni ko inattesi in campionato e la difficoltà nell’assemblare un gruppo che non si conosceva. I giudizi negativi però, sono stati spazzati via una prima volta con la vittoria della Coppa Italia (la quinta consecutiva) giocata in febbraio a Milano e prima ancora dalle belle prestazioni nella prima fase di Eurolega. Nei mesi successivi la difficoltà a gestire il doppio impegno, però, si fa sentire, vista l’uscita dall’europa a causa di sei sconfitte nelle ultime sette gare nel girone delle Top 16, unita a un pessimo andamento in campionato caratterizzato da 8 ko di fila in trasferta (praticamente un girone) e la quinta posizione a +2 dall’ottavo posto a un mese dall’inizio dei playoff, perdendo in quel periodo 9 partite su 14 e addirittura 5 su 6. Tutti numeri, uniti a qualche infortunio di troppo, che facevano pensare a un tracollo o comunque a una postseason con i toscani non tra i protagonisti, e invece, eccoci qui ancora una volta a parlare di Siena in finale, e a questo punto da favorita. Si comincia stasera, il Palazzetto dello Sport sarà tutto esaurito e nella Capitale c’è grandissimo entusiasmo per questo evento, per far vedere che a Roma non si vive solo di calcio. La strada per cucirsi sulla canotta il tricolore sarà lunga: come tutte le serie finora disputate in questi playoff, Roma ha il fattore campo e l’eventuale bella dalla sua, ma Siena ha dimostrato alla grande di essere pronta a queste situazioni. Probabilmente, anzi, parte con i favori del pronostico, ma gli uomini di Bianchi non devono pensare che il più sia fatto. Di sicuro sono esclusi i cappotti che i campioni in carica rifilavano puntualmente nelle edizioni passate. Da una parte gli americani di Roma e Datome, con la loro energia, agonismo e carattere, dall’altra la classe di Hackett, Brown e Moss, vinca il migliore.

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