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Terremoto Emilia Romagna, Confindustria: proposte per il rilancio

In audizione al Senato, la Confindustria regionale propone alcune delle misure che devono essere messe in campo immediatamente per rilanciare l’economia dell’Emilia Romagna scossa dal terremoto – Dagli adempimenti fiscali, tributari e contributivi agli interventi creditizi e finanziari.

Terremoto Emilia Romagna, Confindustria: proposte per il rilancio

Rinvio di un anno degli adempimenti fiscali e tributari, maggiori stanziamenti rispetto ai 500 milioni annunciati, pagamento immediato della pubblica amministrazione. Queste alcune delle misure che devono essere messe in campo immediatamente per rilanciare l’economia dell’Emilia Romagna scossa dal terremoto. E’ l’indicazione della Confindustria regionale, che ai senatori della commissione Industria ha tracciato una mappa particolareggiata della pesante situazione.

Un danno economico di 4 miliardi cui aggiungere l’effetto sulle filiere, 5.000 imprese danneggiate (verifiche ancora in corso) per oltre 25 mila addetti coinvolti, 15.000 lavoratori per il solo settore industriale per cui è prevedibile il ricorso agli ammortizzatori sociali, 600 le imprese industriali direttamente danneggiate. Sono le pesanti conseguenze delle recenti e continue scosse di terremoto. Nei territori colpiti sono insediate circa 35.000 imprese (dei settori industriale e terziario) con oltre 130 mila addetti, l’area produttiva direttamente colpita dal sisma produce oltre il 10% del PIL dell’Emilia-Romagna pari a circa 15 miliardi di euro annui (1% del Pil nazionale) il sisma ha colpito “punte di eccellenza” dell’industria italiana a livello internazionale (biomedicale, ceramica, agro-alimentare) e “anelli” fondamentali della catena di subfornitura di molte filiere produttive (meccanica).

E l’occasione dell’audizione al Senato è servita per avanzare proposte precise per favorire un rilancio delle attivita’:

Adempimenti fiscali, tributari e contributivi. Per la Confindustria l’impegno a sospendere tutti questi adempimenti fino a settembre 2012 è un “termine del tutto insufficiente. Occorre prevedere un periodo temporale più ampio almeno fino a giugno 2013. Pensare che le aziende siano in condizioni a dicembre 2012 di pagare stipendi, tredicesime, acconti, saldo Imu, ecc. è irrealistico e tale da interrompere ogni sforzo di ripresa”.

Interventi creditizi e finanziari. Rispetto agli interventi annunciati vengono evidenziate proposte specifiche: a) prevedere uno stanziamento maggiore (500 milioni di euro per il 2012 sono del tutto insufficienti) con ampliamenti dei massimali rispetto a quanto previsto per l’Abruzzo; b) tutti gli interventi di sostegno creditizio e finanziario, col coinvolgimento diretto delle banche (a partire dal Fondo Centrale di Garanzia), devono essere automatici e non collegati al merito di credito delle aziende; c) tutti gli strumenti devono poter essere disponibili anche per le grandi imprese (queste rappresentano la gran parte della ceramica e del biomedicale); d) occorre prevedere il pagamento immediato dei fornitori della Pubblica Amministrazione (incluse le Asl) nei comuni colpiti.

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