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Barrese (Intesa Sanpaolo): “Nella Banca dei Territori il futuro è già oggi”

INTERVISTA DEL WEEK END a STEFANO BARRESE, capo della Divisione Banca dei Territori del gruppo Intesa Sanpaolo: “La fiducia e la responsabilità non sono optional ma sono l’essenza di un modello di banca come il nostro che ha messo al centro la persona” – “Razionalizzeremo ancora la rete, ma non esiste un’emergenza esuberi” -“Dall’economia reale stanno arrivando segnali incoraggianti”

Barrese (Intesa Sanpaolo): “Nella Banca dei Territori il futuro è già oggi”

“La responsabilità e la fiducia non sono un optional ma sono l’essenza stessa della banca che, nel nostro modello di business, pone al centro la persona e il rapporto con il cliente: senza fiducia e senza responsabilità la banca non esiste”. Parla con chiarezza Stefano Barrese, 47 anni, romano, laurea in Economia e dall’anno scorso capo della Divisione Banca dei Territori del gruppo Intesa Sanpaolo, che fa parte della nuova generazione di manager promossi dal ceo Carlo Messina ai piani alti della banca. Barrese sa benissimo che i casi di mala gestio, che si sono susseguiti negli anni, hanno ridotto ai minimi termini la fiducia dei cittadini verso il sistema bancario e sa che l’unico modo per recuperare terreno è quello di promuovere una rivoluzione culturale allo sportello che cerchi prima di tutto di soddisfare il cliente ma anche di valorizzare chi lavora in banca e di gratificare gli azionisti. E’ quello che sta facendo alla guida della Banca dei Territori che, con 3.300 filiali e 11 milioni di clienti, contribuisce al 49% dei ricavi di tutto il gruppo Intesa Sanpaolo ed è uno straordinario osservatorio dell’economia reale del Paese. In questa intervista a FIRSTonline Barrese spiega la filosofia e la strategia della Banca dei Territori e i risultati che sta raccogliendo.

Dottor Barrese, con oltre 11 milioni di clienti tra famiglie e aziende, la Banca dei Territori del gruppo Intesa Sanpaolo è la principale banca nel Paese e ha perciò il polso dell’economia in tempo reale: dal suo osservatorio qual è lo stato di salute dell’Italia che si intravede nella prima parte dell’anno?

“Stanno arrivando segnali incoraggianti, sia dalla qualità e dai volumi del credito che dal quadro macroeconomico, situazione peraltro confermata anche dall’Istat con una crescita più importante di quella attesa nel primo trimestre dell’anno. I nostri crediti incagliati si riducono sia a livello di stock che di nuovi Npl e questo è un primo segnale positivo. Poi continua la crescita dei prestiti che eroghiamo sia alle famiglie che alle imprese ma, se il credito ai privati era in ripresa da tempo, la novità principale della prima parte dell’anno riguarda la forte crescita delle erogazioni alle piccole e medie imprese collegata ad investimenti di medio-lungo termine e all’innovazione tecnologica di Industria 4.0. In sostanza, nei primi mesi del 2017 l’Italia, vista dall’osservatorio della Banca dei Territori del gruppo Intesa Sanpaolo, si conferma in un canale di crescita con segnali di ripresa nell’export e, sul piano interno, degli investimenti oltre che dei consumi. Purtroppo non manca qualche nube che raffredda aspettative in miglioramento”.

Quale?

“In primo luogo il macigno della burocrazia che si fatica a riformare e che frena la modernizzazione del Paese ostacolando spesso le decisioni delle imprese, dei privati e delle famiglie e, in secondo luogo, l’incertezza politica che non aiuta mai né l’economia né i mercati finanziari”.

Di fronte ai problemi generali la banca può poco, ma può fare molto nel recupero di fiducia di cui l’Italia ha un gran bisogno. Proviamo a far parlare più in dettaglio i numeri dei primi mesi dell’anno della Banca dei Territori: come stanno andando esattamente i prestiti, i mutui, la raccolta, i depositi, il risparmio e le sofferenze? Si può parlare di cambio di passo rispetto al 2016?

