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Porti, Shipping e Logistica: l’import-export via mare dell’Italia è cresciuto del 66% in 10 anni secondo il Rapporto Srm

Positive anche le previsioni del commercio marittimo globale, che aumenterà dell’1,8% nel 2023, per poi crescere ancora del 3,1% nel 2024. Il Rapporto 2023 di Srm collegato a Intesa Sanpaolo

Porti, Shipping e Logistica: l’import-export via mare dell’Italia è cresciuto del 66% in 10 anni secondo il Rapporto Srm

I porti italiani guidano il Paese verso i mercati internazionali, in uno scenario in cui il commercio marittimo globale è destinato a crescere e l’Asia a essere protagonista. È quanto emerge dal Rapporto 2023 Italian Maritime Economy” di Srm – Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo – intitolato “Porti, shipping e logistica al centro dei nuovi scenari del Mediterraneo: 10 anni di analisi, dati e riflessioni sulla competitività del settore e sul ruolo dell’Italia”.

“Il Rapporto di quest’anno – ha dichiarato Massimo Deandreis, direttore generale Srm – riporta analisi e numeri di lungo periodo sui porti, lo shipping e la logistica, comparti che stanno guidando l’economia mondiale, europea e del Paese, lo testimoniano due numeri su tutti: le imprese italiane esportano ed importano con le navi il 40% delle loro produzioni, il valore aggiunto dell’economia marittima nel nostro Paese supera i 50 miliardi di euro. Un settore che nel Sud trova un’espressione di eccellenza nei settori portuale e armatoriale. Le nuove sfide della sostenibilità della digitalizzazione e dei carburanti alternativi avanzano in modo impetuoso e dobbiamo farci trovare pronti per mantenere ed accrescere la nostra competitività”.

Il commercio marittimo globale

Roseo è il futuro del commercio marittimo globale: aumenterà dell’1,8% nel 2023, portandosi a 12,2 miliardi di tonnellate per poi crescere ancora del 3,1% nel 2024. Esso vale circa il 12% del Pil globale. Ed il trend è positivo anche per l’Italia, dove circa il 40% degli scambi di import-export avviene via mare, per 377 miliardi di euro a fine 2022, con un aumento del 66% nel decennio.

L’Asia resta l’indiscusso attore sia nel segmento container che nel settore dello shipping in generale: dei primi 20 porti container mondiali, che nel 2022 hanno movimentato 383 milioni di teu (44% del totale mondiale) 8 sono cinesi e altri 6 asiatici. Mentre i noli sono tornati quasi in linea con i valori pre-Covid. Lo Shanghai Containerized Freight Index (SCFI), dopo aver sfondato il picco storico dei 5.000 punti a gennaio 2022, è sceso sotto quota 1.000 a giugno 2023.

Il settore delle navi car carrier e la regionalizzazione delle rotte

In pieno rilancio il settore delle navi car carrier (proxy del mercato automotive). Il commercio mondiale di autoveicoli via mare crescerà dell’8% nel 2023 (+3% sul 2019). Le car carrier ordinate nel 2022 sono 90 contro le 38 del 2021.

Il segmento container. I primi 10 top carrier del mondo hanno una quota di mercato dell’84% (nel 2012 tale quota era pari al 64%); i primi 4 controllano più della metà della capacità di trasporto globale di container: 58%.

Cresce la regionalizzazione delle rotte. La crescita nel primo semestre del 2023, delle rotte intraregionali del 5,6% in confronto allo stesso periodo del 2022, rispetto alla riduzione delle rotte deep-sea East-West del 3%, conferma la tendenza della regionalizzazione dello shipping.

Mediterraneo è sempre più centrale. Avanzano gli alternative fuel

Il rapporto evidenzia anche che il Mediterraneo è sempre più centrale con la spinta di Suez: oltre 23.400 le navi transitate nel 2022, ed entrate per l’Egitto pari a 8 miliardi di dollari (+ 25% rispetto al 2021). Suez è anche un importante chokepoint nel commercio alimentare: vi transitano il 14,6% delle importazioni mondiali di cereali e il 14,5% delle importazioni mondiali di fertilizzanti.

Il 47,7% di tutti gli ordini nei cantieri (in termini di stazza GT) a luglio 2023 è relativo a navi che utilizzano combustibili alternativi (nel 2017 questa quota era solo del 10,7%). Le navi gnl rappresentano il 39%; quelle a metanolo il 5,4%.

Il commercio marittimo italiano

I porti italiani (l’Italia importa via mare prevalentemente dalla Cina ed esporta soprattutto verso gli Usa, in particolare nei settori macchinari, raffinati, prodotti chimici e mezzi di trasporto) “guidano il Paese verso i mercati internazionali”: nel 2022 hanno movimentato oltre 490 milioni di tonnellate di merci, con un incremento dell’1,9% sul 2021. L’aumento decennale è stato di circa il 7%.

Ro-ro traina la crescita del Sud

Dal 2019 in poi si assiste al sorpasso del segmento Ro-Ro (cresciuto di circa il 55% dal 2013) sui container, un settore – quest’ultimo – comunque in buona salute con 11,6 milioni di container (Teu) movimentati nel 2022 e una crescita nel decennio del 15%, ma al di sotto dei best-competitor euromediterranei. Il Sud ha una presenza importante del settore Ro-Ro e delle Autostrade del mare (incide nel 2022 per il 51% sul totale Italia), comparto che ha svolto e sta svolgendo un ruolo chiave per lo sviluppo del territorio in quanto mezzo di trasmissione di un trade di prossimità e trasporto di veicoli pesanti sottratti alla strada.

La nuova sfida dei porti italiani, secondo il rapporto, è quella di diventare – complice la spinta verso la transizione ecologica e l’utilizzo di fonti alternative – dei veri e propri “hub energetici” per lo stoccaggio e/o produzione di Gnl, biocarburanti, idrogeno.

Porti hub energetici

Si stimano 5 anni per fare dell’Italia il ponte Mediterraneo del gas attraverso 7 rigassificatori in prossimità dei porti e 5 gasdotti da sud volti a far transitare circa 50 miliardi di metri cubi di Gnl e fino a 90 miliardi di gas (a pieno regime) per un totale di 140 miliardi. In questo contesto, i porti del Mezzogiorno si confermano “leva strategica per la crescita del territorio”, con un contributo al traffico merci del 46% (nel 2022, invariato rispetto al 2013) pari a 226 milioni di tonnellate.

L’import-export via mare del Mezzogiorno

Nel 2022 ha raggiunto 84,4 miliardi di euro con un balzo del 41% sull’anno precedente. Una performance anche superiore all’Italia (37,6%). I dati del 2022, segnano poi “una conferma degli scali meridionali” sempre presenti tra i primi posti in classifica nelle diverse tipologie merceologiche. I porti del Mezzogiorno, infine, giocano un ruolo chiave sul comparto “Energy” (petrolio greggio e raffinato), rappresentando il 48% dei rifornimenti e delle esportazioni petrolifere via mare del Paese ed essendo il terminale di importanti pipeline dal Nord Africa e dall’Asia.

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