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ACCADDE OGGI – Il 16 novembre 1977 le BR sparano al giornalista Casalegno

Era il vicedirettore della Stampa e fu colpito per i suoi articoli di grande lucidità e grande coraggio civile contro il terrorismo – Morì dopo 13 giorni di agonia: fu il primo giornalista ucciso negli Anni di Piombo

ACCADDE OGGI – Il 16 novembre 1977 le BR sparano al giornalista Casalegno

Il 16 novembre del 1977, alle ore 13.55, un gruppo di quattro terroristi delle Brigate Rosse sparò a Carlo Casalegno, all’epoca vicedirettore del quotidiano La Stampa. Dopo 13 giorni di agonia, il 29 novembre Casalegno si spense all’ospedale Le Molinette di Torino. Fu il primo giornalista ucciso da terroristi durante gli anni di piombo.

Sembra che i brigatisti avessero inizialmente pianificato di gambizzarlo, ma, dopo una serie di rinvii e dopo una discussione interna alla colonna torinese, i terroristi decisero che il numero due della Stampa doveva pagare con la vita i suoi articoli contro la lotta armata.

Dalle colonne del suo giornale, infatti, Casalegno esortava i torinesi a non indietreggiare di fronte al terrorismo e a fare ciascuno la propria parte. Erano prese di posizione di particolare valore civile, considerata l’aria di paura che si respirava in città a quei tempi.

Nel 1976 si era aperto proprio a Torino il processo alle Brigate Rosse, che vedeva tra i suoi principali imputati Renato Curcio. Il clima ad alta tensione era culminato nell’uccisione dell’avvocato Fulvio Croce, che aveva preso la difesa d’ufficio dei brigatisti nonostante questi avessero minacciato di morte chi l’avesse fatto. A quel punto, moltissimi cittadini chiamati a comporre la giuria popolare rifiutarono l’incarico.

L’agguato a Casalegno avvenne mentre questi stava ritornando nella propria abitazione, in corso Re Umberto. Voleva pranzare, ma non arrivò mai alla porta di casa. Fu aggredito nell’androne del palazzo, dove il brigatista Raffaele Fiore lo colpì con quattro colpi di pistola al volto.

Anni dopo, durante il processo in Corte d’Assise – che si svolse a Torino nell’estate del 1983 – i brigatisti dissero che avevano deciso di uccidere Casalegno anziché gambizzarlo (come avevano fatto invece con Indro Montanelli) principalmente a causa di un suo duro articolo dell’11 novembre 1977 intitolato “Non occorrono leggi nuove, basta applicare quelle che ci sono”.

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