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Più metano nel motore: ecco l’accordo tra Fca, Iveco e Snam

Il governo benedice l’intesa che si inserisce nella strategia di fare dell’Italia un hub europeo del gas. Per ora niente incentivi ma una regolamentazione favorevole. Tra gli obiettivi, l’aumento delle immatricolazioni di auto a gas e il raddoppio dei distributori. Altavilla: “Puntiamo su tecnologie alla portata delle tasche dei consumatori”. Marco Alverà: “Così città più vivibili e 800 euro l’anno di spesa risparmiati”

Più metano nel motore: ecco l’accordo tra Fca, Iveco e Snam

Fca, Iveco e Snam sposi. Un ménage a tre con la benedizione del governo, cementato dalla scelta strategica di puntare dritto sul gas naturale come combustibile in grado di alleggerire le città dalla cappa soffocante di CO2 e inquinanti che costringe i sindaci (a Roma si riprende a breve e durerà fino a marzo) al poco amato rituale delle domeniche a piedi per rendere l’aria appena respirabile. In questa direzione va la direttiva europea Dafi che spinge per la sostenibilità dei trasporti e l’Italia, che nel settore del metano per autotrazione vanta già un fatturato annuo di 1,7 miliardi e circa 20.000 occupati, può giocare un ruolo di rilievo.
Diventa dunque il metano il vero antagonista di diesel e auto a benzina? O sarà l’auto elettrica? Il governo proclama la sua neutralità tecnologica ma, sul piano concreto, si indirizza per ora decisamente sul gas. Lo dimostra l’intesa firmata mercoledì pomeriggio dal Coo di Fca Region Emea, Alfredo Altavilla, il presidente di Iveco Pierre Lahutte e il Ceo di Snam Marco Alverà al ministero dello Sviluppo economico, di fronte ai ministri Carlo Calenda e Graziano Delrio. 

Cosa prevede l’intesa 

L’arco temporale in cui si muove l’accordo Fca-Iveco-Snam è di cinque anni/dieci anni. In questo arco di tempo Fca e Iveco si impegnano a dare maggiore impulso alle proprie gamme di veicoli a gas. Guardando ai numeri, significa puntare a sostituire 2 milioni di veicoli alimentati a diesel (soprattutto) e a benzina con auto a gas compresso (Cng) il che corrisponde a circa il 6% del parco circolante nel 2014. Guardando oltre, l’obiettivo è di arrivare ad almeno 3 milioni di veicoli Cng al 2026. A questi numeri va aggiunto il passaggio da diesel a metano di 13.000 camion e Tir (4% del circolante) e il traghettamento di 4.000 autobus verso l’alimentazione a metano (4% del mercato). 
Per ottenere questi risultati, senza i quali sarebbe difficile raggiungere gli obiettivi europei 2020 di riduzione della CO2 nel settore dei trasporti, occorre spingere l’acceleratore sul numero di stazioni di rifornimento a disposizione degli automobilisti. E qui entra in gioco Snam che mette in campo un investimento di 200 milioni entro il 2021 per aumentare il numero delle attuali 1.100 stazioni di servizio a metano. Guardando ancora più in là, si tratta di arrivare al raddoppio dei distributori quando saranno in circolazione i 3 milioni di veicoli auspicati.  

I benefici 

Se questi target saranno centrati, si potrà ottenere – in base alle stime presentate dai tre protagonisti dell’accordo – il 40% di riduzione di CO2, oltre il 90% di riduzione degli ossidi di azoto (NOx) e la pressoché totale riduzione del particolato (PM), quelle polveri sottili che asfissiano le città. 

