Condividi

Sigarette e prodotti alternativi, il caso della Grecia

Smettere di fumare è sempre la scelta migliore ma non è l’unica per ridurre i danni del fumo – La comunità scientifica convalida i prodotti alternativi come le sigarette elettroniche e gli ibridi

Sigarette e prodotti alternativi, il caso della Grecia

Smettere di fumare è sempre la scelta migliore, ma non è l’unica strada per ridurre i danni del fumo. La comunità scientifica ormai da tempo conviene sulla validità dei prodotti alternativi, dalle sigarette elettroniche agli “ibridi”, come ad esempio – per citare quello più noto, peraltro prodotto e sperimentato in Italia – l’Iqos commercializzato da Philip Morris, che contiene sì tabacco ma all’interno di un dispositivo che non lo brucia ma si limita a riscaldarlo.

Di questi temi, e cioè di un nuovo approccio nei confronti del fumo all’interno di un discorso più ampio di tutela della salute pubblica, si è recentemente discusso in due importanti eventi per il mondo del tabacco: il Scientific Summit on Tobacco Harm Reduction e il Global Tobacco & Nicotine Forum (Gtnf). Al primo hanno partecipato 55 esperti di 26 Paesi, che hanno stretto una nuova alleanza per innovare le strategie in grado di aiutare le persone a smettere di fumare ma anche “per informare i decisori politici, i regolatori e la popolazione sui benefici di un nuovo approccio”, volto a migliorare le politiche per la riduzione del danno anche attraverso l’uso dei dispositivi a rischio ridotto.

In questi incontri è emersa anche una interessante case history: per la prima volta un Paese europeo, la Grecia, ha messo in atto un approccio innovativo, che inevitabilmente ha raccolto il plauso dei produttori di sigarette. Pur consapevoli dei danni causati dal fumo, le aziende sono comunque interessate ad un approccio che possa salvaguardare filiere produttive che hanno una rilevanza occupazionale ed economica enorme. Ecco perché la Grecia ha sposato questo cambio di paradigma, con una legge approvata per la verità già nel 2019.

La nuova legislazione greca sul fumo “è costruita su 4 pilasti: la prevenzione; la protezione della popolazione dal fumo passivo; assistere chi vuole smettere in centri specializzati e ultimo la valutazione di nuovi dispositivi con il principio di riduzione del danno”, ha spiegato l’esperto Ioannis Faropoulos nella lettura dedicata alla nuova normativa. Ma la legge promossa dallo stesso Ministero della Salute punta in realtà anche ad una nuova modalità di comunicazione sulla riduzione del rischio.

Atene infatti consente la comunicazione ai fumatori adulti di affermazioni scientificamente comprovate; e si occupa di diversi tipi di prodotti senza combustione, già in commercio e che potranno arrivare in futuro. Coprendo tutti i tipi di rischio: quello ridotto o a danno ridotto, la ridotta esposizione e tossicità. Inoltre stabilisce standard scientifici che giustificano i vari tipi di rischio e comprende disposizioni sulla sorveglianza post-commercializzazione.

La necessità di un nuovo approccio, meno drastico e accompagnato da una adeguata comunicazione sui vari livelli di rischio, era del resto stata paventata dallo stesso mondo scientifico. Per citare uno degli interventi, quello di David Khayat, ex presidente del National Cancer Institute e responsabile dell’Oncologia medica al Clinique Bizet di Parigi, “il perentorio ‘smetti di fumare o morirai’ con cui alcuni medici cercano ancora di convincere i pazienti sui rischi correlati alle sigarette non funziona e va cambiato”.

“Come dottore – ha aggiunto l’oncologo in occasione del Scientific Summit on Tobacco Harm Reduction – non posso accettare ‘smetti o muori’ come l’unica scelta che si offre ad un paziente fumatore. Ricordo che il 64% di quelli con una diagnosi di tumore continua a fumare. Alcuni Paesi hanno abbandonato la strategia ‘smetti o muori’ e introdotto dispositivi a rischio ridotto nelle politiche di controllo del tabacco, ottenendo risultati. Nel 1990 il primo fattore di rischio per il cancro riconosciuto a livello mondiale era il fumo, nel 2017 è ancora il fumo”.

