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Trump, la riforma fiscale frena e i mercati soffrono

Brusco dietrofront ieri pomeriggio di Wall Street e di tutte le altre Borse di fronte alle difficoltà parlamentari del presidente Trump: penalizzate soprattutto le big banks – Scendono anche petrolio e dollaro – Occhio alle banche venete – Fallisce l’Opa Lactalis su Parmalat – Exploit del Sole – Marchionne: “Fca-Volkswagen? Non vedo l’ora di parlarne”

Trump, la riforma fiscale frena e i mercati soffrono

“Era un po’ che non si vedeva una seduta cambiare volto cosi repentinamente”. Ecco la cronaca di Giuseppe Sersale, lo strategist di Anthilia che ha vissuto il ribaltone in diretta. “Siamo approdati al primo pomeriggio con i mercati europei ai massimi dell’anno, l’euro sopra 1.08 e i rendimenti in rialzo sulle curve US e Germania. Ma la reazione di Wall Street a tanto buon umore non è stata quella attesa. Gli indici US hanno provato a capitalizzare la forza europea, ma sono stati rapidamente trascinati al ribasso dal settore bancario, e, in misura minore da auto e small caps”.

Ma cosa è successo? Diverse le spiegazioni: a) le difficoltà di Donald Trump che al momento non ha i voti per far passare, nemmeno alla Camera, la sua riforma del Healthcare. I mercati si sono convinti che lo stesso capiterà alla riforma fiscale ed alle altre iniziative alla base del rally post-elettorale. b) La crisi delle banche (-3,% il comparto). Rischia di tornare nel cassetto la deregulation , mentre la frenata delle Borse potrebbe rallentare l’ascesa dei tassi.

La correzione di Walll Street ha avuto l’effetto di una secchiata di acqua gelida sulle Borse europee, in mattinata sostenute dai sondaggi preelettorali francesi favorevoli al centrista Emmanuel Macron e dalle nuove istruzioni della Bce sui non performing loans. Nel Vecchio Continente, comunque, i bancari hanno chiuso in terreno positivo.

NUOVO MISSILE DALLA COREA. SOFFRONO TOKYO E SHANGHAI

In calo stamane le Borse asiatiche sull’onda di Wall Street. A Tokyo l’indice Nikkei arretra del 2% nonostante la crescita dell’export, ai massimi da due anni. Lo yen è ai massimi sul dollaro. Tutti gli altri listini sono in ribasso, schiacciati dal calo delle banche.

Scendono i mercati azionari della Cina, ma qui i problemi di Trump forse non c’entrano: stanotte la Banca centrale è stata costretta a iniettare di nuovo liquidità, è il terzo intervento in tre giorni. Sembra che alcune piccole banche stiano rischiando il default. Hong Kong -1,4%, Shanghai -0,7%. La Borsa di Seul perde lo 0,6%, quella di Mumbai dello 0,8%.

A peggiorare il clima è arriva la notizia di un nuovo lancio di missili da parte della Corea del Nord. Secondo le prime informazioni l’operazione si è risolta in un flop.

Era dall’inizio di ottobre, prima cioè dell’elezione del nuovo presidente, che Wall Street non viveva una seduta con un ribasso superiore all’1%. Ieri, però, l’incantesimo si è rotto: il Dow Jones Industrial ha perduto l’1,14 %, S&P 500 -1,24%, il Nasdaq, che pure aveva segnato in apertura il nuovo record, ha chiuso a -1,83%.

TRUMP IN DIFFICOLTÀ SULLA SALUTE, CROLLANO LE BIG BANKS USA

I bancari, i titoli più sensibili al rialzo dei tassi, sono stati i più colpiti dalla prospettiva di un rallentamento dei programmi del presidente: Bank of America è scivolata del 5,77%, titolo peggiore del l’indice S&P 500, Goldman Sachs (-3,72%) ha trascinato al ribasso il Dow assieme a Morgan Stanley (-4,3%). Da William Dudley, il presidente della Fed di New York, è arrivato ieri un monito alle banche, nel suo intervento a Londra, il membro del board della banca centrale degli Stati Uniti ha affermato che c’è bisogno di migliorare la cultura aziendale. 

