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Ricerca, il ministro Carrozza al Forum Ambrosetti: “Bene le proposte, ma dove sono i giovani?”

Il ministro dell’Istruzione e della Ricerca ha chiuso i lavori del Technology Forum 2013, organizzato da Ambrosetti – The European House a Castelbrando: “Le proposte della community sono valide ma manca un attore: i giovani ricercatori” – Sulle strategie del Governo: “No all’Agenzia della ricerca e basta spending review” – Le 5+1 proposte del Club Ambrosetti

Ricerca, il ministro Carrozza al Forum Ambrosetti: “Bene le proposte, ma dove sono i giovani?”

“Condivido le proposte presentate dalla community, ma manca un attore: i giovani ricercatori italiani”. Con queste parole il ministro dell’Istruzione e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza, ha chiuso la due giorni del Technology Forum organizzato da Ambrosetti – The European House nella splendida cornice di Castelbrando, in Veneto, dinanzi a una platea di imprenditori locali e di ospiti internazionali protagonisti dell’innovazione tecnologica.

Il Ministro del governo Letta, in una delle sue prime apparizioni pubbliche, ha così incalzato i presenti, partendo dalle cinque proposte elaborate dalla community Ambrosetti, tutte condivise ma alle quali si sono aggiunte delle controproposte, partendo dall’assenza dei giovani nel consesso dedicato all’ecosistema innovativo. “Qui non vedo giovani, siamo tutti gente di una certa età che per certi versi ha ‘già dato’, sta invece ai ragazzi costruire il futuro e per questo bisogno coinvolgerli, ascoltarli e farli sentire ascoltati”.

Poi, le altre criticità, individuate anche da Valerio De Molli di Ambrosetti ed emerse nel corso forum veneto: “In Italia manca una cultura del capitale di rischio – ha anche detto il ministro Carrozza -, e il mio obiettivo è quello di portarla all’interno del ministero”. Non attraverso un’agenzia, però: “Non serve, è meglio una task force ministeriale”, che servirà anche per rientrare nei costi: “Certamente, ma non voglio sentir parlare di spending review né di spesa: il ministero della ricerca è un ministero di investimento”. E come tale va giudicato, ma con criteri sempre più rigorosi: “C’è molta aspettativa sulla scuola – ha sottolineato la Carrozza – e noi dobbiamo rendere conto agli italiani in maniera trasparente”.

Ecco dunque le parole chiave individuate dal ministro ed elencate in aggiunta alle proposte di Ambrosetti: “Innanzitutto credibilità, sia da parte di chi finanzia sia da parte di chi viene finanziato. Poi coerenza tra strategia e budget: sulle strategie siamo migliorati, ma bisogna renderle compatibili con i bilanci. In seguito trans-disciplinarietà, siamo nell’era della tecnologia e l’impostazione tradizionale del mondo accademico, che pure ha dato tanto a questo Paese, va ora rivista. Anche nel meccanismo del reclutamento dei professori, di cui faremo una rigorosa mappatura. Infine, l’attrattività: l’Italia è troppo burocratizzata e non attrae investimenti esteri”.

La seconda edizione del Technology Forum Ambrosetti si conclude dunque con le parole del ministro Carrozza che vanno a surrogare la presentazione delle “5 + 1 proposte per il rilancio dell’Ecosistema Italia dell’Innovazione”, realizzate da un gruppo di oltre 100 fra esperti e Ceo membri della Community “Tecnologia, Innovazione e Trasferimento Tecnologico” chiamata a raccolta da Ambrosetti Club.

La Community ha individuato i tre ambiti di intervento urgenti per l’Ecosistema Italia dell’innovazione. Nello specifico, per ricreare un Ecosistema Paese in grado di sfruttare al meglio l’intelligenza disponibile presso i serbatoi di conoscenza, trasferendola al sistema delle imprese ai fini di una valorizzazione economica in chiave di mercato, occorre agire su tre leve:

1.            Fare strategia per l’ecosistema innovativo, dal momento che l’Italia è una delle poche nazioni avanzate a non aver messo a punto una strategia organica e coerente.

2.            Finanziare l’innovazione (l’Ocse indica la carenza dei finanziamenti come uno dei tre principali fattori di freno per il nostro Paese).

3.            Favorire il trasferimento tecnologico e le competenze per superare il “paradosso italiano” che fatica a tradursi in punti di Pil.

A partire da questi ambiti di azione la Community ha identificato 5 proposte + 1 (intesa come condizione necessaria di contesto) per potenziare l’Ecosistema nazionale dell’innovazione:

– PROPOSTA 0: Formulare e implementare, con una governance efficace, una strategia nazionale dell’innovazione di medio – lungo periodo.

– PROPOSTA 1: Avviare un percorso che miri a stabilizzare, rendendolo automatico e strutturale,  il credito di imposta per la R&S.

– PROPOSTA 2: Sbloccare attraverso soluzioni a costo zero i debiti dello Stato alle imprese relativi ai finanziamenti alle attività in R&S. Ad esempio attraverso: compensazione con i debiti dell’impresa verso il fisco; compensazione con i titoli di stato; certificazione del credito maturato da parte dello stato per agevolare lo sconto dei crediti, le anticipazioni bancarie ecc.

– PROPOSTA 3: Diffondere a livello di massa critica modelli di intervento misti pubblico-privato in tema di finanziamento dell’innovazione che integrino forti competenze professionali e promozione di incubatori d’impresa.

– PROPOSTA 4: Creare un TransferLab nazionale a supporto del trasferimento tecnologico (con sede centrale e/o macro regionale) che operi senza duplicazione di attività in logica di sussidiarietà e supporto al sistema di trasferimento tecnologico locale e che abbia professionalità specifiche e profilo internazionale.

– PROPOSTA 5: Predisporre meccanismi di direct recruiting nel sistema della ricerca pubblica nazionale, superando i concorsi a livello nazionale e introducendo: meccanismi gestiti attraverso bandi internazionali; uno snellimento nei processi d’ingresso per ricercatori extra-comunitari; una revisione delle condizione economiche offerte ai ricercatori a partire da obiettivi di performance chiari. 

La base da cui partire, comunque, c’è: “L’Italia – dice Valerio De Molli , managing partner di Ambrosetti – The European House – è al quarto posto al mondo per citazioni di ricercatori, segno che il fermento c’è ancora. Se da un lato preoccupa il fenomeno crescente dei Neet (giovani under 30 che non lavorano, non cercano lavoro e neanche studiano, ndr), che sono oltre due milioni (il 23% degli under 30, ndr), c’è anche da dire che mai come in questo momento ci sono opportunità”. E la crisi? “Si combatte costruendo il futuro, e partendo delle idee: pensi che negli ultimi 20 anni sono stati o sono in attività più ricercatori e scienziati che in tutta la storia dell’umanità messa insieme”.

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