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Poker di record a Wall Street e petrolio alle stelle

Tutti ai massimi i quattro principali indici della Borsa americana mentre il petrolio corre fiutando l’accordo Opec e infiamma i titoli del settore anche a Piazza Affari – La sterlina frena la City – Il terremoto non ferma il Nikkei – Ubi a un passo dalla Good banks – Del Vecchio di nuovo in sella a Luxottica

Il testimone del Toro passa da Donald Trump agli sceicchi dell’Opec. Con l’attiva collaborazione di Vladimir Putin, coinvolto nella ricerca dell’accordo sul tetto alla produzione del petrolio. Il presidente Usa, intanto, incassa il consenso di Stanley Fischer, il potente vice della Yellen: dopo anni di bilanci all’insegna del rigore, ha detto, una robusta iniezione di investimenti nelle infrastrutture e nella scuola potrebbe favorire la missione della Fed. In questa cornice la reazione “pacata” (definizione di Mario Draghi) delle Borse americane sembra destinata a proseguire per l’intera settimana “corta” della Festa del Ringraziamento.

In questo clima pre-natalizio ha trovato un po’ di serenità perfino Piazza Affari, sostenuta dai titoli energetici e da Mario Draghi, che ha ribadito davanti al Parlamento di Strasburgo che il Qe non si ferma. “Restiamo impegnati – ha detto – a preservare il grado molto sostanziale di accomodamento monetario necessario ad assicurare una convergenza sostenuta dell’inflazione verso livelli sotto ma vicino al 2% nel medio termine”. Frena solo la Borsa inglese, zavorrata dall’impennata della sterlina, spinta da un’intervista “soft” di Theresa May, che ha ventilato una corporate tax ai minimi del G20. Ieri Facebook ha annunciato la creazione a Londra di una sede con 500 dipendenti, facendo seguito ad analoghe decisioni di Apple, Amazon e Google.

TRUMP LIQUIDA IL TPP. IL TERREMOTO NON FERMA TOKYO

Nemmeno il terremoto che ha colpito stanotte la prefettura di Fukushima in Giappone (dove ha sede l’impianto nucleare già colpito dal sisma del 2011) ha incrinato l’ottimismo dei listini.

Avanza in terreno positivo Tokyo (+0,3%). Le azioni di Tokyo Electric Power proprietaria della centrale perdono solo l’1,4%. I danni, per ora, sono giudicati minimi ma è scattato l’allarme tsunami. In robusto rialzo gli altri mercati a partire dalla Cina: Hong Kong +1,3% e Shanghai +0,7%. Seul +1%. Mumbai rimbalza dai minimi degli ultimi sei mesi toccati ieri: +0,3%.

Tramonta intanto il Tpp, l’accordo sui commerci già firmato da 12 Paesi, compresi gli Usa. Trump ha dichiarato che già il 20 gennaio, giorno del suo insediamento alla Casa Bianca, denuncerà l’intesa. La Cina sembra pronta a sostituirsi a Washington per promuovere un’intesa ad ampio raggio ma il premier giapponese Shinzo Abe ha già detto che, senza gli Usa, “il Tpp non ha alcun valore”.

POKER DI RECORD A WALL STREET. CONSUMI DI NATALE A RAZZO

Tutti gli indici di Wall Street hanno segnato nel corso della seduta nuovi record: S&P500 + 0,68% a 2.196,88, Dow Jones +0,47%, dopo aver segnato un massimo storico a 18.947,44 . Meglio il Nasdaq +0,89% (record in giornata a 5363,82). Record storico anche per l’indice Russell 2000 delle small caps, salito dello 0,5%. Da inizio anno il rialzo è del 16%, contro il +7,6% dell’S&500.

Il Dipartimento Usa del Tesoro ha venduto ieri 26 miliardi di titoli di stato a due anni a un rendimento dell’1,085%, il più alto per un titolo con tale scadenza dal 2009. Recupera la tecnologia +0,9% (ma ancora sotto dello 0,4% dalla vittoria di Trump) grazie alla performance di Facebook: +4% dopo l’annuncio del mega buyback (6 miliardi) approvato venerdì.

Avanza anche Amazon (+2,61%), prossima dominatrice degli acquisti online del giorno del Ringraziamento. secondo le stime, per la prima volta le vendite potranno superare i 3 miliardi di dollari, l’11,5% in più rispetto all’anno scorso.

PETROLIO ALLE STELLE: “PROBABILE L’ACCORDO OPEC”

A trainare Wall Street è stato soprattutto il settore energia (+2,1%), ai massimi da 16 mesi sull’onda del rialzo del greggio: le quotazioni del Wti sono salite di 1,8 dollari a 47,49, quelle del il Brent di 2,04 dollari a 48,9. Il mercato scommette sull’accordo Opec al prossimo vertice di Vienna del 30 novembre. Non ci sarà anche stavolta una doccia gelata all’ultimo momento? Mai dire mai quando si parla di Opec. Sul piano geopolitico, però, ci sono alcune novità:

1) la nuova leadership dell’Arabia Saudita ha impegnato tutta la sua autorità per decretare il successo di una linea alternativa a quelli di Al Naimi che ha cercato (invano) di mettere alle corde i concorrenti con la sovrapproduzione.

2) L’Iraq ha annunciato che presenterà tre nuove proposte per un accordo dell’Opec sul taglio della produzione di greggio, il ministro del Petrolio iraniano ha aggiunto che un’intesa in tal senso sia altamente probabile.

3) Il ministro russo Alexandr Novak si è dichiarato “molto ottimista”.

