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S&P: le imprese italiane confermeranno buoni livelli nel 2022

Le previsioni per il 2022 dell’agenzia di rating vedono tuttavia rischi esogeni sullo sfondo – Il caro energia rimane un’incognita

S&P: le imprese italiane confermeranno buoni livelli nel 2022

Il 2022 sarà un anno di sostanziale stabilità dopo il buon recupero del 2021 e anche per i rating le attese sono di invariabilità o semmai di miglioramento, sono le stime di Standard & Poor contenute nel suo rapporto annuale sull’economia italiana reso noto stamane in una conferenza stampa. Si stanno tuttavia delineando non pochi rischi, per lo più esogeni, a cui dovranno far fronte le imprese soprattutto manifatturiere, per far si che essi non provochino eccessive pressioni sui margini delle imprese.

“Il 2022 sarà un anno di sostanziale stabilità, in linea con gli altri paesi europei, ma la vera sfida sarà consolidare la situazione facendo fronte ai rischi dovuti a una serie di fattori: crescita dell’energia, aumento dell’inflazione, persistere della strozzatura nella catena delle forniture edevoluzione della pandemia” dice Renato Panichi, Senior Director Corporate Ratings di S&P Global Ratings

“Questi fattori nel corso del 2022 potrebbero creare pressioni sui margini, i quali invece al momento non sono stati intaccati grazie alla leva economica” dice Panichi. “D’altro canto le imprese dovranno puntare sugli investimenti, per i quali le imprese potranno eventualmente far affidamento anche sui buoni livelli di cash flow o ricorrendo a un aumento dell’indebitamento”.

S&P’s prevede per il 2022 una crescita dell’economia italiana del 4,7 % (rivedendo al ribasso le proprie stime precedenti di +6,4%)sostanzialmente in linea con la crescita stimata per il 2021 di +4,4% (rivista da 5,5%).

L’impennata del costi dell’energia elettrica e del gas, anche di 4 volte, associata a una forte e ancor più penalizzante volatilità, sta creando pressioni soprattutto sulle imprese energivore (dal settore del cemento a quello della siderurgia al cartario e anche all’alimentare). 

Tale criticità si annona con le difficoltà della fornitura di materiali che si sta verificando in Europa e negli Usa. 

Questi tipi di tensioni “dovrebbero vedere un rallentamento nella seconda parte del 2022, nel qual caso i margini delle imprese potrebbero consolidarsi e migliorare” dice ancora Panichi.

Restano inoltre sullo sfondo i problemi legati all’evoluzione della pandemia, all’eventuale riduzione delle condizioni finanziarie legate alle prossime decisione della Bce e ai costi della transizione ecologica.

Inoltre bisogna ancora considerare che gli stipendi dei lavoratori non sono stati ancora adeguati alla crescita degli altri costi, ma ciò potrebbe cambiare, dice S&P’s.Se al contrario – in uno scenario negativo – dovessero persistere scarsità delle forniture ed elevati livelli di inflazione, soprattutto porveniente dall’energia, ciò si potrebbe ripercuotere sulla fiducia dei consumatori e delle imprese e danneggiare la redditività italiana nel 2022 e 2023, dice il rapporto dell’agenzia di rating. “Ciò si tradurrebbe in una crescita del fatturato limitata al 3% contro una crescita del 7% indicata dal nostro scenario di base. I margini EBITDA scenderebbe di 50 pb nel 2022 e nel 2023 rispetto al 2021, rimanendo tuttavia”.

Quanto alle valutazioni della società di rating sulle società italiane, l’outlook negativo nel 2021 è sceso al 4% contro il 40% della fine del 2020, soprattutto grazie alla ripresa del business.

Il 75% dei rating delle società italiane è rimasto stabile sopra il livello pre-pandemico, mentre il 21% delle società mostrano un outlook positivo sulla scia del miglioramento delle prospettive del rating sovrano.

Nel 2021 S&P’s ha aumentato il rating del 15% delle società che sotto la sua valutazione, mentre lo ha ridotto solo a Telecom e a Saipem

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