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Tatuaggi: li amano 7 milioni di italiani, ma il 17% si è già pentito

Su 100 italiani ben 13 hanno almeno un tatuaggio sulla propria pelle. Lo rileva l’Istituto Superiore di Sanità in seguito a un sondaggio fatto in collaborazione con Ipr Marketing – Il 76,1% dei tatuati si è rivolto ad un centro specializzato di tatuaggi ma ben il 13,4% lo ha fatto al di fuori dei centri autorizzati – Attenzione ai rischi

Tatuaggi: li amano 7 milioni di italiani, ma il 17% si è già pentito

Sono quasi sette milioni gli italiani che hanno almeno un tatuaggio ma di questi ben il 17,2% ha dichiarato di essere pentito di averlo fatto e il 4,3% di essi lo ha già fatto rimuovere. L’indagine è stata effettuata dall’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con l’IPR marketing su un campione di quasi 8000 persone rappresentativo della popolazione italiana dai dodici anni in su.

Interessante notare le motivazioni che hanno portato il campione intervistato a tatuare una o più parti del proprio corpo. La grande maggioranza dichiara che è una semplice volontà di decorare il proprio corpo, lo 0,5% ha effettuato un tatuaggio con finalità mediche e il 3% un tatuaggio per finalità estetiche, il cosiddetto trucco permanente.

A sorpresa sono le donne le più tatuate (13,8% delle intervistate contro l’11,7%) e mediamente il primo tatuaggio viene fatto all’età di 25 anni. Il numero maggiore di tatuati riguarda la fascia d’età tra i 35 e i 44 anni (29,9%). Circa 1 milione e mezzo di persone invece hanno tra i 25 e i 34 anni. Tra i minorenni la percentuale è pari al 7,7%.

Il 76,1% dei tatuati si è rivolto ad un centro specializzato di tatuaggi e il 9,1% ad un centro estetico, ma ben il 13,4% lo ha fatto al di fuori dei centri autorizzati e ciò può costituire una rilevante fonte di rischio.

“Capire chi si tatua e dove, come lo fa e con quale consapevolezza, tracciare una sorta di demografia del tatuaggio significa comprendere meglio le criticità connesse a questa pratica e di quali regole ci sia bisogno perché sia effettuata in piena sicurezza – afferma Alberto Renzoni, esperto dell’Istituto Superiore di Sanità che ha coordinato l’indagine – Il 22% di chi si è rivolto a un centro non ha firmato il consenso informato. E’ invece necessario non solo firmarlo ma che nel farlo ci sia un reale consenso e una reale informazione, considerato inoltre che una fetta consistente delle persone tatuate è rappresentato da minori che potrebbero farlo solo con il consenso dei genitori”.

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