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Agcom: Tlc in crescita e la “Tv liquida” toglie spazio alla tradizionale

La relazione annuale del presidente Agcom Marcello Cardani in Parlamento – Aumentano gli investimenti (7 miliardi) sulla rete ma l’Italia è ancora molto in ritardo sulle connessioni Internet in banda ultralarga. Fake news e informazione in rete: “Un bene pubblico e un problema di democrazia”. Il nodo dell’asta frequenze: 2,5 miliardi in bilico

Agcom: Tlc in crescita e la “Tv liquida” toglie spazio alla tradizionale

“I ricavi del settore delle telecomunicazioni e dei singoli segmenti che lo compongono (tlc, media e servizi postali) rappresentano anche per il 2017 oltre il 3% del PIL nazionale” ha dichiarato questa mattina Angelo Cardani, Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle telecomunicazioni nel discorso di presentazione della relazione annuale alla Camera dei Deputati.

Con questo dato generale si fotografa e si sintetizza un anno complesso di un settore che sta attraversando grandi trasformazioni ed evidenziando dinamiche articolate, molte delle quali del tutto incognite. Il trend si conferma in leggera crescita con un +1,2% rispetto allo scorso anno dove, in particolare, emerge la rilevanza di Internet e delle spedizioni postali, mentre si osserva una significativa riduzione degli altri comparti, in particolare il settore radiotelevisivo e l’editoria.

Nel dettaglio, la relazione dell’Autorità riferisce che sono in crescita gli accessi broadband da rete fissa con un + 3,8% che compensano in parte il calo dei servizi da rete mobile con un -1,9% (si genera più traffico dalle abitazioni che dalle SIM); si rileva una flessione dei ricavi per la televisione in chiaro del 3,5% mentre tiene il volume generale delle pay-tv; il settore dell’editoria conferma un trend negativo con un segno del -5,2% e ne soffrono, in particolare, i quotidiani e i periodici con un -8,9% dove i ricavi si riducono a 3,6 miliardi; la pubblicità conferma ulteriormente un significativo cambio di direzione verso il mondo dell’online con un tasso di crescita del 12% con un valore assoluto di oltre 2,2 miliardi di euro; infine, si osserva un sostanziale calo dei tradizionali servizi postali a fronte della crescita rilevante dei servizi di corriere grazie anche al forte sviluppo dell’e-commerce.

TV, INTERNET E INFORMAZIONE: UN BENE PUBBLICO

La televisione, ancora una volta, appare centrale come mezzo di comunicazione in termini di importanza e credibilità nella diffusione di notizie mentre invece non sembra accadere lo stesso per quanto riguarda l’informazione online e il fenomeno preoccupante delle fake news che circolano in rete. “Il contrasto
alla disinformazione ed alla deriva delle fake news – ha sottolineato il presidente Agcom Marcello Cardani – acquisisce senso e sostanza solo se collocato nel contesto della difesa dei principi dei nostri ordinamenti democratici. Siamo ben consapevoli, infatti, che quei fenomeni e quella deriva mettono a rischio non solo,
banalmente, la sopravvivenza dei mezzi d’informazione classici, quanto, soprattutto, la salvaguardia dei modelli classici di formazione dell’opinione pubblica e di costruzione del consenso, e dunque,
in definitiva, dei nostri assetti democratici”.

2017, L’ANNO DELLA “TV LIQUIDA”

La tv perde il 2% complessivo di ricavi a fronte di un processo che appare sempre più significativo. “Il 2017 può essere ricordato anche come l’anno della definitiva consacrazione della “televisione liquida” “afferma Cardani. Crescono in modo esponenziale i cittadini (circa 3 milioni), per la maggioranza giovani, che usufruiscono dei servizi televisivi in modo non lineare, scaricando sui propri device i prodotti preferiti e componendo un proprio palinsesto. Interessante osservare che la tv tradizionale mantiene un proprio bacino di riferimento in termini di audience in prime time (oltre 25 milioni).

ITALIA AL 25° POSTO PER GLI ACCESSI ALLA BANDA ULTRALARGA

Il presidente dell’Autorità ha posto molto accento sul quadro europeo. Anzitutto ha ribadito il concetto relativo alla creazione di una “GigaBit Society” dove ad ogni cittadino deve essere consentito l’accesso alla rete ad altissima velocità, in grado di garantire la fruizione di prodotti e servizi a condizioni garantite in un mercato unico digitale. Si parla di e-democracy in un quadro regolamentare allargato dove sono necessari interventi sul piano dei diritti, anzitutto delle persone e dell’informazione.

Il confronto tra il nostro Paese e il resto del continente è ancora complicato. L’obiettivo di assicurare la copertura a 100 mega non sembra immediato. Emerge il tasto dolente del quadro nazionale, dove ancora si sconta un gap significativo con buona parte dell’Europa che invece viaggia con altri numeri sulle reti fisse e dove pure l’analfabetismo digitale sembra connotare buona parte della nostra cultura. Lo scorso anno, da fonte DESI 2017, l’Italia risultava al 25° posto per numero di abbonamenti alla banda ultralarga e alla 23° posizione per la copertura NGA – Next Generation Access.

IL NODO DELL’ASTA FREQUENZE: 2,5 MILIARDI IN BILICO

È stato fatto un esplicito riferimento al tema della riallocazione delle frequenze pregiate intorno ai 700 Mhz (Firstonline se ne è occupato più volte), ricordando che per il prossimo settembre è previsto l’avvio delle procedure per i diritti d’uso di queste preziose risorse. Dall’esito dell’asta, lo Stato ha messo in bilancio un introito minimo di 2,5 miliardi di euro sempreché non intervengano “intoppi” dovuti ai ricorsi presentati al Tar da parte di Mediaset, dal Gruppo di Cairo editore e, per ultimo, da Retecapri. Comunque, dovrà essere prima definito il “percorso attuativo” del Piano nazionale delle frequenze al fine di garantire eque condizioni economiche per gli operatori e tutele per i consumatori.

Infine, è stata posta particolare attenzione al complesso e delicato tema dei big data. Si tratta di una nuova frontiera che interessa vasti settori della vita sociale e politica: si spazia dalle relazioni sociali a quelle professionali, dalle opinioni, i linguaggi, i comportamenti individuali e collettivi alle propensioni e scelte di consumo. Su tutto questo grava un grande interrogativo a proposito della sicurezza: come si controllano queste enormi masse di dati e informazioni sensibili? Il sistema degli algoritmi che governano i big data sono neutrali? A chi appartengono? È supponibile che si possa trattare di un bene “pubblico” e che in quanto tale possa o debba essere sottoposto ad un vaglio regolamentare adeguato? Domande complesse alle quali l’Autorità si ripromette di intervenire.

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