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TASSE – L’Europa chiede al Governo di alzare le aliquote Iva del 4 e 10% per poter abbassare l’Irpef

Bruxelles raccomanda all’Italia di “spostare ulteriormente il carico fiscale verso i consumi” – Il gettito prodotto dal rincaro potrebbe essere impiegato per estendere il bonus da 80 euro o per tagliare il cuneo fiscale a carico dei lavoratori (Irpef) e/o delle imprese (Irap) – Rispunta anche l’ipotesi di creare un’aliquota intermedia al 7-8%

TASSE – L’Europa chiede al Governo di alzare le aliquote Iva del 4 e 10% per poter abbassare l’Irpef

Bruxelles chiede al Governo italiano di alzare le aliquote più basse dell’Iva, oggi al 4 e al 10%. Lo scrive “Il Messaggero”, citando una fonte del ministero dell’Economia e ricordando che la raccomandazione di “spostare ulteriormente il carico fiscale verso i consumi” con una “revisione delle aliquote ridotte dell’Iva e delle agevolazioni fiscali dirette” era già stata messa per iscritto dalla Commissione europea.

L’incremento chiesto dall’Ue si aggiungerebbe ai due rincari sulla terza aliquota stabiliti sotto gli esecutivi Monti e Letta, che in due anni hanno portato la soglia dal 20 al 22%. D’altra parte, l’ipotesi di aumentare ancora l’imposta sul valore aggiunto è circolata anche nel governo Renzi. Secondo altre indiscrezioni, i tecnici del Tesoro avrebbero studiato un piano per alzare di tre punti percentuali le due aliquote più alte, in modo da ottenere risorse con le quali tagliare le tasse sul lavoro

Le ipotesi sul tavolo sono diverse. Il gettito prodotto dal rincaro potrebbe essere impiegato per estendere il bonus da 80 euro anche ad altre categorie: in primo luogo agli incapienti (ovvero ai lavoratori che non pagano l’Irpef perché guadagnano meno di 8mila euro lordi l’anno), ma anche a pensionati e partite Iva. Un’altra ipotesi prevede invece d’impiegare le risorse aggiuntive per tagliare il cuneo fiscale a carico dei lavoratori (Irpef) e/o delle imprese (Irap).

Rimane da chiarire quale sia la strada migliore per intervenire sull’Iva. La scelta delle aliquote da ritoccare non è affatto secondaria: quella al 4% (che è una concessione europea all’Italia, dal momento che le regole comunitarie prescrivono una quota minima al 5%) determina i prezzi di prodotti come pane, latte, frutta, verdura, libre e giornali; nella soglia al 10% rientrano invece cinema, alberghi, treni, autobus, carne, pesce, uova, zucchero, acqua , gas, elettricità, ristoranti e bar; l’aliquota più alta, al 22%, incide invece su prodotti come televisioni, computer, auto, sigarette, mobili, elettrodomestici e abbigliamento. 

Ad ogni modo, anche in questo caso le opzioni non mancano. Oltre al rialzo tout-court delle aliquote, il Governo potrebbe scegliere di alzare l’Iva su alcune particolari voci d’imposta (si parla d’intervenire sui regimi agevolati per i prodotti agricoli o sull’esenzione per le pompe funebri), oppure creare ex novo una soglia intermedia al 7-8%

L’aumento dell’Iva avrebbe certamente un impatto negativo sui consumi, già provati, tuttavia potrebbe svolgere anche un’importante funzione anticiclica sull’andamento dei prezzi, rianimando l’inflazione ed evitando che il Paese scivoli definitivamente nella spirale deflattiva, che nel quadro economico attuale rappresenta uno dei rischi più gravi. 


Allegati: Approfondimento: la proposta di Assonime sull’Iva

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