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Assemblea Confindustria, Mattarella: “Stipendi bassi, giovani all’estero”. Bonomi: “Salario minimo non risolve lavoro povero”.

Nell’ultima assemblea presieduta da Carlo Bonomi, il presidente della Repubblica è stato accolto da una standing ovation. Il leader degli industriali: “Capo dello Stato resti garante della Costituzione”. Mattarella: “No a capitalismo di rapina”

Assemblea Confindustria, Mattarella: “Stipendi bassi, giovani all’estero”. Bonomi: “Salario minimo non risolve lavoro povero”.

Le imprese italiane si sono riunite all’Auditorium Parco della Musica di Roma per l’Assemblea annuale di Confindustria, l’ultima guidata dall’attuale presidente Carlo Bonomi, il cui mandato è iniziato nel maggio del 2020, in piena emergenza Covid, e scadrà nel maggio del 2024.

Presenti anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, accolto al suo arrivo da una standing ovation. Per la prima volta il Capo dello Stato ha accolto l’invito degli industriali, intervenendo all’Assemblea con un discorso sui valori costituzionali. Il motivo è presto detto. La riunione si tiene in una giornata particolare: la Giornata internazionale della democrazia e quest’anno si celebra il 75° anniversario della Costituzione italiana. 

In platea anche i presidenti di Camera e Senato, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Bonomi: “Il Capo dello Stato resti garante della Costituzione”

“Siamo tra coloro che credono che, in un ordinamento come il nostro, che correttamente ambisce a una maggiore stabilità di governo, il Capo dello Stato debba continuare ad essere il garante della Costituzione”, ha affermato Carlo Bonomi nella sua relazione. Poi, rivolgendosi direttamente al Presidente della Repubblica, ha detto: “Siamo certi che Lei continuerà a far sentire la sua voce ferma e ispirata a tutela dei principi della nostra Democrazia, a sostegno delle scelte internazionali fatte liberamente dall’Italia, per l’osservanza e per l’attuazione dei diritti dei cittadini, a partire dai più fragili”.

Bonomi: “Il salario minimo non risolve il problema del lavoro povero

Tornando a temi più vicini alle imprese, il presidente di Confindustria ha affermato che l’Associazione “resta convinta che la mera introduzione di un salario minimo legale, non accompagnata da un insieme di misure volte a valorizzare la rappresentanza, non risolverebbe né la grande questione del lavoro povero, né la piaga del dumping contrattuale, né darebbe maggior forza alla contrattazione collettiva”, ha proseguito Bonomi, sottolineando che “la Costituzione ci obbliga a riconoscere al lavoratore un salario giusto” e questa funzione “è affidata alla contrattazione”. L’industria, rimarca, “negli ultimi vent’anni ha avuto dinamiche retributive di gran lunga superiori al resto dell’economia”.

Bonomi: “Su sicurezza lavoro servono regole chiare e semplici”

“La tutela della sicurezza sul lavoro presuppone regole chiare e semplici e si fonda sulla prevenzione”, ha detto Il presidente di Confindustria dopo i diversi incidenti, tra i quali quello di Brandizzo, verificatisi nelle ultime settimane. Bonomi ha richiamato i “contratti collettivi” che prevedono “piena applicazione della normativa di salute e sicurezza”.

“La nostra visione – l’unica che per noi ha senso – è che sia necessario evitare gli incidenti valorizzando una logica partecipativa – ha dichiarato – una logica che unisca nelle azioni e nelle relative responsabilità, non che divida e contrapponga, eredità di vecchi antagonismi di classe”.

Bonomi, “Nessun commento su Manovra e Pnrr, ma servono riforme”

Aprendo la sua relazione, Bonomi ha premesso: “Anche per questa nostra assemblea annuale in continuità con la scelta compiuta lo scorso anno, ospiti in Vaticano alla presenza di Sua Santità Papa Francesco, abbiamo deciso di non esprimere le nostre osservazioni sullo stato dell’economia, sul Pnrr, o sulla manovra di bilancio che si avvicina”.

In un altro passaggio il numero uno degli industriali ha detto: “Confindustria auspica profondamente riforme che leghino governabilità e capacità di dare voce e rappresentanza alle tante istanze della società civile”. Poi, rivolgendosi alle forze politiche: “Guardatevi dal compiere lo stesso errore di sempre. Evitate di progettare interventi sulla forma di Stato e sulla forma di governo maturati e ispirati da una dialettica divisiva, aliena per definizione dalla serietà, con cui proporre e giudicare impianti istituzionali così rilevanti per la democrazia e la libertà del nostro Paese. Questo appello non credo affatto che venga dalle sole imprese”. 

