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Strategia d’impresa: “Strategizing” di Emanuele Sacerdote

Strategia d’impresa: “Strategizing” di Emanuele Sacerdote

Resilienza e Resistenza

Durante l’ultimo Premio Strega Sandro Veronesi , vincitore dell’edizione 2020, ci ha insegnato una nuova parola: emmenalgia (dal verbo greco emmèno) che significa rimanere saldo, perseverare, continuare strenuamente a oltranza, opporsi,resistere. 

Questa parola rappresenta una dimensione molto ampia della natura umana e, quindi, può essere applicata con successo anche alle questioni di strategia e di organizzazione. 

Resistere mi sembra un buon concetto da mettere in contrapposizione con il concetto di resilienza di cui abbiamo abbondantemente imparato il significato.

La strategia d’impresa (profit/non-profit) deve essere resiliente oppure deve essere resistente? Cosa scegliere? Qual è la strategia migliore?

Queste sono domande di grande profondità strategica, specialmente in questo momento storico.  

Onestamente ogni organizzazione dovrebbe dare la propria risposta in relazione al proprio modo di vedere il prossimo futuro.

A mio parere non esiste una raccomandazione universale, ma il punto cruciale che ritengo importante sottolineare è la rigorosamediazione e l’appassionata dialettica tra la resilienza e la resistenza della strategia: di fatto non ritengo appropriatoestremizzare la propria gestione strategica, ma il successoconsiste nel ricercare la giusta tolleranza e il corretto livello di compromesso per rimanere ampiamente coerenti alla propria storia e alla propria visione. Ritengo infatti che il buon livello di compromesso da perseguire tra resilienza e resistenza sia l’essere coerenti e l’essere lungimiranti.

Come? Molto semplicemente (si fa per dire) bisognerebbe identificare il livello di tolleranza degli elementi fondamentali che compongono il proprio vantaggio competitivo consolidato. 

A mio avviso l’organizzazione dovrebbe essere maggiormente resistente sugli obiettivi e sulla visione di lungo periodo, sugli standard e sulle certificazioni di qualità, sulle relazioni con l’ambiente, i dipendenti e i fornitori, sui valori e sui comportamenti che potrebbero intaccare la reputazione.Dovrebbe invece essere maggiormente resiliente sulle modalità e sui contenuti della comunicazione, sui mutamenti di consumo, sull’adozione delle nuove tecnologie, sull’allargamento dei canali di vendita, negli investimenti in ricerca e sviluppo.

Questa ricerca dovrebbe avere lo scopo finale di trovare, per ogni singolo componente, il punto di equilibrio tra quanto può diventare resiliente e ciò che deve rimanere resistente.

Sull’onda della famosa canzone dei Clash – “Should I stay or should I go now? / If I go, there will be trouble / And if I stay itwill be double / So come on and let me know” (1981, Combat Rock) – per facilitare questo ragionamento e processo di cambiamento ci sono due validi strumenti strateguici che possono essere utilizzati: risk management, l’analisi dei rischi e business continuity, la pianificazione della continuità. Entrambi offrono delle rigorose valutazioni prospettiche sulla robustezza e sulla sostenibilità delle scelte resilienti e resistenti.

All the Best!

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