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Riforma del Fisco, pronto al Senato il libro dei sogni

Manca solo il via libera sui fondi contro le ludopatie e in favore dell’ippica e la riforma del Fisco potrà andare al voto di Palazzo Madama. Il testo si discosta molto poco da quello della Camera, ma la vera incognita sono i tempi di attuazione della riforma: per emanare decine di fondamentali decreti delegati il Governo avrebbe solo un anno di tempo.

Riforma del Fisco, pronto al Senato il libro dei sogni

La riforma fiscale è pronta per affrontare l’esame dell’assemblea del Senato. Manca solo la soluzione sull’impatto per i conti pubblici delle iniziative contro le ludopatie e in favore dell’ippica (inserite nel capitolo delle entrate connesse ai giochi), peraltro già individuata dal ministero dell’Economia e delle Finanze, e la commissione Finanze potrà inviare in Aula il progetto di legge delega per il riordino del sistema fiscale. Il testo predisposto in commissione, peraltro, si discosta di poco da quello già approvato dalla Camera alle fine di settembre, per cui la conclusione dell’iter parlamentare appare priva di ostacoli rilevanti.

Finora il Senato, nei lavori di commissione, si è limitato ad apportare alcuni ritocchi al testo proveniente dalla Camera, che non modificano l’impianto del provvedimento, quali quelli riguardanti il contenzioso tributario; l’inserimento delle associazioni familiari tra i componenti di una nuova commissione composta dalle parti sociali per analizzare il fenomeno dell’economia sommersa e dell’evasione fiscale; la revisione del meccanismo dell’8 per mille (peraltro senza indicazione dei criteri direttivi); e poche altre di carattere tecnico.

Il progetto di riforma fiscale è costruito come legge di delegazione, che intende conferire al Governo il potere di adottare numerosissimi provvedimenti legislativi di revisione di molte parti del sistema fiscale. I contenuti del progetto sono assai ampi e, per molti versi, piuttosto generici, tanto che si potrebbe definire più che altro una legge di buoni propositi. 

L’articolo 1 prevede interventi per uniformare la disciplina delle obbligazioni tributarie e semplificare gli obblighi contabili e dichiarativi dei contribuenti ed estendere la possibilità delle compensazioni tra debiti e crediti; nonché per meglio delineare forma e potere degli atti dell’Agenzia delle Entrate. 

L’articolo 2 riguarda la revisione del catasto dei fabbricati con l’obiettivo, tra gli altri, di avvicinarne i valori a quelli dei mercato utilizzando i metri quadrati come unità di misura.

L’articolo 3 intende rivedere la disciplina dell’accertamento di tutti i tributi nonché definire un sistema di misurazione dell’evasione fiscale e prevedere strumenti per contrastarne il fenomeno. E con l’articolo 4 si prevedono interventi anche di contenimento dell’erosione fiscale, definita come “spesa fiscale” sostenuta dallo Stato.

L’articolo 5 è dedicato a una disciplina dell’abuso di diritto e, quindi, sul contrasto all’elusione fiscale.

Gli articoli 6 e 7 affermano generici principi di delegazione per interventi di semplificazione fiscale nonché di rateizzazione dei debiti e revisione del sistema degli interpelli.

Con gli articoli 8 e 9 si intende intervenire sul sistema dei controlli e sui regimi sanzionatori.

Dopo l’articolo 10 sul contenzioso tributario, gli articoli 11, 12 e 13 entrano nel vivo delle imposte esistenti, dettando ampi criteri direttivi per la revisione della tassazione sui redditi d’impresa, di lavoro autonomo e a tassazione separata, prevedendo regimi forfetari per i soggetti di piccole dimensioni. L’articolo 13 è tutto dedicato alla revisione dell’Iva e della altre imposte indirette.

Infine, l’articolo 14 riguarda i giochi pubblici.

Ben può dirsi, dunque, che con questa legge di delegazione il Governo potrebbe rifare praticamente tutto il sistema tributario e dintorni, seguendo criteri direttivi molto ampi che, in fondo, poco dicono  di stringente per il legislatore delegato, di là da ragionevoli indicazioni attuabili in mille modi diversi.

C’è solo un elemento che appare assolutamente irragionevole e che rende incerta tutta l’operazione. Per eseguire questa rifondazione del sistema fiscale, il Governo avrebbe pochi mesi di tempo. Decine di fondamentali decreti legislativi dovrebbero essere emanati entro un anno dell’entrata in vigore della legge di delegazione. Il che appare non solo irrealistico, ma addirittura risibile.

Certo, i termini per l’esercizio delle deleghe potranno essere successivamente prorogati, tuttavia ben pochi sarebbero disposti a scommettere di vedere un Governo di questa legislatura realizzare una tale riforma fiscale. Ammesso che il ddl possa essere approvato dal Parlamento nei tempi brevi da tutti genericamente auspicati, di decreti legislativi di attuazione se ne potranno vedere, realisticamente, tutt’al più uno o due, e non dei principali. Di leggi delega per la riforma fiscale ne abbiamo viste già altre, e meno ambiziose, rimaste inattuate.

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