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Polo delle torri, qualcosa si muove ma è la rete la vera sfida

Tornano a correre i rumours sulla fusione tra Rai Way e Ei Towers. Al di là delle conferme ufficiali (che mancano) resta in ballo una questione strategica sia per Mediaset che per Rai. Ma è sulla rete in fibra che si gioca la vera partita

Polo delle torri, qualcosa si muove ma è la rete la vera sfida

Rete unica forse no… polo delle torri si …forse. Queste le due grandi incognite che si profilano all’orizzonte del mercato delle TLC nel 2022. Della rete unica si sono perse le tracce da tempo nonostante il recente riaccendersi dell’attenzione dopo la manifestazione di interesse da parte del Fondo americano Kkr su TIM, e la parallela disponibilità di Vivendi, azionista di maggioranza di TIM, a ritenere possibile il controllo pubblico sulla nuova società  AccessCo (TIM e CdP), e l’uscita di scena di Luigi Gubitosi dal board del colosso telefonico italiano. Tutt’altro scenario invece si potrebbe prospettare per il cosiddetto “polo unico delle torri” del quale da anni si parla senza mai venirne a capo. 

La notizia del giorno la pubblica questa mattina Il Foglio dove Stefano Cingolani scrive Il futuro di Mediaset, che guarda soprattutto all’estero, dipende dalla Rai. A marzo Infatti Rai Way, controllata al 65% dalla Rai, ed Ei Towers (60% dal fondo F2i) dovrebbero fondersi creando un’unica società dei ripetitori TV”. Per comprendere meglio il possibile senso di questa operazione però è necessario fare un piccolo passo indietro. A giugno scorso abbiamo pubblicato un’ intervista a Stefano Ciccotti , CFO Rai, dove ha dichiarato che “… riguarda aspetti di posizionamento strategico aziendale che vanno molto al di là di una lettura tecnologica come quella che mi compete…”. Poi, a metà settembre, Marco Giordani, il CFO di Mediaset  ha affermato: “Siamo sempre stati a favore del consolidamento nelle torri di trasmissioni. Abbiamo provato anche a essere parte attiva in tale processo e siamo stati fermati. Ma da un punto di vista industriale la fusione continua ad avere senso ed è una valida opzione per tutti gli azionisti”. Con questa dichiarazione si coglie nel segno non solo per quanto riguarda gli interessi strategici del secondo operatore televisivo nazionale ma anche per quanto riguarda il cuore del futuro della Rai.

Le letture possibili sono due: una puramente tecnologica (il vantaggio di sistema, l’ottimizzazione della rete di diffusione dei segnali televisivi) e l’altra, in questo momento sembra essere quella più rilevante, di carattere economico. Come noto, le casse di Viale Mazzini sono in sofferenza e le prospettive non sono per nulla rassicuranti: la platea televisiva, come ha dichiarato recentemente anche la Presidente Marinella Soldi, è in rapida diminuzione a tutto vantaggio di vari Ott (i cosiddetti Over the top come Netflix, AmazonPrime etc) e, di conseguenza, anche la pubblicità potrebbe risentirne (vedi pure il recente Decreto di revisione del Tusmar e relativa rassegnazione delle quote pubblicitarie). Sul canone poi grava poi una futura minaccia non ancora del tutto chiarita: Bruxelles vorrebbe (normativa sulla concorrenza) il ritorno al pagamento attraverso il vecchio sistema della bolletta all’Ufficio postale che potrebbe significare un ritorno all’evasione di tante decine di milioni di euro. Per Rai liberarsi della parte “pesante” (il “ferro” ovvero le cosiddette torri di alta quota) della quotata Rai Way, prima che non sia troppo tardi, potrebbe rivelarsi un’operazione vantaggiosa, utile e forse necessaria per poter disporre di fondi necessari allo sviluppo tecnologico. 

Allo stesso tempo Mediaset può avere una grande convenienza a realizzare un flusso di cassa utile da investire nelle nuove prospettive strategiche europee (vedi Prosienbensat in Germania e le attenzioni in Spagna) anche se non sembra per nulla chiaro da dove possano provenire i 400 milioni citati. Dunque, sul tappeto c’è una posta economica molto rilevante sulla quale gravano molti interrogativi di varia natura. Chi è l’ispiratore di questa ipotesi, il Governo o i diretti interessati, e con quale disegno? Chi gestisce la regia di tale operazione? Dovrebbe avvenire sotto la tutela di un “ombrello” pubblico o si dovrebbe trattare si una mera operazione di M&A? La “nuova” società del polo delle torri dovrebbe essere quotata (Ei Towers ha recentemente fatto il delisting e anche Rai Way potrebbe/dovrebbe fare lo stesso)? Come interagisce questa ipotesi di fusione con la società unica della rete, posto che quest’ultima possa avere un futuro? Infine, nell’articolo di legge che Mediaset potrebbe ricavarne un consistente vantaggio economico e Rai invece? Quale potrebbe essere l’interesse per il Servizio Pubblico? Difficile trovare risposte esaurienti.  

Abbiamo provato a cercare verifiche su questa notizia e, in forma riservata, le nostre fonti sia di Viale Mazzini che di Cologno Monzese, ci hanno confermato che, al momento e per i tempi così ravvicinati come sono stati indicati nell’articolo (marzo prossimo) non è in corso nessuna trattativa. La sintesi è in una battuta che ci è stata riferita: “In questo momento il mal di testa per i broadcaters non viene dalle torri ma dal broadband ed è su quel fronte che dobbiamo impegnarci”. Forse,una chiave di lettura di questa operazione si potrebbe ricercare nelle possibili convergenze infrastrutturali tra rete e broadcast dove sia Rai che Mediaset potrebbero avere interessi paralleli.  

Dunque, non resta che cercare possibili interpretazioni in ambiti ministeriali (il MISE? Oppure Innovazione Tecnologia e Transizione Digitale?) dove invece ad una operazione di questo tipo ci potrebbe essere maggiore attenzione per almeno due buoni motivi. Il primo si può ricondurre ad una dimensione progettuale dell’azione di Governo: portare a casa un risultato “facile e spendibile” nel settore delle TLC che certamente è “attenzionabile” come ci è stato suggerito, sui mercati finanziari. Il secondo motivo, più recondito e complesso, è fornire una “sponda” anzitutto a Rai in vista della necessità di fronteggiare le difficoltà di bilancio che abbiamo prima accennato liberandola di un fardello tanto pesante e poco redditizio quanto invece potenzialmente remunerativo rimettendo sul mercato la parte residua del pacchetto azionario di Rai Way. 

Infine, da ricordare, che quest’anno per Viale Mazzini si apre una partita di grande rilevanza strategica: si dovrà scrivere il nuovo Piano Industriale come previsto dal Contratto di Servizio mentre, proprio dallo scorso 14 ottobre, è stato avviato un tavolo di lavoro per il rinnovo di quest’ultimo che andrà a scadere entro l’anno in corso. Per quanto abbiamo potuto verificare, di questa ipotesi di fusione che vedrebbe coinvolta Rai Way non risultano tracce. 

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