“Dobbiamo migliorare l’inclusività del mercato del lavoro, soprattutto nei confronti dei giovani e delle donne e garantire la piena realizzazione dei diritti che enunciamo. Non è sufficiente introdurre obblighi per legge, servono interventi e politiche coerenti”, ha aggiunto Bonomi, richiamando la Costituzione e sostenendo che “ora serve una correzione di rotta” capace di “promuovere tutte le condizioni affinché il diritto al lavoro sia effettivo”. Servono politiche industriali e politiche per il lavoro per “creare un mercato in cui concorrenza leale e competitività siano valori imprescindibili”. 

Mattarella: “Non cavalcare le paure”

“Se c’è qualcosa che una democrazia non può permettersi è di ispirare i propri comportamenti, quelli delle autorità, quelli dei cittadini, a sentimenti puramente congiunturali. Con il prevalere di inerzia ovvero di impulsi di ansia, di paura”. Queste le parole con cui il Presidente della Repubblica ha aperto il suo intervento all’assemblea di Confindustria. Il Capo dello Stato ha avvertito sui possibili errori da non fare di fronte alle sfide che la vita ci presenta: “una reazione fatta di ripetizione ossessiva di argomenti” senza “ricerca di soluzioni”. “Oppure – ancor peggio – cedere alle paure, quando non alla tentazione cinica di cavalcarle”, ha aggiunto.

Mattarella: “La Costituzione è contraria al capitalismo di rapina”

“Le aziende sono al centro di un sistema di valori, non solo economici. Siete voi, a ricordare, anche a me, che l’impresa ha responsabilità che superano i confini delle sue donne e dei suoi uomini e, aggiungo, dei suoi mercati”, ha detto Mattarella, aggiungendo che: “Le imprese sono veicoli di crescita, innovazione, formazione, cultura, integrazione, moltiplicazione di influenza, fattore di soft-power. E sono, anche, agenti di libertà. Generare ricchezza è una rilevante funzione sociale. È una delle prime responsabilità sociali dell’impresa. Naturalmente, non a detrimento di altre ricchezze, individuali o collettive”. “Non è il capitalismo di rapina quello a cui guarda la Costituzione nel momento in cui definisce le regole del gioco. Il principio non è quello della concentrazione delle ricchezze ma della loro diffusione. Il modello lo conosciamo: è quello che ha fatto crescere l’Italia e l’Europa”. 

“Vanno rifiutate spinte di ingiustificate egemonie delle istituzioni nella gestione delle regole o, all’opposto, di pseudo-assolutismo imprenditoriale, magari veicolato dai nuovi giganti degli “Over the top” che si pretendono, spesso, “legibus soluti”,  sottolinea il Capo dello Stato: “Democrazia e mercato – scrive, nel suo ultimo libro, Martin Wolf – hanno in comune l’idea di uguaglianza e concorrono entrambi alla sua attuazione”.

Mattarella: “I giovani vanno all’estero per la povertà delle offerte retributive”

Dopo aver citato Luigi Einaudi e Franklin Delano Roosevelt, il Capo dello Stato ha parlato dei giovani e del loro – difficile – rapporto – con il mercato del lavoro: “La democrazia si incarna nei mille luoghi di lavoro e studio. Nel lavoro e nella riflessione dei corpi sociali intermedi della Repubblica. Nel riconoscimento dei diritti sociali. Nella libertà d’intraprendere dei cittadini. Prima di ogni altro fattore, a muovere il progresso è, infatti, il `capitale sociale´ di cui un Paese dispone. Un capitale che non possiamo impoverire. È una responsabilità che interpella anche il mondo delle imprese: troppi giovani cercano lavoro all’estero, per la povertà delle offerte retributive disponibili”. 

“Qual è un principio fondamentale della democrazia? Evitare la concentrazione del potere, a garanzia della libertà di tutti. Vale per le istituzioni. Vale per le imprese, a proposito delle quali possiamo parlare di concorrenza all’interno di un mercato libero. E la lotta ai monopoli ne rappresenta capitolo importante. L’impresa è una formazione intermedia nella nostra società, un corpo sociale di quelli richiamati dalla Costituzione che contribuiscono alle finalità da questa definite, concorrendo al soddisfacimento di bisogni”, ha aggiunto Mattarella.

Anche il Presidente della Repubblica ha dedicato parte della sua riflessione alla sicurezza sul lavoro: “L’economia di mercato non pone in discussione valori costituzionalmente rilevanti, quali il rispetto della dignità umana e il dovere di solidarietà. O l’art. 35, relativo alla tutela del lavoro, il 36, sulle condizioni di lavoro, o il 37 sulla donna lavoratrice. È anzitutto il tema della sicurezza sul lavoro che interpella, prima di ogni altra cosa, la coscienza di ciascuno. Democrazia è rispetto delle regole, a partire da quelle sul lavoro”.

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