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Senato, Grasso: l’ineleggibilità dei senatori andrà rivotata. Si arroventa la battaglia su riforma

Si arroventa la battaglia sulla riforma del Senato dopo la decisione del presidente dell’assemblea di Palazzo Madama, Pietro Grasso, voluto da Bersani, di rimettere in votazione anche il contestato articolo 2 sulla ineleggibilità dei senatori – Una mossa che piace alla minoranza Pd e che mette a rischio il Governo se non si troverà un’ìntesa politica

Senato, Grasso: l’ineleggibilità dei senatori andrà rivotata. Si arroventa la battaglia su riforma

Il presidente del Senato Pietro Grasso ha varcato il Rubicone e ne ha informato il Quirinale. A suo avviso il controverso articolo 2 della riforma costituzionale del Senato – quello cioè che fissa che i futuri senatori non dovranno essere eletti per via diretta ma solo come consiglieri regionali – , pur avendo già ricevuto l’approvazione della Camera e del Senato, dovrà essere rivotato.

Grasso si appiglia a una differenza lessicale (una preposizione) tra il testo approvato a Montecitorio e quello approvato a Palazzo Madama ma in realtà la sua mossa riapre i giochi politici ed è destinata a mettere in difficoltà il governo Renzi e il cammino della riforma e a raccogliere invece gli applausi delle opposizioni e soprattutto della minoranza del Pd. Non scordiamoci che Grasso è diventato la seconda carica dello Stato grazie all’iniziativa dell’allora segretario del Pd Pierluigi Bersani che inseguiva vanamente i consensi dei grillini e che pensava di addolcirli candidando Grasso e Boldrini ai vertici del Parlamento.

Rivotare lìarticolo 2 della riforma del Senato significa riammettere anche la valanga di emendamenti che la Lega, tutte le opposizioni e la minoranza dem – con una ben strana convergenza politica antiriformatrice – hanno presentato prima della pausa estiva e che è destinata a tornare d’attualità nei prossimi giorni. Il rischio che si smonti daccapo la riforma costituzionale o che si metta in crisi il Governo, se non avrà i numeri per far passare la riforma, non sembra preoccupare Grasso, malgrado la presidente della Commissione Affari Costituzionali, Anna Finocchiaro gli abbia ricordato che votare per la terza volta un testo che ha sostanzialmente già ricevuto il consenso di Camera e Senato sia contro la prassi parlamentare.

Solo un compromesso politico dell’ultima ora – l’ipotesi più plausibile, malgrado le resistenze della minoranza Pd, è quella di non alterare l’articolo 2 ma di prevedere un listino di candidati allo stesso tempo per i consigli regionali e per il Senato – potrebbe, a questo punto, salvare la riforma. Ma la battaglia si sta scaldando, ancora una volta su aspetti del tutto marginali per il Paese, a meno che si non si voglia credere alla favoletta dell’accentramento di poteri in capo al Presidente del consiglio che secondo la minoranza dem, che gioca la battaglia della sua sopravvivenza, deriverebbe dal combinato disposto tra l’Italicum e la riforma del Senato.

I prossimi giorni ci diranno quale sarà l’esito finale.

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