Il Treasury Bill si è portato a 2,43%, da 2,46% della vigilia: il decennale di riferimento è tornato sui livelli di tre settimane fa. I toni morbidi della Federal Reserve in materia di costo del denaro stanno spingendo il mercato a rivedere le aspettative sulla traiettoria dei tassi di interesse.

Scende il dollaro, trattato a 1,0809 sull’euro. Stanno emergendo difficoltà all’interno del partito repubblicano a coagulare una maggioranza sul progetto di riforma dell’Obama-care, progetto fortemente voluto dal presidente Trump. Il presidente ha partecipato a una riunione di parlamentari e senatori del suo partito ribadendo che fino a quando non sarà approvata la riforma dell’Obama-care non verranno varati né la riforma fiscale, né il piano di investimenti in infrastrutture.

Anche il petrolio è scivolato ai minimi dell’anno: il Wti ha ceduto 88 centesimi a 47,34 dollari al barile, Brent a 51,1 dollari (-0.9%). Eni, brillante in apertura ha ridotto il rialzo a +0,4% da +1,2%. Saipem ha chiuso con un progresso dello 0,7%, Tenaris -1,3%. 

L’EUROPA APPLAUDE MACRON

Seduta a due velocità anche per le Borse europee che, fino all’apertura di Wall Street, sono stati avvantaggiati dalle novità politiche francesi e dal documento pubblicato ieri dalla Bce con le linee guida per lo smaltimenti dei Non performing loans (Npl), che contiene indicazioni meno drastiche del previsto. I futures anticipano un’apertura negativa.

A Milano ha chiuso in ribasso dello 0,25% a 19.918 punti il Ftse Mib , dopo aver toccato un massimo di giornata a quota 20.253. La scia negativa ha colpito anche gli altri listini europei: Francoforte -0,8%, Parigi -0,3%, Londra -0,7%

I sondaggi francesi segnalano che Emmanuel Macron è emerso vincitore nel dibattito televisivo di lunedì sera con i suoi rivali alla poltrona dell’Eliseo. Gli strategist di Ing ritengono che lo spread di Parigi sarebbe 25-30 punti base più basso escludendo il rischio politico che pesa sull’obbligazionario.

Il Btp ha archiviato in rialzo una seduta caratterizzata da un certo appetito di rischio. A favorire i titoli italiani è stata anche l’atteso rifinanziamento Tltro della Bce: le banche, secondo Reuters, prenderanno in prestito 125 miliardi di euro. Oggi le banche della zona euro avranno infatti l’ultima possibilità di ottenere dalla Banca centrale europea finanziamenti a quattro anni a condizioni estremamente convenienti, secondo lo schema previsto dal programma Tltro.

Il balzo dello spread, nonostante la buona performance del secondario italiano, è dovuto alla sostituzione del nuovo benchmark, scadenza giugno 2027, a quello precedente, (scadenza dicembre 2026). Il vecchio benchmark decennale sale di 50 centesimi per un rendimento a 2,310% e uno spread con il Bund decennale a 185 punti base, in marcato calo dalla chiusura di ieri a 194.

Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, si è detto soddisfatto dell’incontro avuto con la responsabile dell’Antitrust europeo, Margrethe Vestager, su come dare concreta attuazione alla ricapitalizzazione precauzionale di Banca Mps. Il piano dovrebbe prevedere che il ministero dell’Economia metta sul piatto i 4,5 miliardi residui più altri 2 miliardi per compensare i risparmiatori titolari di bond subordinati. Padoan ha negato che con Vestager si sia discusso anche delle due banche venete, la cui richiesta di ricapitalizzazione precauzionale è “inizialmente al vaglio della Bce”.

MARCHIONNE: “FCA-VOLKSWAGEN? NON VEDO L’ORA DI PARLARNE”

Nelle Borse europee i ribassi più forti sono dei titoli delle materie prime (Stoxx del settore -2,8%), Tecnologici (-1,5%) e Automotive (-0,9%). Piazza Affari si è adeguata al movimento europeo con i drastici ribassi di Stm (-4,2%), Fiat Chrysler (-3,7%) e Cnh Industrial (-2,7%).

