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Prestiti, mutui, export e debito: ecco cosa cambia con il Qe

La Bce acquisterà titoli di Stato dalle banche italiane, liberando oltre 100 miliardi di euro che potrebbero essere dirottati sul credito – Mutuionline.it: “Aumenterà la disponibilità di finanziamenti per imprese e famiglie” – L’euro debole avvantaggerà l’export, ma renderà più costoso l’import – Risparmi in vista sugli interessi sul debito.

Prestiti, mutui, export e debito: ecco cosa cambia con il Qe

Quanto vale per l’Italia il quantitative easing? Le risposte a questa domanda sono almeno quattro. La manovra espansiva da oltre mille miliardi varata ieri dalla Bce, che fra marzo 2015 e settembre 2016 acquisterà nell’Eurozona titoli pubblici e privati per 60 miliardi al mese, avrà ripercussioni sui bilanci delle banche, sui tassi dei mutui, sulla competitività dell’export e sui conti pubblici. Impatterà quindi sulla vita di famiglie e imprese, ecco come.

BANCHE, LIBERATI OLTRE 100 MILIARDI PER IL CREDITO

L’Eurotower comprerà titoli di Stato sul mercato secondario e ciò significa che – nel nostro Paese – busserà alla porta degli istituti di credito (non a caso premiati dalla Borsa). Ad oggi il sistema bancario ha in pancia bond pubblici italiani per circa 440 miliardi, sui 2.200 totali del debito pubblico. Secondo alcuni analisti, la Bce potrebbe acquistare dalle banche titoli per 120 miliardi, mentre altri ritengono che si potrà arrivare fino a quota 190. Risorse che saranno così liberate nei bilanci bancari e che quindi, in teoria, potrebbero essere dirottate sul credito. Per famiglie e imprese, quindi, ottenere un prestito dovrebbe diventare più facile (sempre che i requisiti di capitale imposti dall’Eba e dalla stessa Bce non impongano alle banche ulteriori accantonamenti).

Quanto ai mercati azionari, è prevedibile che gli acquisti della Bce producano rialzi in tutta l’Eurozona, sostenuti prima dalla crescita della fiducia, poi dall’aumento degli utili per azione legato alla svalutazione dell’euro.

GLI EFFETTI SUI MUTUI

Sul fronte dei mutui, il Quantitative easing “non potrà che favorire ulteriormente la disponibilità di finanziamenti per imprese e famiglie – ha commentato Roberto Anedda, direttore marketing di Mutuionline.it –, il che, unito ad una prospettiva di un costo del denaro estremamente basso, porta ad uno scenario quanto mai favorevole sia per chi vuole acquistare casa sia per chi ha già un mutuo in corso stipulato in anni anche recenti. I tassi sono ormai ai minimi storici: nel caso dei tassi fissi le migliori offerte partono addirittura da poco più del 3% anche per durate molto lunghe, mentre i variabili sono ormai sotto il 2%. Livelli che peraltro ci si può ragionevolmente attendere che possano essere ancora limati verso il basso nei mesi prossimi, man mano che le nuove misure annunciate da Draghi estenderanno i propri effetti”.

Inoltre, tassi a livelli così bassi avranno un effetto positivo sulle detrazioni: “Su un mutuo medio da 120-130mila euro – ha aggiunto Anedda – è possibile godere in pieno della detrazione Irpef del 19% sugli interessi passivi per i mutui prima casa, in quanto anche su un tasso fisso a trent’anni gli interessi totali annui rientrano nei 4mila euro di limite stabilito per la detrazione”.

L’EURO DEBOLE AVVANTAGGIA L’EXPORT

Draghi ha detto ieri che il calo dell’euro sul dollaro non è fra gli obiettivi della Bce. Eppure, la svalutazione in corso tornerà molto utile a tutte le aziende che vivono d’esportazioni, poiché consentirà loro di vendere sui mercati internazionali a prezzi più competitivi. Di contro, le importazioni risulteranno più care. Intanto, questa mattina il cambio euro-dollaro viaggia sui minimi da 11 anni, a quota 1,129. 

I BENEFICI PER I CONTI PUBBLICI

Gli acquisti della Bce sui titoli di Stato produrranno come ovvia conseguenza un nuovo abbassamento dei tassi d’interesse. Ciò significa che per i singoli Stati, Italia compresa, rifinanziare il proprio debito pubblico sarà meno oneroso. In ogni caso, il margine per un ulteriore calo non è particolarmente ampio, considerando che lo spread Btp-Bund viaggia su livelli già piuttosto bassi (stamane sotto i 115 punti base), così come il rendimento sui Btp decennali (sotto il punto e mezzo percentuale). 

Non solo: l’iniezione di liquidità in arrivo da Francoforte sosterrà anche l’andamento dei prezzi, scongiurando il pericolo della deflazione e riportando il trend verso l’obiettivo di un tasso di crescita media annua “inferiore ma vicino” al 2%. Con un’inflazione a quei livelli, in teoria, all’Italia basterebbe un +1% del Pil ogni anno per abbattere in due decenni il proprio debito pubblico verso l’obiettivo del 60% del prodotto interno lordo. E senza dover allestire alcuna manovra aggiuntiva.  

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