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Tour de France: Uran ok, lite Froome-Aru

La più dura tappa del Tour, condizionata da terribili cadute e abbandoni, terremota la top ten e ridisegna i vertici con Froome, Aru, Bardet e Uran racchiusi in meno di un minuto – Cede Quintana, crolla Contador

Tour de France: Uran ok, lite Froome-Aru

È successo di tutto nella tappa dei sette Gpm con traguardo a Chambéry: la cavalcata sui monti del Giura ha dato già sentenze importanti – complici anche cadute catastrofiche – terremotando la top ten e restringendo a un poker di corridori – Froome, Aru, Bardet e Uran racchiusi in meno di un minuto – la lotta per il primato.

Rischia di essere quasi fuori dei giochi un big come Quintana che ha smarrito le ali del Condor, già spuntate al Giro: non è ancora un crollo, quello del colombiano, ma perdere oltre un minuto nella tappa più dura del Tour non è un buon segno per il leader della Movistar, che rimpiange sempre più l’assenza di Valverde uscito di scena nel cronoprologo.

A crollare è stato Contador che sulle rampe asfissianti del Mont du Chat è svanito, svuotato di forza fino alla rassegnazione. Vengono in mente le parole dure e volgari con cui Oleg Tinkov, il patron russo del Team Tinkoff, bollò l’anno scorso il Pistolero su cui aveva puntato tutto per vincere il Tour, consigliandolo di passare più ore a letto con la moglie che sui pedali.

Per Contador, arrivato a oltre 4 minuti dai primi, è forse arrivata l’ora di dire addio all’ambizioso sogno di rivincere un grande giro. Addio doloroso e forzato al Tour anche per altri due protagonisti della corsa, Geraint Thomas, frattura della spalla, coinvolto in una caduta scendendo dal Col de la Biche, e Richie Porte, finito all’ospedale con il bacino e la clavicola spezzati.

Impressionante la dinamica del suo incidente con il tasmaniano della Bmc che urta strisciando sull’asfalto contro la roccia dopo aver tagliato male una curva nella discesa del Mont du Chat. Momenti di paura con Porte che restava a lungo inanimato prima di essere soccorso con l’autoambulanza. Una carambola che ha coinvolto anche Daniel Martin, che comunque riusciva a rimettersi in sella anche se perdeva il contatto con il drappello dei primi che stavano inseguendo prima Barguil e poi Romain Bardet nella picchiata verso Chambery. Fino a quel momento Porte era stato uno dei più vivaci a provare ad attaccare Froome.

Ci aveva provato con successo anche Aru, a metà salita del Mont du Chat, nell’attimo in cui Froome alzava il braccio sollecitando l’intervento dell’ammiraglia per un cambio di bici. Ai più l’azione di Aru è sembrata un calcio al sedere del fair-play. Deve averlo capito anche il campione italiano che poco dopo si è dato da fare per convincere Quintana e chi lo seguiva a rallentare per attendere il rientro della maglia gialla.

Froome piuttosto innervosito non ha ringraziato, anzi appena ha potuto ha appioppato uno spintone al sardo facendolo traballare contro la folla assiepata ai bordi della strada. Tra i due l’umore evidentemente non è dei migliori. Froome ha anche cercato a sua volta di staccare la compagnia nella parte finale della salita, una frullate delle sue che ha avuto un immediato impatto solo su Quintanaz incapace di tenere il ritmo del britannico.

Aru, Porte, Uran, Bardet, Daniel Martin, Fuglsang sono rimasti attaccati alla ruote della maglia gialla inseguendo Warren Barguil che era il primo a transitare sul Mont du Chat incamerando altri punti per la conquista della maglia a pois di leader degli scalatori. Il francese sarà raggiunto nella discesa poco dopo la brutta caduta di Porte. Sembrava che Froome volesse ripetere l’exploit in discesa dello scorso anno, ma era invece Bardet a sorprendere tutti puntando diritto verso Chambery.

Ma veniva raggiunto dal drappello dei migliori che aveva perso Martin coinvolto nell’incidente di Porte. E questa tappa che aveva già dato molto da raccontare, dando anche precise indicazioni su chi questo Tour l’ha già praticamente perso ha voluto riservarsi un finale che entra di diritto negli annali del Tour, perché non era mai successo che una frazione con sette Gpm si decidesse asl fotofinish con il redivivo Rigoberto Uran che precede di un batter di ciglia Barguil malgrado il cambio danneggiato dalla caduta di Porte.

Froome, terzo, incamera 4” di abbuono. A bocca asciutta sono rimasti i due Astana, quarto Fuglsang e quinto Aru. Una volata, quella dei due compagni del team kazako, che certamente poteva essere meglio organizzata ma il danese nell’ultimo km ha fatto di testa sua tentando un allungo nella speranza di fare il colpaccio che gli era riuscito da queste parti nel Delfinato.

Una tappa aggiudicata al fotofinish che ha creato distacchi importanti, taluni grandi come crateri in cui sono stati ingoiati tanti bei nomi: limita il disastro Quintana arrivando 10° a 1’15” ma non Contador (pur aiutato da Mollema) che si piazza 20esimo a 4’19”. Carlos Betancur, a lungo maglia gialla virtuale sul Grand Colombier, si piazza 25esimo a più di 7 minuti; Pierre Rolland è 36esmo a 18’21”; Thibaut Pinot, con Philippe Gilbert e Greg Van Avermaet, i grandi attori della classiche del nord, giunge in un folto gruppo staccato di oltre 27 minuti.

Fuori tempo massimo, a quasi un’ora da Uran, arrivano Demare e Trentin. Per loro il Tour finisce qui alla vigilia del primo giorno di riposo. In attesa dei Pirenei che verranno affrontati a partire da giovedì, la nuova classifica vede sempre Froome in giallo con 18” di vantaggio su Aru salito al secondo posto, terzo e Bardet a 51”, quarto Uran a 552. Quintana è ora ottavo a 2’13” mentre Contador è 13esimo a 5’15”.

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