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Ue e Istat, due nuove tegole per l’Italia e Piazza Affari

L’ultimatum della Ue al Tesoro sul debito e soprattutto la certificazione del ristagno dell’economia italiana mettono ansia a Piazza Affari che guarda con preoccupazione al rialzo dello spread – Dopo un ottobre da dimenticare, le Borse sperano nel buon cuore delle banche centrali – Oggi confronto Tria-Visco alla Giornata del risparmio a Roma

Ue e Istat, due nuove tegole per l’Italia e Piazza Affari

I mercati si apprestano ad archiviare, senza troppi rimpianti, un ottobre difficile, uno dei peggiori mesi per le Borse di tutto il mondo negli ultimi anni, sotto la pressione di tassi in ascesa, dazi sempre più pericoloso e le incertezze in arrivo dalla zona euro, che alle spine della Brexit e dell’Italia, ha aggiunto l’incognita del dopo Merkel.

Ma il Toro, almeno in Asia e a Wall Street, non s’arrende. I mercati sperano che il peggioramento globale in atto, così visibile in Europa, commuova le autorità monetarie, a partire dalla Fed, spingendo Jerome Powell (e Mario Draghi) ad imitare la Bank of Japan, intenzionata a confermato la politica iper-espansiva e la People Bank of China che stamane ha lanciato un’emissione in renmimbi per sostenere la liquidità di Hong Kong.

ANCHE IN ASIA FRENA L’ECONOMIA. MA I LISTINI SALGONO

E così, nonostante i dati negativi in attivo dall’indice manifatturiero cinese, appena sopra il confine tra crescita e recessione, l’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen guadagna l’1%, limitando in parte i danni del mese nero (-8,5%). Stesso copione ad Hong Kong che sale dello 0,6% (-9,5% in ottobre).

Anche il Giappone si avvia a chiudere in rialzo dell’1,7% grazie alla spinta delle società dell’informatica e dell’industria dei semiconduttori: in ottobre però il ribasso sfiora il 10%. I dati della produzione industriale a settembre sono peggiori del previsto. Lo yen si indebolisce a 112,3 su dollaro. Lo yuan cinese è poco mosso, ma intorno ai minimi degli ultimi dieci anni su dollaro.

Anche la Corea del Sud accusa un forte calo dell’industria manifatturiera (-8,9%), il tonfo peggiore dall’autunno del 2009. L’indice Kospi, però, sale dello 0,3%.

RIMBALZA IL PETROLIO A 76,3 DOLLARI

Il petrolio Brent è rimbalzato nella notte, ora è a 76,3 dollari il barile, dal -1,9% della chiusura. A Piazza Affari ieri Eni -0,2%.

VOLANO I CHIP. BRACCIO DI FERRO SUL TECH CON PECHINO

Giornata all’insegna della volatilità anche per Wall Street, ma con un finale in netta risalita. L’indice Dow Jones ha messo a segno un rimbalzo dell’1, 77, S&P 500 +1,55%. Nasdaq +1,58% sotto la spinta della resurrezione dei chips: +4,2% l’indice dei semiconduttori, guidati da Intel +5,2% e da Nvidia +9,4%. È sul terreno dei semiconduttori che si consuma l’ultimo, aspro scontro tra Washington e Pechino: ieri gli Usa hanno opposto pesanti restrizioni a Fuijan Jinhua, una delle start più promettenti della tecnologia cinese, sollevando l’ira delle autorità.

FACEBOOK: PIÙ UTILI, MENO RICAVI.

Difficile interpretare i conti di Facebook. L’utile è salito del 9% a 5,13 miliardi di dollari, meglio del previsto. Sotto le previsioni i ricavi, saliti del 33% a 13,7 miliardi, meno delle stime degli analisti. Gli utenti attivi su base giornaliera sono stati 1,49 miliardi, +9% anno su anno, ma poco meno delle attese. %. Al Nasdaq il titolo ha chiuso in rialzo del 2,9% e all’After Hours è salito di un altro 3,4% a 151,29 dollari.

TONFO DI GENERAL ELECTRIC. DIVIDENDO DI UN CENT

Di facile lettura invece il tonfo di General Electric (-8,8%) dopo la presentazione dei dati del trimestre, sotto le attese, in più ci sono le indagini sulle sue pratiche contabili. La società ha assegnato un dividendo di un cent per azione.

RALLENTA L’EUROPA, RISTAGNA L’ITALIA

La frenata dell’economia non ha risparmiato l’Europa. Anzi, il rialzo dei mercati di lunedì è stato spazzato via dai dati deludenti sull’economia della zona euro, solo+0,2% di crescita nel terzo trimestre, l’incremento tendenziale più fiacco da metà 2014. Anche in questo caso mercati hanno registrato la novità, peraltro attesa, senza reazioni esagerate: la frenata potrebbe indurre la Bce a rallentare l fine degli stimoli anche perché le ultime indicazioni stanno a confermare che non si tratta più di un rallentamento passeggero.

