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Bankitalia, Rossi: “Manca innovazione perché le imprese italiane sono troppo piccole”

Secondo il dg della Banca d’Italia, “la dimensione aziendale sistematicamente più piccola rispetto alle imprese concorrenti degli altri paesi avanzati” produce nel nostro Paese un deficit d’innovazione – La situazione è aggravata da “un sistema universitario che non produce capitale umano adeguato a un’economia moderna e avanzata”- TESTO DELL’INTERVENTO

Bankitalia, Rossi: “Manca innovazione perché le imprese italiane sono troppo piccole”

“La spesa totale in ricerca e sviluppo nel 2013 era da noi appena pari all’1,2% del Pil, rispetto al 2,1 della media dell’Unione europea, al 2,9 della Germania. Il differenziale si forma, più che nella spesa pubblica, in quella delle imprese private, su cui incide negativamente una dimensione aziendale sistematicamente più piccola rispetto alle imprese concorrenti degli altri paesi avanzati”. Lo ha detto oggi Salvatore Rossi, direttore generale della Banca d’Italia, nel corso di una lectio magistralis tenuta all’Almo Collegio Borromeo di Pavia (allegato in Pdf il testo completo della relazione).

“A causa di questa caratteristica del nostro sistema produttivo – ha aggiunto –, la distribuzione degli investimenti in ricerca e sviluppo è molto concentrata: nel 2013 alle prime tre imprese per livello di spesa faceva capo il 56 per cento della spesa privata totale, a fronte del 39 in Germania. Pur in crescita dalla metà degli anni Novanta, anche il rapporto tra il numero dei brevetti depositati presso l’ufficio europeo e la popolazione totale è comparativamente basso. La dimensione aziendale è, di nuovo, cruciale. La piccola dimensione si accompagna con una struttura proprietaria e con pratiche manageriali spesso poco inclini ad assumere i rischi dell’innovazione. D’altro canto, il mercato del venture capital, cioè la modalità di finanziamento specializzata nel favorire la crescita rapida di start-ups innovative, è ancora poco sviluppato in Italia”. 

Quanti ai lavoratori, secondo Rossi “il sistema universitario italiano non produce capitale umano adeguato a un’economia moderna e avanzata; le imprese che dovrebbero domandarlo non sono in realtà quasi mai attrezzate a riconoscerne i diversi gradi di qualità e ad assegnare loro il prezzo giusto, spesso perché troppo piccole. I livelli stipendiali, anche nei contratti ad personam, non distinguono quasi mai fra un neo-laureato di una università italiana di basso livello e un PhD di Harvard. Se si pensa alle graduate schools americane, inglesi e tedesche o alle grandes écoles francesi, sembra quasi che l’Italia abbia rinunciato a formare in casa propria la sua élite professionale, lasciando che a svolgere questo compito siano istituzioni universitarie di altri paesi”.


Allegati: Intervento completo di Salvatore Rossi.pdf

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