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Vinitaly International alla conquista degli USA e del mondo

In occasione della prima tappa di Vinitaly International 2013 sono stati presentati i risultati sui trend americani di consumo di vino: svetta il mercato italiano per produzione, assortimento e acquisti, con i rossi come fiore all’occhiello.

Vinitaly International alla conquista degli USA e del mondo

“Vinitaly in the World”, il progetto avviato da Veronafiere per promuovere l’eccellenza dei vini italiani nel mondo, è ripartito a fine gennaio con un nuovo nome: “Vinitaly International”, debuttando in occasione delle due tappe statunitensi che hanno aperto la stagione 2013, il 28 gennaio a New York e il 30 gennaio a Miami. La rassegna interesserà mercati strategici come USA, Russia, Giappone e Hong Kong, affermandosi come estensione dello storico appuntamento italiano a livello globale. Vinitaly International rappresenta, infatti, una piattaforma commerciale particolarmente efficace per la promozione e l’esportazione dei vini italiani, attraverso la creazione un dialogo costante tra aziende domestiche, enti governativi e attori internazionali di prim’ordine. A questo proposito, è stato previsto un ricco percorso di degustazioni guidate tenute dal Gruppo Italiano Vini (GIV), Soave, Palm Bay e Consorzio Tutela Prosecco DOC, con il supporto della nuova applicazione per iPad “Vinitaly Interactive”, registrando le preferenze di ogni degustatore usando un codice QR e permettendo di ricevere al termine un tasting book personalizzato.

In occasione della prima tappa di Vinitaly International 2013 sono stati affrontati i risultati dell’Annual Survey of Imported Wine Consumption Trends in the USA, realizzata dall’istituto Wine Opinions, sui trend statunitensi di consumo di vino. I dati della ricerca evidenziano come, dal 1993, il consumo di vino negli USA sia cresciuto costantemente ogni anno, tanto che le previsioni di chiusura per il 2012 si attestano su un +2,9% sul 2011. L’Italia risulta essere il primo paese esportatore di vino negli USA, con una quota di mercato in crescita del 7,2% nei primi 9 mesi del 2012 rispetto all’anno precedente. E, secondo le previsioni, la crescita dei consumi proseguirà ad un ritmo del 2,4% annuo sino al 2016. Gli USA rappresentano, inoltre, tra i paesi produttori di vino, quello che ne conta il più grande numero di consumatori, seguito da Germania, Francia, Regno Unito e Italia. È stato stimato infatti che siano 100 milioni gli adulti che bevono vino almeno una volta ogni 2 mesi, il 93% dei quali appartiene alla categoria dei “core drinkers”, vale a dire coloro che bevono vino almeno una volta alla settimana. I “Millennials”, giovani tra i 16 e i 33 anni, rappresentano il traino di questo mercato, con abitudini di consumo sempre meno occasionali e sempre più “core”. Nel dettaglio delle quantità di vino d’importazione venduto negli USA nel trimestre ottobre-dicembre 2012, l’Italia domina la classifica, davanti a Francia e Australia, sia per quantità assolute sia per percentuali di acquisto di ciascuna delle quattro fasce di età analizzate: Millennials (16-33 anni), Generazione X (34-45), Baby Boomers (46-66) e Over 67.

La ricerca evidenzia che i vini italiani più apprezzati sono quelli rossi: nel secondo semestre 2012 il mercato italiano svetta infatti al primo posto con il 62% delle vendite complessive, registrando un +8% sulla Francia e + 1% rispetto alla Spagna. Il Belpaese si posiziona invece al secondo posto nella classifica dei vini bianchi e rosati con il 35% di quantità di bottiglie vendute, dietro alla Francia (46%). Da notare che la passione per i rossi italiani, si esprime anche per quelli di fascia più costosa, tra i 20 e i 50 dollari, che gli americani riservano maggiormente alle occasioni speciali. Il 62% degli intervistati li definisce “eccellenti”, dato che scende al 57% per i vini francesi e al 51% per quelli spagnoli. Nella graduatoria dei rossi “economici”, a meno di 20 dollari a bottiglia, Spagna e Italia sono in vetta alle preferenze degli americani, seguite dalla Francia.

La popolarità dei nostri vini è, infine, confermata dalle scelte degli stessi negozi nei quali avviene la maggior parte degli acquisti: l’Italia è al primo posto sia per l’assortimento che la varietà di etichette con il 55% delle preferenze, seguita da Francia (52%) e Australia (50%).

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