LA UE CHIEDE NUOVI CHIARIMENTI AL GOVERNO

Ma le difficoltà europee spaventano assai meno della stagnazione dell’economia italiana, sostanzialmente ferma nel terzo trimestre. Una frenata che, per dirla con l’Istat “giunge dopo una fase di progressiva decelerazione e implica un abbassamento del tasso tendenziale di crescita che passa allo 0,8% dall’1,2% del secondo trimestre”. L’economia italiana, dunque, sta rallentando sia per effetto della congiuntura internazionale che della caduta degli investimenti, sia nell’auto che nei macchinari. A questo punto la stima del governo appare molto ottimistica e, di conseguenza anche il target del deficit nominale al 2,4% fissato dal governo appare a rischio. Un allarme che trova conferma in una nuova lettera da Bruxelles firmata da Marco Buti, direttore degli affari economici della Ue, in cui si chiede spiegazione dei “fattori rilevanti” che impediscono al debito di scendere.

La congiuntura pesa anche sulla moneta unica. L’euro tratta stamane a 1,134, ai minimi da 14 mesi.

I dati macro hanno gelato Piazza Affari che a metà mattinata stava avanzando dello 0,6%. Milano ha comunque limitato la discesa allo 0,22%, peraltro sufficiente a far scendere l’indice sotto quota 19 mila, a 18.998 punti.

Deboli gli altri mercati dell’eurozona. Perdono Francoforte (-0,45%), Parigi (-0,22%) e Madrid (-0,18%). Tiene Londra, in netto rialzo Zurigo (+1,13%).

I BTP VOLANO AL 3,49%, SPREAD A 312

Ma il dato più inquietante riguarda il mercato del debito. Lo spread ha chiuso la giornata in netto rialzo, sui massimi di seduta, ben oltre la barriera dei 300 punti. Il differenziale tra il decennale italiano e quello tedesco è arrivato a 312 punti base, dai 298 punti della chiusura di ieri, mentre il rendimento del decennale italiano è arrivato a sfiorare la soglia del 3,5%, al 3,49%, in forte aumento dal 3,35% di lunedì e al 3,36% dell’asta della mattina in cui il titolo a cinque anni sono stati collocati al 2,58%.

Quali le conseguenze per il Tesoro? Il maggior costo del finanziamento del debito da aprile ad oggi ha comportato un onere aggiuntivo di 6,5 miliardi di euro. La sola asta di ieri è costata 689 milioni in più.

SBANDA FCA NONOSTANTE LA SUPERCEDOLA

La congiuntura negativa ha inciso anche sull’andamento dei titoli industriali.

Perde colpi Fiat Chrysler (-3,2%) nel giorno della trimestrale. Subito dopo la pubblicazione dei conti il titolo aveva mostrato un recupero, favorito dalla notizia della distribuzione di una cedola extra (2 miliardi di euro) reso possibile dai proventi per la cessione di Magneti Marelli e la conferma del ritorno al dividendo ordinario dalla primavera prossima. Ma le quotazioni sono presto tornate in terreno negativo, complice la guidance negativa sull’andamento della liquidità in cassa e il decremento dell’utile netto (-38% a 564 milioni).

Giù Leonardo (-1,5%), pur sopra i minimi di seduta. Continua l’effetto negativo dell’incidente avvenuto sabato sera a Leicester quando poco dopo il decollo è precipitato un elicottero, un Agusta Westland AW169.

In forte recupero invece Pirelli (+2,98%). Poco mossa Stm (+0,2%), ma il forte guadagno dell’indice dei semiconduttori ieri sera in Usa lascia sperare in un forte rimbalzo dopo le perdite dell’ultima settimana.

SALE TELECOM: RAIWAY DI NUOVO SU PERSIDERA

Continua la striscia positiva di Telecom Italia (+2,02%) in attesa della conclusione della cessione di Persidera. Raiway ha migliorato del 10%, a circa 220 milioni di euro, l’offerta sottoposta ai soci (Tim al 70% e Gedi) per contrastare la vendita al fondo Usa I Square.

Altre note positive arrivano dal settore cementi (Buzzi +1,3%, Cementir +3,08%) e da Saras (+2%) dopo la pubblicazione dei risultati dei nove mesi. Kepler Cheuvreux ha alzato la raccomandazione sul titolo a “buy” da “hold”.

TENGONO LE BANCHE, SOFFRONO LE MEDIE IMPRESE

Le banche non hanno pagato ieri l’effetto della brusca impennata dello spread nel pomeriggio. È proseguito così il rimbalzo di Banca Bpm (+1,66%) e di Ubi (+0,7%). Mediobanca (+0,3%) ha approfittato dell’arrotondamento della partecipazione da parte dl BlackRock, salita oltre il 5%. Deboli i big: Unicredit -0,7%, Intesa -0,2%.

Forte calo di Cerved (-8,4%) all’indomani dei risultati dei nove mesi chiusi con ricavi, margini e utile in crescita, ma sotto le attese del mercato.

Non è andata meglio a Biesse (-8,67%) dopo la pubblicazione dei risultati e della guidance dell’intero anno.

In caduta anche Datalogic (-4%) e Ima (-3,5%).

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