“La raccolta è fortemente influenzata in senso positivo anche dal successo dei Piani individuali di risparmio, gli impieghi salgono a due cifre e i flussi dei crediti incagliati scendono vistosamente. I dati dei primi quattro mesi della Banca dei Territori sono questi: 6 miliardi di erogazioni di nuovo credito a medio lungo termine alle famiglie e 5,7 miliardi di nuovi finanziamenti alle piccole e medie imprese (complessivamente in crescita del 13%)”.

Sono numeri importanti che riflettono un generale miglioramento dell’economia e il ruolo di leadership della Banca dei Territori, ma dov’è che create valore e dov’è che fate i maggiori profitti?

“In tempi di tassi bassi o addirittura negativi per le banche non è facile generare profitti, ma ci stiamo riuscendo anche quest’anno accrescendo i ricavi che derivano dai margini d’interesse, ma soprattutto dai servizi aggiuntivi e dalle commissioni. Anche in tempi difficili la nostra banca non ha mai negato il credito a chi lo merita, anche se questo non significa che si possa dire di sì a tutti e tuttavia, un elemento determinante per la redditività del nostro Gruppo e della Banca dei Territori è la leadership che abbiamo nella gestione del risparmio degli italiani, che ha funzione anticiclica e che ottimizziamo grazie alla perfetta integrazione tra le fabbriche dei prodotti finanziari in capo alla nostra sgr Eurizon Capital e alla nostra compagnia vita Intesa Sanpaolo Vita e la distribuzione che avviene attraverso la rete capillare di sportelli e filiali della Banca dei Territori”.

Il boom dei Pir rappresenta un nuovo modo di risparmiare degli italiani? Quanto inciderà sulla performance di Intesa Sanpaolo di quest’anno?

“Il debutto dei Piani individuali di risparmio è certamente la novità dell’anno, grazie alle nuove norme dell’ultima Legge di Stabilità approvate dal Governo e dal Parlamento, ed il fatto che Intesa Sanpaolo sia stata tra i primi gruppi bancari a credere in questi nuovi strumenti finanziari con il lancio di tre fondi dedicati ci sta premiando. In meno di quattro mesi abbiamo raccolto 800 milioni e avvistiamo il traguardo di un miliardo di euro di raccolta, solo sui PIR. Il modo di risparmiare degli italiani stava già cambiando e si muoveva da tempo in un’ottica di medio e lungo periodo, ma Intesa Sanpaolo l’ha assecondato offrendo sicurezza e serenità negli investimenti finanziari e rendimenti adeguati a costi sostenibili. E infatti i risparmiatori investono in fiducia nella banca prima ancora che nei singoli prodotti”.

La crescita nel risparmio gestito segnala la trasformazione di un gruppo bancario come Intesa Sanpaolo che si sta riposizionando e che sta affiancando alla tradizionale attività bancaria una maggiore spinta in direzione del wealth management: tutto questo che effetto ha e come cambia il mestiere della Banca dei Territori?

“Il nostro vantaggio competitivo è quello di aver giocato d’anticipo, cambiando il modello di Banca dei Territori nel 2015 e focalizzandolo sulla clientela, e di far parte di un gruppo fortemente coeso in cui tutti i segmenti sono integrati tra loro e remano tutti dalla stessa parte. L’obiettivo comune è quello di far crescere Intesa Sanpaolo con piena soddisfazione di tutti gli stakeholder e con dividendi rilevanti per gli azionisti. Il wealth management non è “altro” da noi, ma è parte integrante della nostra attività. Alcuni investimenti effettuati con tempismo, sia nella costante riqualificazione del personale sia nella innovazione tecnologica in direzione della multicanalità, permettono oggi alla Banca dei Territori di rispondere con efficacia alla richiesta di servizi in tutti i segmenti di business: retail, personal (per la gestione di patrimoni oltre i 100 mila euro e fino a 1 milione) e imprese. Questa attenta strategia fa sì che il nostro cost/income si collochi al di sotto del 49% e rappresenti un indice di efficienza che è in assoluto tra i primi due in Europa”.

Il Financial Times ha scritto nei giorni scorsi che il nuovo piano industriale di Intesa Sanpaolo sarà molto aggressivo e ridurrà la pletorica rete degli sportelli tagliando almeno mille filiali dal 2018 in poi: che cosa c’è di vero?