Con ricadute positive, oltre che sull’ambiente, anche sull’economia sia a livello macro che per le famiglie. “Sul piano sociale – ha sottolineato Marco Alverà di Snam che è proprietaria della rete dei gasdotti italiani – una famiglia che passa a un’auto a metano risparmia 800€ all’anno, che corrisponde più o meno alla riduzione di spesa media di una famiglia a causa della crisi. Se facciamo un calcolo sui 3 milioni di auto a metano – ha aggiunto –  questo vale circa 2 miliardi di euro di risparmio annuo per le famiglie. Se aggiungiamo i risparmi derivanti dai camion a metano per l’industria e dagli autobus a metano per i Comuni, e se sommiamo anche gli investimenti che faremo come Snam e con gli altri operatori della filiera, grazie all’effetto moltiplicatore l’impatto sul PIL nazionale sarà significativo”. 
Si tratta, è chiaro, di fare crescere una nuova filiera – nel caso dell’infrastruttura dei punti di rifornimento, sia in città che in autostrada – e l’intesa con Fca e Iveco consente uno sviluppo concordato in modo che con l’aumentare della domanda di metano per autotrazione a cui si affiancherà anche il biometano (Calenda ha promesso che l’atteso decreto che fisserà la regolamentazione non dovrebbe tardare) cresca adeguatamente anche l’offerta dei distributori. “Andremo di pari passo”, ha concluso Alverà. 

Le strategie del governo e la mobilità elettrica 

L’intesa a tre fa guadagnare la pole position al metano nelle strategie del governo sulla mobilità sostenibile? Al Salone di Parigi, aperto il 1° ottobre e tuttora in corso fino al 16,  le cronache hanno registrato, addirittura, “l’invasione dell’auto elettrica” con un’esplosione di nuovi modelli di marchi come Volkswagen, Opel, Kia, Mercedes, Bmw e persino Porsche oltre, naturalmente a Tesla, Nissan, Psa. Ma c’è anche chi ha messo in luce gli investimenti miliardari necessari per sostenere le linee di produzione e i costi ancora alti dei veicoli elettrici. 

“Il governo – ha chiarito il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda che proprio mercoledì pomeriggio ha incontrato il vice primo ministro russo Arkady Dvorkovich e il vice mMinistro dell’Energia Aleksey Teksler – vuole sempre più caratterizzare l’Italia come hub del gas e diversificare gli approvvigionamenti. L’Europa prevede che nel 2030 i veicoli a metano arrivino a 7 milioni di unità e questo accordo senz’altro va in quella direzione. Questa intesa è l’espressione di una politica industriale moderna in cui una leva di sviluppo è il fisco agevolato con accise ridotte sul carburante-metano e l’altra leva è una regolamentazione, a costo zero per lo Stato, che consenta al progetto di dispiegarsi nel modo migliore. La mobilità elettrica rimane un fattore importante ed Enel ha avviato iniziative in questo campo ma l’ottica del governo è quella della neutralità tecnologica per raggiungere gli obiettivi molto ambiziosi del Cop21 sui quali ci siamo impegnati come Paese”.  

Fca, che non ha presentato ancora un’auto elettrica, è stata chiamata in causa da molte domande durante la conferenza stampa di presentazione dell’intesa sul metano. Non ci sono progetti elettrici dalle parti del Lingotto? “I combustibili alternativi – è stata la risposta di Alfredo Altavilla – sono più d’uno e non c’è una sola soluzione che il costruttore possa permettersi di adottare. Epg (guida elettronica, ndr), motore ibrido, a metano, elettrico: sono molteplici le tecnologie percorribili. Il fatto certo è che per raggiungere gli obiettivi europei di riduzione della CO2 dai 120 grammi/chilometro attuali ai 95 grammi previsti entro il 2020, abbiamo bisogno dei veicoli a metano. Noi, come Fca, siamo molto attenti a proporre soluzioni tecnologiche che i consumatori siano in grado di acquistare. O, se preferite, le tecnologie devono essere tali che il cliente se le possa permettere”.
 
Gli incentivi 

Al momento non sono all’ordine del giorno né per l’auto a metano né per quella elettrica. Alla domanda sulla possibilità di sgravi ad hoc, Delrio ha risposto “per il momento non sono previsti, sempre che il ministro Calenda non insista”. Il responsabile dello Sviluppo ha da parte sua “girato” la questione al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan affermando: “Dobbiamo chiedere a Padoan cosa ne pensa”.

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