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Svolta green per i porti italiani: Napoli, Trieste e Barletta si rinnovano

Il Ministero delle Infrastrutture assegna fondi aggiuntivi a quelli previsti da PNRR per rinnovare i porti entro il 2026. Negli scali italiani i piani energetici ambientali per aumentare la competitività internazionale.

Svolta green per i porti italiani: Napoli,  Trieste e Barletta si rinnovano

Come in un puzzle da comporre entro tempi prestabiliti il governo ( anche in piena estate)sta mettendo insieme i pezzi della ripartenza economica. Sulle infrastrutture da ammodernare in maniera sostenibile per far crescer la competitività internazionale è intervenuto il Ministero retto da Enrico Giovannini. Con un decreto di spesa di 112,2 milioni di euro a favore dei porti si rendono operativi interventi da tempo individuati ma fino ad ora non finanziati. Un’operazione di rafforzamento strutturale per aumentare la capacità e la resilienza di scali storici ai cambiamenti climatici.

Napoli, Trieste, Barletta sono i beneficiari di un provvedimento che traguarda i lavori al 2026. Sono bacini marittimi centrali nel sistema delle imprese, come per il turismo, e devono adeguare antiche preesistenze sia alle normative ambientali che alle richieste degli armatori. La ripartenza post pandemia non può, dunque, che essere impostata secondo criteri di efficienza e di tutela ambientale. Nella recente «  Settimana dei porti » organizzata da Assoporti, non casualmente si é fatto il punto sui piani energetici ambientali delle Autorità portuali. Al porto di Bari( per citarne uno ) è stato installato un impianto fotovoltaico da 170 mila di kilowattora annui con grande risparmio di CO2 nell’aria. Esempio da seguire.

I soldi del nuovo decreto sono a valere sul Fondo Investimenti dello stesso Ministero delle Infrastrutture e mobilità. Saranno spesi per rafforzare banchine e impianti, aumentare l’accoglienza di ogni tipo di nave, ma soprattutto per la resilienza ai cambiamenti climatici. Si aggiungono alle risorse per tutti i porti italiani previsti nel Pnrr. Ed a questo scopo – ricorda Giovannini- sono già stati approvati e assegnati 2,8 miliardi di euro del Fondo complementare. « Il rafforzamento dei porti, l’ampliamento della loro operatività e la maggiore resilienza ai cambiamenti climatici sono priorità nell’ottica dello sviluppo sostenibile del Paese che ci vedono fortemente impegnati » ha aggiunto. Al suo fianco nella ripartizione tra Nord e Sud ci sono le Autorità portuali che nei prossimi anni dovranno garantire una governance accorta, sia per la logistica che per gli impatti ambientali. Le grandi compagnie di navigazione hanno intrapreso la strada del trasporto merci o passeggeri ad impatto decrescente. Solo poche settimane fa il Gruppo MSC, Fincantieri e Snam hanno firmato un accordo per la prima nave da crociera al mondo alimentata ad idrogeno. Msc, Fincantieri e Snam per la prima nave da crociera a idrogeno.Altri progetti di privati sono in corso per sostituire combustibili fossili con quelli non inquinanti. In altre parole , la prova di un impegno trasversale e coordinato pubblico-privati per contenere la concorrenza di altri storici scali europei.

I tre ambiti strategici individuati dal decreto sono in linea con iniziative che sia in Adriatico che nel Tirreno possono accogliere la domanda di armatori alla ricerca di economie di scala. Un equilibrio che il governo ha saputo osservare assegnando così i fondi: 59,9 milioni all’Autorità del Mare Adriatico Meridionale per interventi nel porto di Barletta (19,9 milioni) e sulla strada di collegamento tra l’Autostrada A14 e il porto di Bari ; 32,2 milioni all’Autorità del Mare Adriatico Orientale per interventi al porto di Trieste ; 20,1 milioni a quella del Mare Tirreno Centrale per la riqualificazione dell’area monumentale del porto di Napoli.

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