“Ha già risposto con chiarezza il nostro amministratore delegato, Carlo Messina. In Intesa Sanpaolo non c’è un’emergenza esuberi e nemmeno la Banca dei Territori, che ha 45 mila dipendenti, ha in programma tagli del personale. Il nostro modo di fare banca si basa sulla centralità della persona, che riguarda allo stesso modo i dipendenti – che sono il patrimonio e il motore della banca- e i clienti, per i quali abbiamo coniato una espressione per descrivere la nostra filosofia: “Se lo sogni lo puoi fare e noi ti aiutiamo a realizzarlo”.”

Ma in concreto quanti sportelli e filiali chiuderete?

“I numeri li esprimerà il nuovo piano industriale, ma dalla fusione che ha dato vita alla nostra banca abbiamo già ridotto notevolmente le filiali: erano 6.500 e ora sono 3.300, con una riduzione della metà mentre la riduzione media del sistema bancario italiano è del 10%. Non è escluso che ci siano in futuro altre forme di razionalizzazione della rete in funzione dell’evoluzione tecnologica e dei comportamenti del consumatore, ma esse devono discendere dalla strategia che pone sempre la persona al centro della banca. Noi stiamo accelerando sulla digitalizzazione, ma la filiale è e resta il cuore della banca. Tant’è vero che abbiamo trasformato in filiale (online) anche il call center della banca ed abbiamo investito anche sulla modifica del lay out delle filiali più importanti”.

Le tecnologie però cambiano il modo di fare banca e di servire la clientela: per Intesa Sanpaolo la banca multicanale è ancora un miraggio o una realtà sempre più diffusa?

“Per noi la multicanalità è una realtà, che i clienti possono toccare con mano, dal 2014. La nostra banca multicanale su cui operano già 5,5 milioni di clienti, è nata dall’integrazione di cinque segmenti, che sono la filiale fisica, il mobile banking, l’Internet banking, l’ATM e il call center diventato filiale online. Ma la svolta è stata l’integrazione crescente tra lavoro e banca anche grazie allo smart working che corrisponde alle esigenze del personale e del cliente. Il cambiamento è la bussola di una banca moderna, ma credo che in Intesa Sanpaolo si possa legittimamente dire che il futuro è già oggi o che quanto meno cerchiamo di anticiparlo”.

C’è però chi dice che i robot sostituiranno anche i bancari e che prestiti e depositi saranno presto gestiti dagli algoritmi che guidano i robot: è un salto di qualità o un incubo? Non si corre il rischio di smarrire la professionalità dei bancari e di rendere impersonale il rapporto del cliente con la banca?

“Il robot è utile anche in banca e non va demonizzato, ma deve essere messo al servizio della gestione e di chi la dirige, avendo ben chiaro che al centro della banca c’è e resta la persona, su cui si basa tutto il nostro modello di banca e il nostro approccio con il cliente”.

Nel suo ultimo libro “Alla ricerca della banca perduta” un economista del calibro di Marco Onado scrive che oggi i cittadini non sanno più se, dopo i casi di risparmio tradito, possano ancora fidarsi delle banche o dare ragione all’Economist che è arrivato a coniare il termine banksters: non crede che, dopo i casi di mala gestio che si sono verificati anche in Italia, per tutte le banche e quindi anche per la Banca dei Territori il recupero di fiducia resti la priorità delle priorità?

“Personalmente non mi trovo d’accordo con le generalizzazioni. E’ evidente che i casi di mala gestio vanno perseguiti, ma non si può fare di tutte le erbe un fascio, perché la responsabilità e la fiducia non sono un optional ma sono l’essenza stessa della banca. Senza fiducia e senza responsabilità la banca non esiste. E nella Banca dei Territori e nel gruppo Intesa Sanpaolo la responsabilità sociale nel rispetto delle leggi del mercato è parte integrante del modello di business, che ci porta ogni giorno a prestare la massima attenzione non solo agli aspetti economici ma anche a quelli sociali della nostra attività. Capisco che ci voglia tempo per percepirlo, ma le crisi dell’ultimo decennio hanno avviato una rivoluzione culturale all’interno della banca, che spinge chi vi lavora con passione a fare, nel rispetto delle regole, tutto quello che si può fare per soddisfare i clienti, senza dimenticare i lavoratori e i soci”.

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