Sergio Marchionne, a Ginevra per l’assemblea Sgs, a proposito delle aperture dell’ad Volkswagen Mathia Mueller, ha detto: “Aspettiamo con ansia di incontrarlo. Siamo 4, 5 gatti a livello mondiale, se c’è qualcosa da fare, si farà. Non vedo Mueller da 6-7 mesi, ma alla prima occasione lo vado a trovare”. Nelle scorse settimane Marchionne aveva detto che Gm è il partner preferito per una fusione, aggiungendo però di vedere la possibilità di colloqui anche con Volkswagen.

Anche Mueller, dopo qualche giorno, sempre parlando ai giornalisti, ha risposto che colloqui erano possibili. Gli analisti ritengono che l’operazione abbia senso dal punto di vista industriale anche per la forte presenza di Fca negli Usa, dove Volkswagen è più debole e della situazione rovesciata sui mercati asiatici, con il gruppo tedesco forte e Fca quasi assente.

La procura di Parigi ha ufficialmente aperto ieri un’indagine sul gruppo Fiat Chrysler in relazione a presunte manipolazioni delle emissioni dei motori diesel. Un portavoce di Fca ha detto che la società ha preso atto della decisione della procura, ribadendo “per l’ennesima volta” che i suoi veicoli sono pienamente conformi.

E MODELLERIA BRAMBILLA PREPARA IL MOTORE PER WOLFSBURG

Da rilevare il nuovo successo di piccola società quotata all’Aim: Modelleria Brambilla +36% ha siglato un accordo con Volkswagen (controvalore di 430.000 euro) per la realizzazione di attrezzature destinate a un motore quattro cilindri a benzina, uno dei modelli di punta del colosso tedesco.

RINVIATA LA CHIUSURA DELL’OFFERTA PER LE BANCHE VENETE

Si sono salvate le banche. Protagoniste fino a metà pomeriggio di un vigoroso rialzo, nel finale hanno ridimensionato i guadagni. Intesa è salita dello 0,8%, Banco Bpm +3,2% (saliva del 6,7%), Bper Banca +3%. Finale negativo per Unicredit (-0,8%) e Ubi (-0,4%). Il documento della Bce non fissa scadenze ultimative per ridurre il fardello di crediti deteriorati, ma dice che spetta alle singole banche stabilire “tempistiche realistiche”, anche se “ambiziose”. Questo vuole dire che i manager potranno agire con flessibilità e si allontana il rischio di nuovi aumenti di capitali.

Intanto, la scadenza per aderire all’offerta di transazione proposta da Banca Popolare di Vicenza e da Veneto Banca, inizialmente prevista per oggi, è stata rinviata a sabato. Le filiali dei due istituti resteranno aperte fino alle 18.45. Deboli le assicurazioni: Generali-0,2%, Unipol -1,6%, UnipolSai -0,9%. È proseguito però il forte rialzo di Cattolica (+3,5%). 

FALLISCE L’OPA SU PARMALAT. SOLE 24 ORE SEMPRE IN ORBITA

L’Opa di Lactalis su Parmalat non è andata in porto. L’azionista francese ha raccolto solo l’89,59% di capitale, fallendo l’obiettivo di superare il 90% e far scattare le procedure di delisting. . 

In rialzo Enel (+0,72%): Barclays ha confermato la raccomandazione overweight e il prezzo obiettivo a 5 euro dopo i conti 2016.

Poco mossa Telecom (+0,18%), su cui Mediobanca Securities a 48 ore dal cda ribadisce il giudizio outperform, target1,34 euro: il potenziale di rialzo del titolo è considerato “rilevante” considerando gli attuali prezzi di Borsa, i risultati del primo trimestre, il rinnovo del Cda e il consolidamento del settore delle telecomunicazioni francese o brasiliano.

In calo Leonardo (-1,68% a 12,89 euro): Banca Akros ha abbassato il rating ad accumulate da buy, con prezzo obiettivo che sale a 16 da 15 euro.

Continua a volare, con forti scambi, Il Sole 24 Ore+29,3% dopo le proiezioni del piano al 2020 che vedono un ebit positivo già nel 2018. Mondadori cede invece l’1,89% nel giorno dei risultati 2016.

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