Le sigarette tradizionali, ha ricordato Khayat, contengono oltre 6mila sostanze chimiche e particelle ultrafini, 93 di queste sono nella lista della Food and drug administration (Fda) come potenzialmente dannose, la maggior parte, circa 80, sono cancerogene o potenzialmente cancerogene. “Ma questi rischi aumentato nel processo di combustione rispetto al riscaldamento”. Ecco perché non tutti i prodotti a base di tabacco sono uguali.

Infine, non sono mancate le proposte concrete. E ovviamente, alla luce di questo nuovo paradigma, accolto per la prima volta dal Parlamento di un Paese europeo, non sono mancate le richieste di una tassazione ridotta sui prodotti che presentano meno rischi. “Si potrebbe aumentare l’accessibilità ai dispositivi a rischio ridotto puntando su una tassazione proporzionata agli effetti prodotti. Così i prodotti più pericolosi, come le sigarette, dovrebbero avere una tassazione più elevata rispetto ai dispositivi a rischio ridotto”, ha detto David T. Sweanor, Centre for Health Law, Policy & Ethics, Università di Ottawa.

“Più è alta la differenza tra le due ‘scelte’, più abbiamo la probabilità che le persone passino a prodotti alternativi a basso rischio. Oggi ci sono nuove tecnologie che possono aiutarci a sbarazzarci delle sigarette tradizionali – ha osservato ancora Sweanor -. Abbiamo questa straordinaria opportunità e anche le capacità di trasformare, in un breve tempo, il business delle sigarette in qualcosa di completamente diverso”. Che peraltro possa aiutare gli stessi fumatori, nel tempo a smettere.

Anche di questo è convinto il mondo scientifico, o almeno una parte di esso. Giuseppe Biondi Zoccai, docente di Cardiologia del Dipartimento di Scienze e biotecnologie medico-chirurgiche dell’Università Sapienza di Roma, ha ad esempio sostenuto che “le sigarette elettroniche sono prodotti a rischio modificato che possono migliorare i tassi di cessazione e aiutare nel percorso di distacco dalle sigarette tradizionali”.

Tuttavia, nemmeno i prodotti alternativi sono esenti da rischi e nell’altro evento tenutosi di recente, il Global Tobacco & Nicotine Forum, si è discusso anche di questo, e cioè di incentivare l’uso di prodotti alternativi alle sigarette a combustione per l’assunzione di nicotina, come tabacco riscaldato, sigarette elettroniche e snus (il tabacco per uso orale), ma fissando paletti più rigidi per la commercializzazione per controllare la qualità dei prodotti e contenere la diffusione fra i giovani.

“Oggi una morte su cinque negli Stati Uniti è legata al fumo. Ma occorre più informazione e trasparenza: i prodotti alternativi non sono paragonabili come rischio al tabacco da combustione e in generale c’è molta confusione sui contenuti di nicotina nei diversi prodotti”, ha dichiarato Clifford E. Douglas, direttore del Tobacco Research Network e professore associato dell’Università del Michigan. Peraltro proprio negli Usa è in corso una vera e propria stretta contro i prodotti alternativi, in controtendenza con quanto sta accadendo in Europa e in particolare in Grecia.

In conclusione, il mondo (imprese e consumatori) ha ormai da tempo preso coscienza dei rischi del fumo (e del fumo passivo). Ma la nuova sfida è di informare correttamente governi e popolazioni, al fine di limitare gli effetti negativi del fumo sulla salute fornendo ai fumatori prodotti alternativi alle sigarette tradizionali, e allo stesso tempo senza deludere le attese del consumatore.

Commenta