Condividi

5G: altro test per il Governo Meloni. 50 scienziati dicono no all’aumento dei limiti per i campi elettromagnetici

Il decreto sui campi per la telefonia 5G rinviato dal governo. Crescono gli oppositori all’innalzamento dei limiti. Le preoccupazioni del mondo della scienza

5G: altro test per il Governo Meloni. 50 scienziati dicono no all’aumento dei limiti per i campi elettromagnetici

Il decreto non è passato ma non è detto che sia finita. La rete 5G è un grande affare e l’innalzamento dei limiti di emissione da 6 volt/metro quadro a 24/ metro quadro, contenuto in un decreto legge, è stato accantonato. Probabilmente se ne riparlerà in autunno. Ma il tema potrebbe essere spostato addirittura a dopo le elezioni europee, viste le implicazioni extra “nazione”. Quello che è certo è che la questione è in cima ai programmi delle aziende telefoniche. La rete 5G sfrutta una serie di punti di trasmissione sul territorio che farebbero male alla salute pubblica. Il condizionale è dovuto, giacché se ne parla da anni senza avere una conclusione univoca. Una serie di provvedimenti italiani ed europei hanno riguardato la giusta potenza di trasmissione, ma il dibattito resta su due sponde: economiche e ambientali. Il problema che abbiamo di fronte è di organizzare il territorio in modo che la tecnologia 5G per i cellulari funzioni al meglio e senza danni per nulla e nessuno. Gli ambientalisti sono soddisfatti della mancata approvazione del decreto, ma il governo dovrà fare i conti anche con l’appello di 50 scienziati, tutti esperti di campi elettromagnetici.

L’appello della scienza

“La notizia che il Governo sta prendendo in considerazione la possibilità di aumentare il valore di attenzione di 6 V/m per i luoghi di vita dove si permane più di 4 ore è motivo di grande preoccupazione” dice Fiorenzo Marinelli, del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Bologna. Un aumento dei limiti sarebbe una scelta del tutto irrazionale e pericolosa per la salute pubblica, visto che la ricerca scientifica ha dimostrato che gli attuali standard di sicurezza sono inadeguati. Sono 20 anni che si parla di esposizioni alle radio frequenze, dicono gli scienziati, e, come dicevamo, ci sono stati molti interventi normativi sin dai tempi in cui al governo in Italia erano Ministri Antonio Maccanico e Umberto Veronesi. Ma le ricerche internazionali – si legge nell’appello – dimostrano ampiamente che le esposizioni alla radiofrequenza, anche al di sotto degli attuali standard di sicurezza, producono danni alla salute e riducono i livelli di benessere nella popolazione. È stata chiesta la riduzione dei limiti di esposizione della popolazione “a 0,6 V/m, per garantire la salute pubblica e, in particolare, l’incolumità dei soggetti vulnerabili come i bambini, le donne in gravidanza, i malati cronici, i malati di tumore e gli elettrosensibili”. L’appello è sottoscritto tra gli altri da David Gee ex direttore dell’Agenzia Europea per la Protezione dell’Ambiente ed Henry Lai dell’Università di Washington, considerati tra i maggiori esperti mondiali di elettromagnetismo. Intanto la Tim che ha appena completato i lavori in altre tre città di Valle D’Aosta, Abruzzo e Veneto continua ad appoggiarsi agli impianti a 4G. In fondo si tratta di un numero in più.

Commenta