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Torna l’allarme spread che sale a quota 520: Btp (tassi al 7,08%), banche e Borsa ko

Monti vola a Bruxelles – Il rischio debito torna ad agitare i mercati: fallisce un’asta in Ungheria (che ora rischia il default) e quella francese non basta a riportare tranquillità – In Italia spread e tassi in zona rischio con il Btp decennale che deve offrire rendimenti oltre il 7% – Le banche e Piazza Affari (-3%) al tappeto – Unicredit perde più del 10

Torna l’allarme spread che sale a quota 520: Btp (tassi al 7,08%), banche e Borsa ko

BANCARI IN CADUTA. PIAZZA AFFARI LA PEGGIORE

Torna il terremoto sul comparto finanziario. Piazza Affari è trascinata al ribasso dal tracollo non solo di Unicredit (-11,98% dopo il -14,45% di ieri) ma di tutto il settore. Intesa Sanpaolo è finita in asta di volatilità e ora cede il 6,40%, Banco Popolare il 7,36%, Ubi il 7,03% e Mps il 6,38%. La pressione sui titoli bancari è riesplosa ieri: la miccia si è accesa sul prezzo dell’aumento di capitale di Unicredit che è stato interpretato come un segno di debolezza della buona riuscita dell’operazione. Unicredit ha deciso di mettere mano al portafoglio con una ricapitalizzazione che partirà lunedì sotto le pressioni delle richieste di ricapitalizzazione dell’Eba. Ma entro il 20 gennaio tutti gli istituti dovranno comunicare la loro “strada” al rafforzamento patrimoniale. Complici i persistenti timori sulla tenuta dell’euro e sulla risoluzione del debito sovrano e le fosche prospettive economiche dell’Eurozona, sono riemerse le preoccupazioni sui problemi delle banche. Ieri il ministro dell’economia spagnolo Luis de Guindos ha rivelato che il sistema bancario spagnolo dovrà fare ulteriori accantonamenti per 50 miliardi di euro (pari al 4% del Pil) per far fronte alla perdita di valore delle partecipazioni immobiliari. In Germania si intensificano le voci di un aumento di capitale per Deutsche Bank (che secondo fonti di stampa è stato smentito da persone vicine all’istituto). In Inghilterra l’agenzia di rating Moody’s ha confermato l’outlook negativo sulle banche britanniche mentre la Bank of England prevede una stretta dei prestiti a imprese e famiglie a causa delle condizioni di finanziamento più costose sui mercati.

In rosso tutte le piazze europee con Piazza Affari che guida i ribassi anche per il forte peso sull’indice dei titoli bancari: il Ftse Mib perde il 3,16%, il Cac lo 0,70%, il Dax lo 0,48%, il Ftse 100 lo 0,58%. Sull’indice milanese in controtendenza solo Fiat (+1,07%) nel giorno dell’annuncio della salita (automatica) al 58,5% nel capitale di Chrysler campione di vendite in Usa.

SALE LA TENSIONE IN UNGHERIA. ASTA FRANCESE NON AIUTA LE BORSE. SPREAD BTP-BUND IN SALITA A 520 PUNTI BASE

Dopo l’allarme della Grecia di ieri, esplode il caso Ungheria con i cds in volata al nuovo record di 745 punti base, gli analisti che parlano di situazione vicina alla bancarotta, l’allarme lanciato da Tamas Fellegi, capo dei negoziatori delle trattative con il Fmi (il Paese ha bisogno degli aiuti Fmi-Ue immediatamente) e il fallimento dell’asta di oggi. l’Ungheria è riuscita a piazzare solo 35 miliardi di fiorini contro i 45 programmati e tassi in volata a al 9,96% contro il 7,91% di dicembre.

Non riesce ad allentare le pressioni così l’esito nel complesso positivo dell’asta francese, il primo vero test del 2012 sulla fiducia per la tenuta della zona Euro e su cui pesava la spada di Damocle di un possibile taglio del rating tripla A da parte delle agenzie.  La Francia ha piazzato 7,9 miliardi di titoli tra i 10 e i 30 anni su una forchetta tra i 7 e gli 8 miliardi a fronte di una domanda quasi doppia (15 miliardi) anche se inferiore all’asta di dicembre. I rendimenti sono risultati in lieve aumento. Per i titoli decennali il rendimento è stato al 3,29% rispetto al 3,18% precedente.

Tornano in tensione gli spread dei paesi europei con il Btp decennale in rialzo a quota 520 e rendimento del 7,08%, per poi raffreddarsi leggermente a 517 punti. In risalita anche i rendimenti dei titoli più a breve mentre l’euro continua la sua corsa al ribasso a quota 1,2835 sul dollaro al minimo da settembre 2010.

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