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“Saperi e sapori” grandi chef si ritrovano ad Argenta ricordando Trigabolo, il ristorante che rivoluzionò la cucina italiana

Igles Corelli rievoca il mitico ristorante di Argenta, due stelle Michelin, che rivoluzionò negli anni ’80 la cucina italiana forgiando grandi chef destinati alla ribalta nazionale e internazionale. Il suo ristorante conquistò nelle guide il secondo posto dietro Gualtierio Marchesi

“Saperi e sapori” grandi chef si ritrovano ad Argenta ricordando Trigabolo, il ristorante che rivoluzionò la cucina italiana

Non fu solo un grande ristorante, fu una grande scuola e un grande laboratorio della nuova cucina italiana. L’aggettivazione non è eccessiva quando si parla di  “Trigabolo”, il mitico ristorante di Argenta, attivo tra gli anni ’80 e ’90, che fu crogiuolo di   sperimentazioni culinarie di chef come Igles Corelli, Bruno Barbieri, Mauro Gualandi, Pierluigi Di Diego, Marcello Leoni e tanti altri. Un ristorante che diventò un punto di riferimento internazionale meritando due stelle Michelin (l’ultima assegnata ad honorem dopo la chiusura, caso unico nel suo genere) e facendo conoscere Argenta in tutto il mondo.

Sulla base di questa esperienza irripetibile prese il via “Saperi e Sapori”, una rassegna gastronomica che si svolse ad Argenta dal 1990 al 1994 e che ha visto avvicendarsi fra i suoi fornelli gli chef più prestigiosi del mondo, segnando in modo indelebile la storia della cucina italiana, trasformandola progressivamente da un sapere esclusivamente artigianale in una forma d’arte raffinata e concettuale.

Per ricordare questa importante manifestazione, il Comune di Argenta in collaborazione con lo chef Igles Corelli, ha deciso di organizzare un incontro commemorativo per sabato 18 marzo alle ore 17.00 nello stesso chiostro del Centro Culturale Cappuccini in cui si svolgeva la rassegna.

Da Igles Corelli a Marcattilli, da Pierangelini e Vissani ricordano Trigabolo il ristorante che si vide confermare tre stelle Michelin anche dopo la chiusura

Parteciperanno i protagonisti di quel periodo come Igles Corelli, Valentino Marcattilii, Fulvio Pierangelini, Giacinto Rossetti, Gianfranco Vissani e tanti altri chef, gastronomi e giornalisti. Durante l’evento sarà presentato il libro “Andavamo a cena a «Saperi e sapori» nel Delta del Po, Cuochi e ricette che hanno cambiato la cucina italiana” di Salvatore Marchese, in cui sono riportati numerosi aneddoti e storie di quel periodo, con l’aggiunta, nella parte finale, di numerose ricette e sarà inaugurata una targa commemorativa realizzata del ceramista Riccardo Biavati nella sua “Bottega delle Stelle”.

Si può dire che il Trigabolo, ha portato il mondo, rappresentato da chef e gastronauti, ad Argenta che è stata un luogo di avanguardia culinaria. Grazie al Trigabolo, e al sodalizio che lì è nato, di brigate, esperienze ed eventi, il nome di Argenta ha viaggiato nel mondo; .

“Negli anni sono passate da qui così tante stelle della cucina – dice Andrea Baldini, sindaco di Argenta -che oggi sarebbe difficile riuscire a metterle insieme in una volta sola. Però ci abbiamo provato: dal palco di oro d’Argenta, qualche anno fa, lo chef Igles Corelli ci ha lanciato un invito che abbiamo voluto cogliere, e oggi il 18 marzo omaggiamo insieme e onoriamo Saperi e Sapori, un pezzo importantissimo della storia argentana. Ringrazio lo chef Corelli che non solo ha lanciato la sfida, ma che si è fatto parte attiva e propulsiva per riportare ad Argenta ospiti e racconti così importanti, e belli”.

Istrionico, imprevedibile, provocatore, innovatore, irrequieto, ribelle, destabilizzante, irriverente: Igles Corelli è stato definito in diecimila modi in tutti questi anni e sono comunque sempre aggettivi riduttivi della sua personalità dalle mille sfaccettature, sempre in bilico fra una tradizione che intende mantenere viva e attuale nella sua cucina e un futuro che si reinventa costantemente giorno per giorno, senza mai passare per un presente che per lui, in cucina, è solo un concetto filosofico, l’anticamera di un qualcosa che verrà.

