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Alla Borsa piace la formula Popolare: dilaga la moda degli aumenti di capitale

Il mondo va alla rovescia: fino a poche settimane fa le ricapitalizzazioni delle banche erano lo spauracchio più temuto dal mondo della finanza – Al contrario, come dimostra la proposta d’aumento del Banco Popolare, ma anche la prossima ricapitalizzazione di Bpm, oggi il mercato va a caccia delle “operazioni pulizia” dei gruppi europei del credito

Alla Borsa piace la formula Popolare: dilaga la moda degli aumenti di capitale

ALLA BORSA PIACE LA FORMULA POPOLARE
DILAGA LA MODA DEGLI AUMENTI DI CAPITALE

Il mondo va alla rovescia. Fino a poche settimane fa gli aumenti di capitale delle banche erano lo spauracchio più temuto dal mondo della finanza. Al contrario, come dimostra la proposta d’aumento del Banco Popolare, ma anche la prossima ricapitalizzazione di Bpm, oggi il mercato va a caccia delle “operazioni pulizia” delle banche europee, tappa obbligatoria in vista della Asset quality review degli ispettori della Bce. In sintonia con quanto affermato da George Soros per cui “il mio staff non vede l’ora di fare una montagna di quattrini con gli istituti europei che partono dlle situazioni più deboli”. Oltre che con l’immobiliare commerciale, a giudicare dall’acquisto del 5% di Igd, la società che controlla i centri commerciali di Coop.

Ma torniamo alle banche, alle Popolari, soprattutto, già individuate dal Fondo Monetario come l’anello debole del sistema bancario italiano. Ma la debolezza, in finanza, è parente stretta del buying opportunity, ovvero della speranza di poter comprare al momento giusto e beneficiare delle ristrutturazioni. La “rivoluzione bancaria” innescata dal passaggio al controllo della Bce sarà secondo gli operatori, l’acceleratore sia delle riforme di sistema che del rafforzamento patrimoniale non chè il punto di partenza delle aggregazioni tra gli istituti di categoria attrono alle banche più forti. Perciò grande importanza viene attribuita al fatto di muoversi per primi con idee e strategie chiare.

Di qui il gradimento per il Banco Popolare che il 31 marzo darà il via all’aumento da 1,5 miliardi ( una cifra pari alla sua capitalizzazione) che vanta global coordinator del calibro di Ubs e Mediobanca, è l’unico titolo in grado di sfidare le paure per la crisi Ucraina. Merito del business plan a giudicare dalla promozione di Deutsche Bank ha alzato il rating a buy da hold e il target price a 2 euro per azione da 1,4 euro dopo la presentazione del piano industriale di venerdì scorso, alla vigilia dell’assemblea. A detta degli analisti tale piano è “credibile” e conservativo per quanto riguarda le assunzioni macroeconomiche e le proiezioni sul fronte dei costi.

Nonostante possibile volatilità di breve termine a causa dell’aumento di capitale, gli esperti segnalano che il rafforzamento del capitale, la pulizia del bilancio e gli obiettivi di medio termine sono fattori positivi che eliminano i principali timori che ruotano attorno alla banca.

Discorso analogo può valere per la Banca Popolare di Milano +1% . L’istituto, sotto la guida di Giuseppe Castagna, intende rispettare i tempi eseguendo l’aumento di capitale (500 miioni) entro la fine di aprile. I nuovi vertici di piazza Meda hanno respinto le pressioni dall’interno per far slittare l’operazione consapevoli che di questi tempi chi tardi arriva male alloggia e sul mercato dei capitali rischia di esserci la ressa, nei prossimi mesi.

La conferma è il nervosismo che accompagna in Piazza Affari Banca Popolare dell’Emilia Romagna. L’istituto non ha abbandonato l’obiettivo Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, inseguito anche dalla popolare di Vicenza (che ha lanciato un aumento di capitale per un miliardo). Ma l’istituto di Modea non ha finora sciolto le incognite sul futuro. Nonostante le smentite, gli analisti ritengono che in vista dell’asset quality review la banca deciderà di rinforzare il capitale per 400 milioni di euro. Qualcosa di più si saprà mercoledì, quando la banca riporterà i risultati del 2013.

Non sempre giovano, del resto, gli annunci a sorpresa. E’ in ribasso a Piazza Affari la Banca Popolare di Sondrio dopo che venerdì il cda ha deciso di proporre in assemblea. Ma la reazione degli operatori si spiega soprattutto con il clima generale ribassista, sull’onda dei fatti di Crimea. E poi la banca è stata molto attenta a sottolineare che l’umento non servirà a coprire buchi. L’istituto presieduto da Piero Melazzini sostiene in una nota che «l’attuale patrimonio della banca consente il rispetto dei vigenti limiti previsti dalla normativa di Vigilanza» e spiega che la scelta «di proporre alla base sociale e al mercato un’operazione di aumento del capitale sociale è anzitutto fondata sul positivo procedere aziendale e, quindi, sulle prospettive di ulteriore sviluppo del gruppo» e, quindi, «sulla capacità di competere attivamente, in modo sempre più incisivo, nei mercati di riferimento».

Si dà per molto probabile poi, che presto segurà una decisione analoga da parte del Credito Valtellinese alle prese, già al 30 settembre scorso, una situazione non leggerissima sul fronte dei crediti: da fine 2012 al 30 settembre i crediti deteriorati netti erano cresciuti del 33% mentre l’indice di copertura del totale crediti deteriorati è pari al 32,5%. Un aumento da alcune centinaia di milioni sembra alle porte.

L’elenco non finisce qui. A giugno ci sarà l’aumento di Carige (800 milioni). E’ facile scommettere du operazioni in arrivo su Veneto Banca (500milioni ) e su banca Marche (400 milioni) in linea con i voleri di Banca d’Italia. Ma su tutte le iniiative incombe la madra di tutti gli aumenti: Monte Paschi, 3 miliardi da trovare entro giugno per evitare il naufragio o la nazionalizzazione del terzo istituto italiano.

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