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Pil, Istat: II trimestre a crescita zero, in rialzo a +0,8% il dato annuo

Il ministero dell’Economia aveva fatto trapelare due giorni fa che ci sarebbe stata una revisione congiunturale al rialzo, ma l’istituto di statistica ha confermato le sue previsioni: consumi fermi, investimenti in calo.In rialzo da +0,7 a +0,8 la crescita tendenziale. E’ salito il fatturato servizi ma pesa l’andamento in controtendenza di banche e assicurazioni

Pil, Istat: II trimestre a crescita zero, in rialzo a +0,8% il dato annuo

Stagnazione confermata. Nel secondo trimestre del 2016 il Pil italiano è rimasto invariato rispetto al periodo gennaio-marzo. Lo ha comunicato l’Istat, confermando la stima del 12 agosto.

Eppure, il ministero dell’Economia aveva fatto trapelare due giorni fa che ci sarebbe stata una revisione congiunturale al rialzo sulla base degli ultimi dati del fatturato dei servizi. All’Istat spiegano, però, che altre componenti, soprattutto credito e assicurazioni, si sono mosse in direzione opposta.

Su base tendenziale, invece, il Pil risulta aumentato dello 0,8% anziché dello 0,7% come precedentemente stimato. La variazione acquisita per il 2016 sale a +0,7% (dal +0,6% precedente). Mercoledì Palazzo Chigi ha stimato una crescita per il 2016 dell’1%.

CONSUMI FERMI, INVESTIMENTI IN CALO

La fotografia Istat sul Pil nei mesi aprile-giugno indica, per quanto riguarda la domanda interna, consumi nazionali stazionari in termini congiunturali (sintesi di un aumento dello 0,1% dei consumi delle famiglie e di un calo dello 0,3% della spesa della Pa), e investimenti fissi lordi in flessione dello 0,3%.

La domanda nazionale al netto delle scorte – precisa ancora l’Istat – ha sottratto 0,1 punti percentuali alla variazione del Pil: si registrano contributi nulli per i consumi delle famiglie e delle istituzioni sociali private e per gli investimenti fissi lordi e un contributo negativo (-0,1 punti percentuali) per la spesa della pubblica amministrazione.

La variazione delle scorte ha contribuito negativamente per 0,1 punti percentuali, mentre l’apporto della domanda estera netta è stato positivo per 0,2 punti percentuali. Le importazioni sono aumentate dell’1,5% e le esportazioni dell’1,9%.

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