E certo è che ci troviamo di fronte a uno dei grandi protagonisti della storia della cucina italiana, uno che la storia l’ha tracciata, assieme al suo grande amico, prima maestro poi concorrente Gualtiero Marchesi. Uno che affonda le sue origini culturali in due mostri sacri della ristorazione, Nino Bergese, soprannominato “il cuoco dei re, il re dei cuochi” per aver prestato la sua opera presso l’alta aristocrazia italiana, e i grandi industriali internazionali, che portò il «San Domenico» di Imola, a diventare un monumento della ristorazione italiana di quegli anni, e Valentino Mercattilli formatosi alla scuola dei grandi Troisgros, Roger Vergé, padre della nouvelle cuisine  e Mado Point, e che al “San Domenico” di New York divenne ambasciatore della cucina italiana presso i grandi del mondo, capi di stato, politici, industriali, attori, cantanti.

Una cucina rivoluzionaria promossa da un gruppo di giovani talenti fra i 22 e i 17 anni

All’inizio degli anni  ’80, quando gran parte della nostra cucina del nord era ancorata ai fasti della tradizione (quella meridionale sarebbe esplosa successivamente) e il grande Ferran Adrià iniziava a muovere i suoi primi passi nell’allora sconosciuto ristorante “El Bulli” a Roses sulla Costa Brava, il nostro era già un’esplosione incontrollata ai fornelli del Trigabolo di Argenta. Corelli è a capo di capo di una agguerrita brigata di cucina, un vero e proprio laboratorio di invenzioni culinarie che tira fuori dal cilindro piatti che sono rimasti nella memoria di molti. Ha solo 22 anni, si circonda di un gruppo di giovani pieni di idee, vogliosi di sfondare che rispondono al nome di Bruno Barbieri, Italo Bassi, Pierluigi Di Diego, Mauro Gualandi, Marcello e Luca Leoni, tanto per citare alcuni, che formano con lui un vero e proprio cenacolo, un cerchio magico che vive solo nell’ottica di dare nuovo volto e nuovi sapori alla cucina. Un fenomeno astrale che forse non si ripeterà più.  Se lui ha 22 anni gli altri hanno tutti sui sedici diciassette anni.  Quando il proprietario del locale Giacinto Rossetti voleva portarli in giro a studiare le cucine dei grandi ristoranti era un problema per il trasporto, Corelli era l’unico che aveva la patente.

Corelli il grande chef prima amico poi concorrente conquistando il secondo posto dietro Gualtiero Marchesi

“La nostra giornata era tutta concentrata sul cibo, si pensava solo a come cucinare, era un gioco allegro che occupava tutti i nostri pensieri, anche se si andava a una partita di tennis o in discoteca o con la ragazza eravamo sempre concentrati sul cibo per fare qualcosa di nuovo.  E devo dire che da una pizzeria, perché quando siamo arrivati, era una pizzeria in 13 anni siamo riusciti a portare il Trigabolo a essere giudicato il secondo ristorante italiano dietro Marchesi anche se in un primo momento per uno “chapeau” che avevamo ricevuto abbiamo assaporato l’ebbrezza di salire sul podio… Ci riconobbero di essere il ristorante più creativo in assoluto”. E non è un caso da quella esperienza, durata quattordici anni, siano usciti ben 21 chef stellati.  Federico Umberto d’ Amato, creatore della Guida dell’Espresso così descrive Trigabolo nel 1982: “… si giunge in una piazza inverosimile, lunare, come scaturita dalla fantasia metafisica di un De Chirico naïf… sulla porta uno dei soci con funzioni di anfitrione, grande e grosso come un personaggio del Pulci o di Rabelais… le sue estrose gastrosofie che il giovane cuoco Igles Corelli riesce a trasformare in ghiotte fruizioni sono l’esatto contrario della salama da sugo, dei cappellacci di zucca e dei cappelletti in brodo… ” e cioè “…terrina di verdure in salsa di pomodoro e aceto di Champagne… sfogliatina calda di gamberi, funghi e cerfoglio… zabajone di sogliole al pepe verde… “. E’ un laboratorio che rivoluziona e sorprende, raccoglie numerosi riconoscimenti, e cattura ben presto due stelle della Guida Michelin. Per 14 anni Corelli sforna invenzioni dal Trigabolo: sono lui e il giovane talentuosissimo Vissani a soffiare una ventata d’aria nuova sulla cucina italiana. Sono anni in cui Carlo Petrini diffonde il vangelo del piatto che per essere buono, oltre ad essere cucinato bene, deve essere anche pulito e giusto, e Luigi Veronelli gira in lungo e largo per promuovere la diffusione del patrimonio enogastronomico italiano. Corelli è nel pieno di questa nuova filosofia del mangiare.

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