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Plastica in mare: dopo il monito di Papa Francesco, riparte la petizione per una legge

L’intervento del Pontefice in tv ha indotto l’associazione Marevivo a rilanciare la petizione per la legge Salvamare, approvata a novembre in Senato ma da allora arenata alla Camera

Plastica in mare: dopo il monito di Papa Francesco, riparte la petizione per una legge

Quando domenica sera Papa Francesco a “Che tempo fa” ha fatto appello contro la plastica in mare, l’associazione Marevivo ha pensato subito di rilanciare la petizione per la legge Salvamare. Il Papa ha ricordato un incontro con i pescatori di San Benedetto del Tronto per sottolineare che con comportamenti scorretti si uccide la terra, mentre “noi dobbiamo tutelare la biodiversità, dobbiamo prenderci cura del Creato”. Non è insolito che Papa Francesco parli di ambiente e di “degradazione sociale”, temi correlati ai mali del pianeta. La sua Enciclica Laudato si’ del 2015 è un testo essenziale per il pensiero ambientalista dove principi laici e cattolici sono “uniti da una stessa preoccupazione”. A distanza di anni, quel testo viene studiato nelle Università e discusso in simposi internazionali. Tuttavia, dice oggi Marevivo, l’intervento alla trasmissione di Fabio Fazio ha dato un nuovo spunto di riflessione sul dramma legato alla quantità sempre maggiore di plastica in mare e sui danni provocati dall’inquinamento.

I danni della plastica in mare

Ogni giorno 731 tonnellate di plastica inondano il Mediterraneo, diventando microplastiche che finiscono sulle spiagge, vengono ingerite dai pesci e arrivano nei nostri piatti. Secondo stime dell’Onu, il danno economico causa dai rifiuti marini supera i 61 milioni di euro al giorno. La filiera agroalimentare, non solo italiana, è seriamente compromessa. La testimonianza dei pescatori di San Benedetto che si danno da fare per togliere bottiglie e altro dalle reti è solo una delle tante iniziative di sostenibilità degli ultimi anni.

Cosa prevede la Legge Salvamare

Ma c’è un vuoto che non aiuta gli sforzi della gente di mare e delle Associazioni: manca una legge, essenziale in un Paese che ha programmi e soldi stanziati per l’ambiente e la biodiversità. La Legge Salvamare, spiega Marevivo, permetterebbe ai pescatori di portare a terra la plastica recuperata con le reti. Dalle imbarcazioni, purtroppo, oggi la sporcizia viene ributtata nuovamente in mare, perché altrimenti gli equipaggi sarebbero accusati di trasporto illecito di rifiuti e sarebbero costretti a pagarne lo smaltimento.

Il provvedimento prevede anche l’installazione di sistemi di raccolta alla foce dei fiumi per intercettare i rifiuti prima che arrivino in mare. Altre norme riguardano l’educazione, campagne di pulizia, dissalatori, inquinamento da microfibre, e altri aspetti che muovono anche l’economia.

I ritardi del Parlamento

La legge ha iniziato il cammino parlamentare con l’approvazione in Senato l’8 novembre 2021, ma da allora è ferma alla Camera. Nel frattempo, sono finite in mare altre 61 mila tonnellate di plastica. Il Parlamento, insomma, non si è dimostrato celere, nonostante decine di organizzazioni assieme a Marevivo – da Federazione del Mare ad Assonave, passando per Assoporti, Confindustria Nautica, Federpesca, Lega Navale e altre ancora – la sostengano con decisione. Anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo discorso al Parlamento del 3 febbraio aveva parlato di un Paese impegnato “nella difesa dell’ambiente, della biodiversità, degli ecosistemi”.

Da ieri è ripartita dunque con forza sul sito di Marevivo la petizione, che conta già 55 mila firme. “È una situazione paradossale e inaccettabile – dicono i promotori – Non ci basta sapere che le microplastiche sono arrivate dappertutto, nell’aria che respiriamo, nell’acqua che beviamo, nel cibo che mangiamo?”.

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