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Addio alla Tav più vicino, M5S all’attacco ma Salvini frena

Tensione sulla Tav: i grillini spingono sul premier Giuseppe Conte ma arriva lo stop di Matteo Salvini: “Sulla Tav occorre andare avanti, non indietro”. L’addio all’alta velocità con la Francia può costare 2 miliardi, il Tap molto di più: 8 miliardi solo di penali. Palazzo Chigi: “Nessuna decisione presa”. La Francia: “C’è confusione in Italia”

Addio alla Tav più vicino, M5S all’attacco ma Salvini frena

L’addio alla Tav è sempre più vicino. Sarebbe questa la posta da mettere sul piatto per accogliere le pressioni del M5S da un lato e “salvare” la realizzazione del gasdotto Tap dall’altro. La realizzazione della Torino-Lione, concordata con la Francia e al centro degli assi ferrovieri europei, è stato uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale pentastellata. Proprio per questo, il pressing dei grillini sul governo Conte non solo non si è fermato ma è andato via via crescendo. Un primo segnale dell’insofferenza verso la Tav è arrivato quando il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli ha fatto capire che il contratto per la realizzazione della tratta piemontese del collegamento ferroviario si sarebbe quantomeno potuto modificare: un anticipo sullo stop definitivo? Così è stato interpretato da molti.

Il sacrificio della Tav, che la Lega però fortemente vuole, sarebbe il prezzo da pagare per salvare invece il Tap, il gasdotto che dall’Azerbaijan traversa Turchia e Grecia, passa sotto l’Adriatico ed è previsto approdare in Puglia. Anche questa opera rientra nei cosiddetti “corridoi” europei per l’energia e porterà in Italia (e da qui in Europa) 8-10 miliardi di metri cubi di gas l’anno a regime. Snam, che gestisce la rete dei gasdotti in Italia, è azionista con il 20% del Tap ma soprattutto cancellare il gasdotto – allo stato in cui si trovano i lavori già in fase avanzata di realizzazione sulla tratta internazionale e osteggiati in Italia su base locale e dal governatore pugliese Emiliano – costerebbe non meno di 8 miliardi in penali . Il conto da pagare per cancellare la Tav invece viene valutato circa 2 miliardi (escluse le penali da pagare alle aziende per le commessi in corso d’opera o già avviate) contro i 3 miliardi di costo di completamento dell’opera. Da considerare infine che la società per la realizzazione Tav (si chiama Telt – Tunnel Euralpin Lyon Turin) è divisa al 50% con la Francia. L’azionista italiano sono le Ferrorive dello Stato il cui vertice è stato decapitato pochi giorni fa dal ministro Toninelli. Il rinnovo del consiglio d’amministrazione passerà dal consiglio dei ministri convocato oggi, venerdì 27 luglio alle 12, insieme alla partita sulle nomine Rai.

Il pressing dei pentastellati su Giuseppe Conte sembra stia portando dei risultati e il premier sarebbe pronto ad  accogliere le richieste che arrivano dal vice Luigi Di Maio. Ma si apre una nuova frattura con la Lega: il ministro dell’Interno Salvini, venerdì mattina nel corso di una trasmissione tv ha avvertito:”Occorre andare avanti e non tornare indietro”, ha detto il leader leghista. E ha aggiunto: “L’opera serve e se per caso da un’analisi attualizzata del 2018 non serve, costa di più bloccarla che non proseguirla? Questo è il ragionamento che varrà su tutto, analisi costi benefici, la Tav, la Tap, la Pedemontana, Terzo Valico. Questo c’è scritto e questo faremo. C’è l’analisi costi-benefici, non è che faccio pagare agli italiani miliardi”. E alla presidenza delle Fs vuole Giuseppe Bonomi, ex Sea,  da sempre vicino alla Lega.

Alla fine Palazzo Chigi precisa che “il dossier sulla Tav al momento non è ancora giunto sul tavolo del Presidente del Consiglio, dunque nessuna decisione è stata ancora presa e soprattutto non ci sono state valutazioni al riguardo”. E cerca così di placare gli animi dei due contendenti.

La Francia reagisce con sgomento di fronte “alla confusione” italiana. “Seguiamo la situazione con grande attenzione, ma onestamente facciamo fatica a vederci chiaro, perché c’è tanta confusione. Lunedì, su radio 1, il ministro Toninelli dice che la Tav va migliorata, ora dicono che la vogliono bloccare. Mi chiedo come sia possibile cambiare idea così nel giro di 4 giorni?”. Lo dice all’ANSA Stephane Guggino, delegato generale del comitato francese Transalpine, che promuove la linea ad alta velocità Lione-Torino.

“Osservo che in seno alla coalizione di governo” i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi di Maio, “non sono per niente d’accordo”. E però a un certo punto, se davvero verrà presa, la decisione di bloccare la Tav “dovrà passare da un voto del parlamento: qualcuno dovrà assumersi le proprie responsabilità”, afferma Guggino.

Aggiornato sabato 28 luglio alle 10,30

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