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Porcellum alla Camera, rebus doppio turno

La Conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha chiesto che la riforma della legge elettorale sia calendarizzata in commissione Affari costituzionali alla Camera, per sbloccare lo stallo che si è prodotto al Senato – Alfano chiude al doppio turno, che invece piace al Pd – D’Alema: “Le elezioni si allontanano”.

Porcellum alla Camera, rebus doppio turno

Serve una legge elettorale “definitiva, non ci sono più alibi”: il Parlamento è assolutamente in grado di approvarla, “non vale neanche la pena commentare” le accuse del Movimento 5 Stelle, che accusa deputati, senatori, membri del governo e Capo dello Stato di ricoprire le proprie cariche in modo illegittimo. Questa la posizione del premier Enrico Letta all’indomani del pronunciamento della Consulta, che ieri ha dichiarato incostituzionale il Porcellum per due aspetti: le liste bloccate, che impediscono agli elettori di esprimere preferenze, e il premio di maggioranza sproporzionato alla Camera, che peraltro non prevede alcuna soglia minima da raggiungere.

Sempre oggi, dopo mesi di rinvii e incertezze, la Conferenza dei capigruppo di Montecitorio – in linea con l’urgenza manifestata dalla Corte costituzionale – ha chiesto che la riforma della legge elettorale sia calendarizzata in commissione Affari costituzionali alla Camera. Una richiesta arrivata per cercare di sbloccare lo stallo che si è prodotto al Senato – dove la legge è in discussione da tempo –, tanto più che Montecitorio aveva già approvato una procedura d’urgenza sul provvedimento. A questo punto, il percorso da seguire dovrà essere concordato fra il presidente della Camera, Laura Boldrini, e il presidente del Senato, Pietro Grasso. 

Un esito che ha prodotto l’esultanza dei grillini: “Li abbiamo convinti – ha scritto su Facebook Luigi Di Maio, vicepresidente dell’Assemblea di Montecitorio in quota M5S –. Due ore di capigruppo. La commissione Affari Costituzionali della Camera inizierà la discussione della legge elettorale”. In mattinata i grillini si erano resi protagonisti di una clamorosa protesta in Aula: prima denunciando nuovamente la “totale illegittimità” del Parlamento in carica, al grido di “siamo tutti illegittimi”, poi chiedendo la sospensione e, incassato il rifiuto dell’Aula, abbandonando l’emiciclo.

Intanto, al capo dell’Esecutivo ha fatto eco Gaetano Quagliariello, ministro per le Riforme costituzionali, precisando che “il Parlamento deve intervenire per colmare un vuoto senza precedenti, altrimenti ci penserà il Governo”. Lo strumento eventualmente utilizzato dall’Esecutivo, in ogni caso, sarebbe il disegno di legge, non il decreto.   

Resta da capire quale forma elettorale sostituirà il Porcellum. Letta e Matteo Renzi, che con ogni probabilità domenica prossima sarà eletto nuovo segretario del Partito democratico, propendono per il doppio turno alla francese. Un sistema che garantirebbe maggiore governabilità, riducendo però la rappresentatività dei partiti in Parlamento. “Non abbiamo aperto al doppio turno – ha subito precisato Angelino Alfano, vicepremier e leader del Nuovo Centrodestra –. Noi abbiamo una vocazione molto bipolare e pensiamo che occorra fare una scelta: o si sta nel centro destra o nella sinistra, e noi abbiamo volutamente indicato il nome centrodestra”.   

Quanto alla prospettiva delle elezioni, secondo Massimo D’Alema il pronunciamento della Consulta allontana le urne: “La Corte costituzionale ha chiarito che non è possibile fare le elezioni subito – ha detto l’ex premier – e che esse si allontanano nel tempo, a meno che non si voglia disgregare il Paese con la proporzionale e, a quel punto, rendere obbligatorie le larghe intese contro le quali si tuona. Se si votasse subito, voteremmo con il proporzionale e quindi non avrebbe più senso l’idea di avere un candidato e quindi tutto il sistema bipolare andrebbe in crisi”.

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