SI INFIAMMANO I TITOLI OIL: SAIPEM +3,4%

Questo clima giustifica la corsa dei titoli petroliferi: Marathon Oil +5,4%, Chesapeake +7,7%, Exxon +1,4%, Chevron +0,90%, Conoco Phillips +3,57% e Schlumberger +1,4%. Anche a Piazza Affari avanzano Eni (+1,5%) e soprattutto Saipem (+3,4%).

Ma la miglior blue chip della Borsa italiana è stata Tenaris: +3,7% dopo aver staccato una cedola di 0,13 dollari. Il titolo del produttore di tubi speciali per l’industria petrolifera ha messo a segno un progresso del 12% nelle ultime due settimane. L’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca potrebbe spingere gli Stati Uniti ad ostacolare il libero scambio di merci e prodotti per difendere le aziende locali, e nel campo dei tubi per l’industria petrolifera Tenaris è il primo produttore Usa attraverso la controllata Maverick.

MILANO, CHIUSURA POSITIVA. LA STERLINA FRENA LA CITY

Seduta contrastata per i listini azionari europei. Piazza Affari, al traino del petrolio, ha messo a segno un recupero nella seconda parte della giornata. Dopo aver toccato un minimo a 16.039 punti, l’indice milanese ha chiuso a quota 16.297, in rialzo dello 0,2%. Milano ha quindi superato Francoforte (+0,1%), ma non Parigi (+0,5%). Termina in rosso solo Londra (-0,1%), penalizzata dal boom della sterlina. Il premier Theresa May ha rilasciato un’intervista “soft” al Financial Times in cui ha ipotizzato la ricerca di un accordo provvisorio con l’EU per evitare un collasso del business, ed ha dichiarato di voler far abbassare la corporate tax al livello minimo del G-20 per incoraggiare gli investimenti in Gran Bretagna.

Nel 2016 si prevede un aumento del prodotto interno lordo (Pil) italiano pari allo 0,8% in termini reali, cui seguirebbe una crescita dello 0,9% nel 2017. Lo si legge nella nota sulle Prospettive per l’economia italiana diffusa ieri dall’Istat. Il rafforzamento della crescita del Pil, atteso nel biennio 2016-2017, sarà caratterizzato dal consolidamento dei consumi privati e da una ripresa del processo di accumulazione del capitale supportata, spiega l’Istituto di statistica, dal miglioramento delle aspettative sull’evoluzione della domanda, da condizioni favorevoli sul mercato del credito e dalle misure di politica fiscale a sostegno degli investimenti.

Il decennale italiano è sceso sotto il 2% in calo dal 2,06% dei primi scambi. Il differenziale di rendimento Italia-Germania sul tratto decennale ha chiuso invariato a 179 punti base. Il differenziale Italia-Spagna si allontana dai massimi delle ultime settimane a 40 punti base: la forbice era aggirata a 46 punti base, massimo dal febbraio 2012.

UBI PIÙ VICINA ALLE GOOD BANKS

Ancora deboli le banche, a partire da Mps (-4,65%): in vista dell’assemblea del 24 novembre sull’aumento di capitale il mercato teme che non venga raggiunto il quorum necessario. Alla mezzanotte di ieri mancava ancora un 3% per raggiungere il 20% necessario per l’approvazione dell’aumento di capitale.

Forti ribassi anche per le promesse spose Banco Popolare (-3,72%) e Bpm (-3,87%): le rassicurazioni del futuro Ad Giuseppe Castagna secondo cui il piano già approvato dalla Bce non prevede cambiamenti in merito agli accantonamenti sui crediti dubbi non sono servite a invertire il trend dei due titoli. Debole Unicredit (-1,1%): Jefferies ha alzato il target price a 3 euro da 2,75 euro, confermato il giudizio Buy. Giù anche Intesa (-1,1%). Ubi (-0,7%) ad un passo dall’acquisizione di Banca Popolare dell’Etruria, CariChieri e Banca delle Marche: sarà necessario un aumento di capitale di 400 milioni.

DEL VECCHIO DI NUOVO IN SELLA A LUXOTTICA

Brilla Luxottica (+2,3%) avvantaggiata dal dollaro forte. Equita Sim (buy, target 51euro) apprezza la volontà del fondatore Leonardo Del Vecchio che, a 81 anni, ha rinnovato l’intenzione di tornare a guidare l’impesa in prima persona criticando, in generale, la mancanza di visione dei manager rispetto all’ imprenditore.

Telecom Italia -0,2%: Bernstein taglia il target price a 1,05 euro da 1,2 euro. Confermato il giudizio Outperform. Sul titolo pesano i timori dei nuovi entranti nella telefonia mobile e nella rete a banda larga. Campari +0,5%: Jefferies abbassa il target price a 8,6 euro da 10 euro. Confermato il giudizio Hold.

Bene Leonardo (+1,3%) e Cnh (+1,6%) spinte dal via libera delle commissioni difesa e bilancio del parlamento italiano all’acquisto della prima di una nuova generazione di carri armati e elicotteri per una spesa complessiva iniziale pari a 1,017 miliardi di euro. Sale Ei Towers (+4,37% a 42,55 euro) dopo l’annuncio della distribuzione di un dividendo straordinario di 3,6 euro per azione.

EFFETTO CEDOLA -0,29% SUL LISTINO

A Piazza Affari l’indice FtseMib è stato penalizzato dallo stacco del dividendo di alcune blue chip, complessivamente pari allo 0,29%. Lo stacco cedola ha riguardato i seguenti titoli. Atlantia 0,44 euro (+0,5% la variazione a fine giornata). Azimut (-0,3%). Banca Mediolanum 0,16 euro (-0,5% la variazione a fine giornata): Recordati 0,35 euro (-0,2%. Terna 0,0721 euro (+0,7%).

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