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Rio Tinto distrugge grotta di 46mila anni, il Ceo si dimette

Il colosso minerario anglo-australiano ha fatto esplodere con la dinamite la grotta Juukan Gorge, un sito abitato dagli aborigeni, le cui origini risalgono a 46mila anni fa – La società chiede scusa, Ceo e due dirigenti costretti alle dimissioni

Rio Tinto distrugge grotta di 46mila anni, il Ceo si dimette

L’amministratore delegato di Rio Tinto, Jean-Sebastien Jacques, e due dirigenti della società si sono dimessi a causa delle proteste suscitate dalla distruzione di un antico sito degli aborigeni nella regione di Pilbara, in Australia occidentale. 

Rio Tinto è un colosso anglo-australiano che si occupa di ricerca, estrazione e lavorazione di risorse minerarie. È la terza più grande società mineraria del mondo. Lo scorso 24 maggio ha fatto esplodere con la dinamite la grotta sacra di Juukan Gorge in un sito abitato dagli aborigeni le cui origini risalgono a 46.000 anni fa, allo scopo di estrarre i materiali ferrosi e di espandere la miniera  Brockman 4. L’operazione era stata approvata dalle autorità nel 2013 e sin da allora era stata avversata dall’opinione pubblica. 

La decisione di far saltare la grotta era stata presa nonostante l’opposizione delle comunità aborigene è stata seguita da forti polemiche, tant’è che solo una settimana dopo, Rio Tinto è stata costretta a chiedere pubblicamente scusa: “Siamo spiacenti per il disagio che abbiamo causato. Il nostro rapporto con il PKKP (una delle comunità aborigene, ndr.)  conta molto per Rio Tinto, avendo lavorato insieme per molti anni. Continueremo a lavorare con il PKKP per imparare da ciò che è accaduto e rafforzare la nostra partnership. Con urgenza, stiamo rivedendo i piani di tutti gli altri siti nell’area di Juukan Gorge.”, si legge nel comunicato.

Lo scorso agosto la società ha inoltre aperto un’indagine interna, ammettendo nuovamente di non aver agito bene in merito alla “alla gestione e alla protezione del patrimonio culturale”.  Dopo l’inchiesta, il presidente di Rio Tinto, Simon Thompson, ha annunciato il ritiro di “comune accordo” del ceo, il francese Jean-Sebastien Jacques, del capo della divisione minerali ferrosi Chris Salisbury e della responsabile della comunicazione Simone Niven.

Jacques lascerà il suo incarico entro il 31 marzo. “Quello che è successo a Juukan è un errore e noi siamo determinati a fare in modo che la distruzione di un sito di straordinaria importanza archeologica e culturale non avvenga mai più a causa di Rio Tinto”, ha dichiarato Thompson. “Abbiamo ascoltato le preoccupazioni dei nostri azionisti secondo cui la mancanza di responsabilità individuale compromette la capacità del gruppo di ricostruire la fiducia e progredire verso i nostri obiettivi”, ha aggiunto. 

Da sottolineare che alla fine di agosto i tre dirigenti avevano deciso di rinunciare ai loro bonus, che nel caso del ceo ammontavano a 3 milioni di euro. Ma gli azionisti e gli organi societari avevano considerato insufficienti le misure e avevano chiesto l’allontanamento dei responsabili.

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